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Morning Bell: la grande attesa per i dati Usa che possono salvare le borse

Ott 7, 2022

AGI – I mercati s’indeboliscono in attesa dei dati Usa sul mercato del lavoro. I listini asiatici arretrano, il livello del dollaro e dei Treasury resta elevato, il prezzo del petrolio frena, dopo i recenti rally, e i future a Wall Street e in Europa sono poco mossi, mentre i mercati puntano gli occhi sulla pubblicazione del rapporto sull’occupazione Usa, che a settembre dovrebbe mostrare un altro mese di robusta creazione di posti di lavoro e un tasso di disoccupazione vicino ai minimi da 50 anni a questa parte, incoraggiondo la Fed a rialzare i tassi di altri di 75 punti base nella prossima riunione di inizio novembre.

Al momento il mercato prezza con circa il 90% questa eventualità. Gli investitori questa settimana si sono regolati in base al modello “una cattiva notizia è una buona notizia”, sperando di ricevere indicazioni di un indebolimento dell’economia che spingesse la Fed ad alleggerire il suo piano di inasprimento monetario, per paura della recessione.

Tuttavia le indicazioni che sono venute dagli esponenti della Fedral Reserve sono andate tutte in direzione opposta. Anche il presidente della Fed di Minneapolis, Neel Kashkari ha ribadito che la banca centrale non ha nessuna intenzione di fermare i suoi aumenti dei tassi.

Le sue osservazioni hanno fatto eco a quelle del presidente della Fed di Atlanta Raphael Bostic, che mercoledì ha ripetuto che la Fed è più che mai impegnata nella lotta contro l’inflazione. “Le uscite della Fed dimostrano che l’istituto non è preoccupato per il quadro economico, è preoccupato per l’inflazione – ha detto Stephanie Lang, chief investment officer di Homrich Berg – “E questo si riflette sui movimenti al ribasso del mercato”.

Giovedì a rendere nervosi gli investitori ci ha pensato anche il Fmi, il quale ha avvertito che si appresta a tagliare ancora le sue stime di crescita per il 2023, già portate “ad appena” il +2,9% meno di tre mesi fa. L’economia globale – afferma il Fondo – è “come una nave in acque tempestose” e “i rischi di recessione stanno aumentando”.

Sui mercati pesa anche in negativo la decisione dell’Opec+ di tagliare massicciamente la produzione a partire da novembre. Una mossa osteggiata dagli Stati Uniti che hanno definito “miope” la decisione, accusando l’Opec+ di essersi allineata alla Russia.

Washington ha poi annunciato un allentamento delle sanzioni nei confronti del Venezuela per consentire al colosso Usa Chevron di riprendere le estrazioni nel Paese. Intanto in Asia il prezzo del petrolio ha frenato ma continua ad attestarsi sui massimi da tre settimane, con il Wti che stamane è sceso pur restando sopra 88 dollari al barile e il Brent che lo ha imitato, rallentando ma sempre sopra quota 94 dollari.

Si rafforza il biglietto verde che vede l’euro scandere sitto quota 0,99 e la sterlina arretrare sotto 1,11. Nel frattempo in Asia la Borsa di Tokyo cede oltre mezzo punto percentuale e quella di Hong Kong più dell’1%, mentre Shanghai resta chiusa per la festività della Golden Week. Deboli i future a Wall Street, che ha chiuso in calo la quarta seduta settimanale, con il Dow Jones a -1,15%, il Nasdaq a -0,68% e l’S&P 500 a -1,02%.

Sul listino statunitense continua a prevalere la preoccupazione per gli scenari geopolitici internazionali e per le prospettive dell’economia, alle prese con i rischi di recessione e un’inflazione in continua crescita. Anche il rendimento dei Treasury a 10 anni ha riflesso queste preoccupazioni tornando sopra il 3,8%. In lieve rialzo i future sull’EuroStoxx 50 dopo la chiusura in calo di ieri in Europa. Milano, maglia nera, ha perso l’1,03% e ha risentito dell’avvertimento di Moody’s, la quale ha detto che se il nostro Paese non attuerà le misure previste nel Pnrr diventerà concreto il rischio che il rating scenda a livello “spazzatura”.

È salito a 242 punti lo spread e i rendimenti del Btp sono avanzati sopra il 4,5%. Giù dello 0,79% anche Londra dopo che nella notte di mercoledì Fitch ha abbassato l’outlook per il rating del Regno Unito da stabile a negativo.

La decisione è giunta dopo che il nuovo primo ministro Liz Truss ha mandato in tilt il mercato, col suo programma di tagli fiscali alimentati dal debito. Intanto proseguono le accuse incrociate sul fronte energetico tra Russia e Ue mentre a Praga, dove si è tenuto il vertice inaugurale della “Comunità politica europea”, allargato a Ucraina, Gran Bretagna e Turchia, l’Italia e altri tre Paesi Ue (Polonia, Belgio e Grecia) hanno proposto alla Commissione europea l’istituzione di un price cap dinamico al gas per affrontare l’aumento dei prezzi.

I proponenti lo chiamano “corridoio dinamico” con un valore centrale che può essere impostato e regolarmente riesaminato tenendo conto di indici esterni e delle fluttuazioni. Intanto il Parlamento europeo ha chiesto all’Ue di aumentare in modo considerevole l’assistenza militare all’Ucraina e di preparare una risposta rapida e decisiva nel caso in cui Mosca dovesse condurre un attacco nucleare. Oggi, oltre ai dati sull’occupazione Usa, usciranno I dati sulla produzione industriale in Germania, mentre prosegue il vertice di Praga ed è atteso il premio Nobel per la Pace.

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