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Morning Bell: le Borse salgono dopo le minute della Fed

Lug 7, 2022

AGI – I mercati restano deboli e altalenanti, impauriti dalla recessione incombente, ma le Borse salgono dopo le minute della Fed, che non hanno aperto nuovi orizzonti, ma sembrano rassicurare gli investitori sul fatto che la banca centrale intenda seriamente lottare contro l’inflazione.

“Forse il cambiamento di tono più notevole è la crescente accettazione del fatto che la crescita potrebbe dover essere sacrificata per ripristinare la stabilità dei prezzi, con la consapevolezza che questo è un costo che si è disposti a pagare”, commenta Michael Feroli di JPMorgan in una nota ai suoi clienti. I rendimenti dei Treasury, già in forte crescita, hanno esteso i loro guadagni dopo le minute. Anche i titoli azionari si sono spostati verso l’alto, poiché una Fed focalizzata sulla lotta all’inflazione sembra essere un segnale positivo per alcuni investitori.

“È chiaro che l’economia sta rallentando, trainando i prezzi delle materie prime verso il basso, e dunque cominciano a calare le aspettative di inflazione” spiega Brian Levitt, strategist di Invesco.

“I rischi in questa fase – aggiunge – sono ancora molto elevati, ma stiamo iniziando a vedere dei progressi nella direzione auspicata”. Un’inflazione in leggero calo, mentre alcune parti dell’economia riducono la crescita, potrebbe portare a una recessione lieve, o forse a quell'”atterraggio morbido” a cui punta il presidente della Fed Jerome Powell. In Asia i listini sono in rialzo, il dollaro sta relegando l’euro ai minimi da quasi 20 anni, poco sopra quota 1,01 e i prezzi del petrolio arretrano per paura dell’inflazione.

Tokyo avanza di quasi un punto e mezzo percentuale, Shanghai dello 0,5% e Hong Kong è piatta. I future a Wall Street e in modo più marcato quelli in Europa sono in rialzo dopo che la Borsa di New York ha chiuso positiva una seduta volatile. Il Dow Jones è salito dello 0,22%, lo S&P dello 0,36% e il Nasdaq ha guadagnato lo 0,35%.

Le minute della Fed hanno mostrato che i membri del Comitato esecutivo hanno riconosciuto la possibilità che un orientamento ancora più restrittivo potrebbe essere appropriato se le elevate pressioni inflazionistiche dovessero persistere. A oggi il mercato sconta un rialzo dei tassi Usa di 50 o più probabilmente 75 punti base a luglio e di 170 punti base di qui alla fine dell’anno, il che significa che il fed fund passerà dall’attuale 1,75% al 3,50.

La Bce invece dovrebbe rialzare i tassi di un quarto di punto a luglio, poi è atteso un rialzo di 50 punti base a settembre e altri due incrementi di 25 punti base l’uno a novembre e dicembre. Intanto per il secondo giorno consecutivo la curva dei rendimenti dei Treasury resta invertita.

Il tasso del 2 anni sale al 2,96% e quello del 10 anni avanza ma resta solo al 2,91%. Per i mercati l’inversione della curva rappresenta il segnale che la recessione si sta avvicinando, anche se il processo sta avvenendo in modo più accelerato del previsto. I future sull’EuroStoxx salgono di oltre un punto percentuale, dopo che ieri le Borse europee hanno rimbalzato, reagendo al tracollo di martedì scorso.

“C’è un po’ di recupero”, commenta un trader che tuttavia evidenzia i volumi sottili sia nella discesa che nel rimbalzo. Ad alimentare il mood positivo ieri sono stati gli ordini delle industrie tedesche che a maggio sono aumentati dello 0,1% mentre le attese erano di un calo dell’1%. Gli analisti ritengono comunque che si tratti di un rimbalzo tecnico transitorio e che il quadro generale resti ribassista. La migliore è stata Parigi, avanzata di oltre il 2,03%, sulla scia di Edf, volata a +14,7% dopo l’annuncio della premier francese Elisabeth Borne di voler nazionalizzare al 100% il colosso energetico.

Le Borse europee sono rimbalzate anche grazie alla fine dello sciopero dei lavoratori norvegesi del settore dell’energia, che ha alleviato i timori per la crisi delle forniture energetiche europee. Il prezzo del gas, dopo una partenza in calo poco sopra i 150 euro, ha concluso la giornata in aumento del 3,5% a 171 euro al Megawattora.

