AGI – I mercati si sono complessivamente indeboliti, pur sobbalzando e mostrandosi altalenanti dopo le minute della Federal Reserve. La banca centrale nel resoconto della riunione del 26-27 luglio non ha nascosto la possibilità di ridurre la propria aggressività in futuro ma ha ribadito l’intenzione di mantenere i tassi a livelli elevati, anche a costo di limitare la crescita dell’economia americana, per contenere l’alta inflazione.
In Asia i listini sono in calo e i future a Wall Street e in Europa scendono, dopo che l’azionario a New York ha chiuso in rosso, anche se il Dow Jones e l’S&P 500 sono temporaneamente saliti subito dopo la diffusione della minute. Anche l’obbigazionario ha reagito in modo altalenante alla Fed, mentre il dollaro si è rafforzato.
“La volatità delle azioni è dipesa dalle valutazioni degli investitori, i quali alla fine si sono convinti che la Fed avrebbe continuato a procedere in modo aggressivo sui tassi fino a quando non avrà domato l’inflazione,” hanno commentato gli analisti di Ord Minnett.”La Fed – hanno aggiunto – ha anche detto che presto potrebbe rallentare la velocità della sua stretta, pur riconoscendo che al momento i rischi per la crescita del prodotto interno lordo sono al ribasso”.
Al di là delle indicazioni della Fed, sui listini a stelle e strisce hanno pesato i risultati inferiori alle attese provenienti dalla grande distribuzione e in particolare da Target, che ha chiuso in calo del 2,7%, mentre martedì Walmart aveva pesato in positivo. A condizionare la seduta anche le vendite al dettaglio Usa di luglio, invariate rispetto a giugno e peggiori delle stime (+0,1%), anche se al netto di auto e gas sono cresciute di un interessante +0,7%.
Fortemente oscillantii i rendimenti dei Treasury, col 2 anni che è salito al top da giugno al 3,29% per poi scendere al 3,26%. Giù al 2,8% anche il 10 anni, mentre l’inversione della curva dei rendimenti, che segnala l’approssimarsi della recessione, si è rafforzata. I timori di recessione hanno rafforzato il biglietto verde, con l’euro che è restato nettamente sotto 1,02 dollari e lo yen che è quasi a quota 135.
In ribasso anche i future sull’EuroStoxx 50, dopo che le Borse europee hanno chiuso in ribasso, sui minimi di seduta, trascinate giù da Wall Street. A pesare sui listini del Vecchio Continente una serie di dati, tra cui l’inflazione britannica salita sopra il 10%, ai massimi da 40 anni e l’annuncio che la Russia prevede il raddoppio del prezzo del gas quest’anno, a causa della diminuzione delle esportazioni attraverso i gasdotti. Il lisitino peggiore è stato Francoforte che ha perso oltre il 2%, mentre lo spread tra il Btp e il Bund ha chiuso sopra 220 punti e il rendimento del Btp è balzato al 3,3%.
Intanto l’inaspettato calo delle scorte di petrolio Usa ha fatto salire il prezzo del greggio. La notizia della diminuzione di 7,1 milioni di barili delle scorte americane ha fatto decollare il Wti di oltre il 2%, sopra 88 dollari, mentre il Brent è salito quasi a 94 dollari al barile.
Sul fronte geopolitico, resta forte la tensione a Taiwan, mentre la Nato ha chiesto un’ispezione urgente dell’Aiea a Zaporizhzhia e c’è attesa per l’incontro trilaterale a Leopoli tra il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, Zelensky e il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres per discutere le misure diplomatiche per risolvere il conflitto in Ucraina. Guterres poi visiterà il porto ucraino di Odessa sul Mar Nero.
La banca centrale turca dovrebbe confermare i tassi al 14%, nonostante un’inflazione prossima all’80%. Inoltre occorre tenere presente che venerdì sarà una giornata di scadenze tecniche per le Borse, pertanto anche a causa della bassa liquidità che solitamente nella settimana centrale di agosto è molto forte, si potrebbe assistere a un forte aumento della volatilità sui mercati. Attesa per i dati sull’inflazione dell’Eurozona e dagli Usa sono attesi i sussidi settimanali di disoccupazione, la vendita di case esistenti e la diducia del Conference board.