• 28 Novembre 2024 17:35

Corriere NET

Succede nel Mondo, accade qui!

Morning bell: in attesa di certezze su inflazione e guerra, i mercati calano

Ott 11, 2022

AGI – I mercati sono in calo in attesa dei dati di settembre sull’inflazione statunitense, che verranno diffusi giovedì, e per i timori sul carovita e sulla recessione. Sull’azionario pesano anche le accresciute tensioni in Ucraina, dove Vladimir Putin ha scatenato la più forte offensiva dall’inizio dell’invasione, come rappresaglia per l’esplosione al ponte di Kerch, che collega la Russia alla penisola della Crimea.

“Settembre si è confermato un mese poco favorevole per I mercati – commentano gli analisti – a ottobre andrà un po’ meglio, mentre i mesi che hanno la stagionalità migliore saranno novembre e dicembre. Ottobre sarà caratterizzato da veloci alti e bassi, anche se mediamente avremo ulteriori rialzi dei tassi e un drenaggio della liquidità”.

Insomma, il trend sui mercati resta negativo, anche se dovremo aspettarci un andamento altalenante. In Asia i listini sono in rosso e anche i future a Wall Street cedono, dopo che ieri il Nasdaq ha chiuso ai minimi da 2 anni. Arretrano anche i future in Europa e zoppiccano i prezzi del petrolio, che restano comunque sopra i 90 dollari al barile.

La Borsa di Tokyo scende di oltre due punti e mezzo percentuali. Il premier giapponese Fumio Kishida, intervistato dal Ft, sostiene la politica ultra-accomodante della Boj, nonostante lo yen sia sceso in termini reali ai minimi dagli anni Settanta e conferma anche il suo sostegno al Governatore della Boj, Haruhiko Kuroda.

Deboli i future a Wall Street, che ieri ha chiuso in calo la prima seduta della settimana, in vista dell’inizio della stagione delle trimestrali e affossata dai titoli tech e dal crollo dei produttori di chip che hanno subito l’impatto delle misure prese da Washington per ostacolare l’industria cinese dei semiconduttori. Il Dow Jones ha ceduto lo 0,32, lo S&P lo 0,72% e il Nasdaq ha lasciato sul terreno l’1,04%, indebolito dall’indice dei semiconduttori di Philadelphia, crollato ai minimi da due anni, dopo che venerdì scorso l’amministrazione Biden ha pubblicato un’ampia serie di controlli sulle esportazioni, tra cui una misura che taglia fuori la Cina da alcuni chip prodotti in tutto il mondo con attrezzature statunitensi.

In ribasso anche i future sull’EuroStoxx 50, dopo che ieri le Borse europee hanno chiuso deboli e contrastate. Lo spread tra Btp e Bund tedeschi è sceso a 232 punti, dopo aver raggiunto un picco di 255 punti e il rendimento del decennale è artetrato al 4,643%.

Sul fronte dei cambi, il biglietto verde è salito in attesa dei dati sull’inflazione Usa. Intanto sul mercato petrolifero l’effetto Opec+ sembrerebbe essere già svanito. A pochi giorni dal mega taglio da 2 milioni di barili al giorno deciso dai produttori, Russia e Arabia Saudita in testa, sui mercati fa presa soprattutto il rallentamento economico della Cina, il maggior importatore di greggio del pianeta, che ha messo un freno ai prezzi del petrolio, giù dello 0,3% in Asia.

Anche il prezzo del gas ha chiuso in calo in Europa, pur restando sopra i 150 euro al megawattora. Oggi G7 straordinario, dopo la pioggia di missili a Kiev. Biden interverrà all’incontro in collegamento dalla Roosevelt Room. All’inizio della riunione (alle 8, ora di Washington, le 14 in Italia) ci sarà anche Zelensky in videoconferenza.

Oggi e domani c’è anche attesa per la riunione dei ministri dell’Energia Ue dalla quale potrebbero uscire delle proposte interessanti, in vista del Consiglio europeo di Bruxelles del 20 e 21 ottobre, dopo che la Germania avrebbe aperto all’emissione di un debito comune dell’Ue per finanziare aiuti a sostegno delle economie più colpite dalla crisi energetica. Lo riferisce Bloomberg citando fonti vicine al governo di Berlino ma altre fonti citate da Reuters smentiscono.

Sempre oggi sarà poi interessante osservare come il Fmi vede il rischio recessione nel suo outlook annuale. L’istituto ha tagliato le sue previsioni di crescita globale per quest’anno e il prossimo, avvertendo che nel 2023 circa un terzo delle economie mondiali saranno in recessione. Sempre oggi saranno da tener d’occhio diversi banchieri centrali, in particolare il numero della Boe, Andrew Bailey, che parlerà a Washinfton, il presidente della Fed di Cleveland, Loretta Mester e il capo economista della Bce, Philip Lane.

Questa settimana il dato clou sarà quello sull’inflazione Usa. La previsione degli analisti è quella di un rallentamento dal sorprendente +8,3% annuo di agosto all’8,1%. I riflettori, in particolare, saranno puntati sul dato core atteso invece in accelerarazione, dal 6,3% al 6,5%.

Se così fosse i dati darebbero maggiore forza alla Fed per un ulteriore rialzo di 75 punti base nella prossima riunione di inizio novembre. Domani sarà importante monitorare i verbali relativi all’ultima riunione di settembre della Fed per vedere se qualche crepa si è iniziata a formare nelle granitiche convinzioni a favore del restringimento della politica monetaria. E venerdì riprenderà la stagione delle trimestrali che vedrà i colossi bancari JPMorgan, Wells Fargo e Citigroup, pubblicare i loro risultati. Occhi puntati su margini, fatturati e su quanto sta impattando sui bilanci il dollaro forte.

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. Guarda la Policy

The cookie settings on this website are set to "allow cookies" to give you the best browsing experience possible. If you continue to use this website without changing your cookie settings or you click "Accept" below then you are consenting to this.

Close