Il petrolio resta ancora al palo per la paura della recessione, ampiamente sotto i 100 dollari, mentre non si arresta la discesa dell’euro sul dollaro. Debole anche la sterlina, giù dello 0,45%, colpita dalla crisi del governo Johnson che si fa più estesa a ogni ora. È durato poco l’allentamento della tensione sui titoli di Stato europei: lo spread tra Btp e Bund tedeschi a 10 anni ha chiuso in rialzo a 194 punti base rispetto ai 190 dell’avvio della giornata, con il rendimento del prodotto del Tesoro al 3,14%. Oggi c’è attesa per le minute della Bce, da cui si cercheranno indizi per capire se il rialzo di luglio sarà di 25 punti base o di 50 punti base come vorrebbero i falchi di Francoforte. Sempre oggi escono i dati sui sussidi settimanali di disoccupazione Usa e il rapporto Adp sull’occupazione a stelle e strisce nel settore privato, che anticiperanno quelli più importanti di domani sul mercato del lavoro Usa.  

FMI non esclude recessione mondiale nel 2023

Il numero uno del Fondo Monetario Internazionale, Kristalina Georgieva non esclude una recessione globale l’anno prossimo e sostiene che le prospettive per l’economia globale si sono “oscurate in modo significativo” da aprile. Georgieva rivela a Reuters che nelle prossime settimane il Fmi abbasserà per la terza volta quest’anno le sue previsioni per il 2022, tagliando l’attuale stima del 3,6%. L’Fmi dovrebbe pubblicare le sue previsioni aggiornate per il 2022 e il 2023 a fine luglio, dopo aver già ridotto le sue stime di quasi un punto percentuale in aprile.

Domani escono dati sul mercato lavoro Usa

Il principale market mover dalla prossima settimana saranno i dati sul mercato del lavoro Usa di domani, che in questa fase avranno comunque una valenza inferiore rispetto al solito. La creazione del numero dei nuovi occupati è attesa in ridimensionamento rispetto al mese precedente, mentre il tasso di disoccupazione dovrebbe restare stabile al 3,6%. La crescita dei salari orari è attesa in lieve rallentamento, da +5,5% a +5,1%.

La Francia Pronta a nazionalizzare l’utility Edf

Il governo francese ha dichiarato che intende nazionalizzare l’utility Edf, come passo necessario per gestire la transizione dai combustibili fossili in un momento di crisi energetica in Europa, innescata dall’invasione russa dell’Ucraina. La prima ministra francese, Elisabeth Borne, si è presentata davanti all’Assemblea nazionale e ha detto che la Francia “sarà il primo Paese europeo a uscire dalle energie fossili” e che una delle misure annunciate per raggiungere l’obiettivo è la nazionalizzazione completa dell’Edf, la maggiore azienda produttrice e distributrice di energia del Paese.

La compagnia elettrica, che è già controllata all’84% dallo Stato francese, ha assorbito miliardi di euro di perdite da quando il presidente Emmanuel Macron ha imposto un tetto ai prezzi dell’elettricità, costringendo Edf ad acquistare forniture a prezzi di mercato più elevati senza trasferire il costo sui consumatori. Tali perdite sono diventate più pesanti dopo che la Russia ha interrotto il flusso di gas naturale verso l’Europa, innescando un aumento dei prezzi del gas e dell’energia elettrica.

Edf è anche al centro degli ambiziosi piani di Macron di sviluppare la flotta nucleare della Francia come mezzo per ridurre le emissioni e combattere il cambiamento climatico. Le azioni dell’operatore nucleare francese guadagnano oltre il 14% alla Borsa di Parigi dopo l’annuncio della nazionalizzazione. In Europa anche la Germania si appresta a correre in soccorso delle società energetiche varando un piano di salvataggio.

Amazon: intesa con Antitrust Ue, azienda condividerà più dati con rivali 

Amazon condividerà una maggiore quantità di dati con i concorrenti e offrirà agli acquirenti una scelta di prodotti più vasta. È quanto previsto da un accordo con le autorità antitrust dell’Unione europea – di cui scrive il Financial Times – che servirà a chiudere due delle maggiori indagini nel settore condotte da Bruxelles.

I dettagli dell’accordo sono stati condivisi con le rivali di Amazon, in modo che possano approvarli prima che la Commissione europea possa annunciare l’intesa. Le autorità di regolamentazione annunceranno il cosiddetto test di mercato la prossima settimana; poi, l’accordo dovrebbe essere sottoscritto formalmente dopo l’estate. Amazon permetterà ai venditori di terze parti di accedere a più informazioni che li possano aiutare a vendere più prodotti online.

L’indagine sulle presunte pratiche anticoncorrenziali di Amazon è stata aperta tre anni fa; l’accordo permetterà ad Amazon di evitare delle accuse formali di violazione delle leggi Ue e multe fino al 10% dei suoi ricavi globali. Gli investigatori sospettavano che Amazon, con il suo duplice ruolo di gestore del mercato e di rivenditore sulla propria piattaforma, stesse violando la legge, utilizzando informazioni sensibili sul mercato per favorire la propria attività di vendita al dettaglio a scapito dei rivali.

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