• 4 Dicembre 2024 20:44

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Morning bell: i mercati hanno gli occhi puntati sulla Corea del Sud

Dic 4, 2024

AGI – I mercati, specie le Borse asiatiche, sono diventate instabili, dopo la tempesta politica in Corea del Sud. A Seul il presidente Yoon Suk Yeol ha ordinato ieri la legge marziale, scatenando una forte opposizione da parte dei parlamentari e allarmando gli alleati internazionali e poi stamane l’ha revocata, sull’onda delle proteste e del voto unanime in Parlamento di tutte le forze politiche, che ora chiedono il suo impeachment.

 

Il won sudcoreano si è rafforzato fino all’1,4% nei confronti del dollaro, dopo il brusco calo subito durante la notte e la Borsa di Seul è scesa quasi del 2%, portando le perdite da inizio anno a oltre il 7%, per poi ridurre leggermente il rosso dopo la marcia indietro di Yoon. Intanto la principale organizzazione sindacale del Paese ha indetto uno sciopero a tempo indeterminato finché il presidente non dimetterà. E oggi le autorità sudcoreane, nel tentativo di evitare qualsiasi turbolenza sul mercato, hanno annunciato piani per una liquidità “illimitata” e l’utilizzo di fondi di stabilizzazione fino a 35,4 miliardi di dollari, se necessario, per garantire le normali operazioni di mercato. Ora gli analisti si chiedono se Yoon sarà in grado di portare a termine l’intero mandato presidenziale di 5 anni, che scade nel 2027.

 

“È sembrato un politico sotto assedio – ha commentato Leif-Eric Easley, professore di studi internazionali presso l’Università femminile Ewha di Seul – il quale sta facendo una mossa disperata contro gli scandali crescenti, l’ostruzione istituzionale e le richieste di impeachment, tutti fattori che ora probabilmente si intensificheranno”. 

 

In Asia, oltre al calo del Kospi, anche gli altri indici azionari hanno vacillato ma senza finire fuori controllo, anzi mostrando una certa voglia di riscatto. La Borsa di Tokyo si mantiene lievemente positiva, mentre Sydney perde qualche colpo e i listini cinesi sono misti e poco mossi, dopo che l’indice Pmi Caixin è sceso da 52 a 51,5 punti, riflettendo una crescita più debole nell’export, anche in vista dei possibili rincari tariffari di Trump. In compenso la Borsa thailandese è salita dell’1,3% il giorno dopo che il ministro delle Finanze, Pichai Chunhavajira ha dichiarato che c’è il potenziale per un taglio dei tassi a causa della bassa inflazione, pur chiarendo che la decisione finale spetterà alla banca centrale.

 

Più in generale la mossa di Yook ha minato la fiducia degli investitori nella stabilità della Corea del Sud e, secondo gli analisti di Ing, eventuali turbolenze prolungate potrebbero addirittura far scendere il rating creditizio del Paese.

 

Nel frattempo sui mercati valutari il dollaro ha ripreso un po’ vigore, ma senza esagerare, mentre l’euro è in leggero rialzo, poichè le turbolenze politiche in Francia hanno spinto i trader a cercare soluzioni di copertura contro ulteriori oscillazioni dei prezzi. In Francia incombe il voto di sfiducia, previsto per oggi e che quasi sicuramente farà cadere il fragile governo Barnier. Sul fronte azionario invece i future a Wall Street sono positivi e quelli europei sono piatti, dopo che ieri i tre indici di New York si sono presi una pausa dopo i nuovi record dell’S&P 500 e del Nasdaq, chiudendo in ordine sparso e i listini del Vecchio Continente sono avanzati, nonostante la crisi francese.

 

Più in generale il biglietto verde ha un po’ frenato, per l’instabilità introdotta dal terremoto sudcoreano, anche se probabilmente il suo rally non è finito dopo che Trump ha minacciato i paesi membri dei Brics di rialzare del 100% le tariffe se non s’impegneranno a non creare una nuova valuta per sostituire il dollaro. 

 

Intanto i rendimenti dei Treasury continuano a flirtare con quota 4,2%, mentre gli operatori scommettono al 70% su un taglio di un quarto di punto alla riunione della Fed di questo mese, anche se in attesa delle politiche di Trump hanno ripreso a temere un rafforzamento dell’inflazione e quindi hanno ridotto le aspettative sui tagli dell’anno prossimo. Oggi comunque c’è attesa per gli interventi di Christine Lagarde al Parlamento europeo e per quello di Jerome Powell a un evento del New York Times, che potrebbero dare qualche chiarimento sull’andamento dei tassi.

 

Difficilmente Lagarde si sbilancerà più di tanto su quello che realmente si aspettano i mercati e cioè se nel 2025 la banca centrale europea, oltre a tagliare molto più di Fed, scenderà sui tassi sotto al 2%, mentre Powell potrebbe lasciare intendere che questo mese la Fed taglierà dello 0,25% e poi si terrà abbottonata l’anno prossimo, lasciando i tassi Usa al 4% e scontentando cosi’ Trump, il quale dopo il suo insediamento il 20 gennaio si ritroverà con una banca centrale poco amica e poco propensa a ridurre il costo del denaro, visto che negli Usa non ce ne è bisogno più di tanto, poichè l’economia a stelle e strisce continua ad andare a gonfie vele.

 

Più in generale i mercati Usa continueranno a puntare gli occhi sui dati di venerdì sul mercato del lavoro, che a novembre dovrebbero mostrare un’occupazione più normalizzata, in crescita intorno alle 200.000 unità e una disoccupazione poco mossa al 4,1-4,2%. Intanto il prezzo del petrolio in Asia resta orientato al rialzo, ma frena un po’ la sua corsa, dopo aver chiuso a New York in aumento di oltre il 2%, spinto dalle nuove sanzioni statunitensi sul greggio iraniano e dai segnali che l’Opec+ alla sua riunione di domani estenderà i tagli alla produzione. L’alleanza è vicina a ritardare un aumento della produzione per tre mesi, calmando i timori del mercato di un’impennata dell’offerta. Inoltre, gli Stati Uniti hanno sanzionato 35 entità e navi coinvolte in spedizioni illecite di petrolio iraniano.

 

In Europa oggi puntati sulla Francia, dove oggi, salvo sorprese dell’ultimo minuto, quello di Barnier sarà il primo governo francese a essere costretto a dimettersi con il primo voto di sfiducia in più di 60 anni, in un momento in cui il Paese sta lottando per gestire un enorme deficit di bilancio. Tuttavia i future sull’EuroStoxx 50 sono piatti, dopo che ieri I listini del Vecchio Continente hanno chiuso positivi e perfino Parigi ha guadagnato lo 0,26%, mentre Milano è schizzata a +1,03%, con Stellantis che ha risalito la china a +1,25%, dopo la frenata di oltre il 6% della vigilia innescata dalle dimissioni a sorpresa del ceo, Carlos Tavares. 

 

Il presidente sudcoreano Yoon Suk Yeol ha revocato l’ordine di imporre la legge marziale, dopo averla introdotta, costretto a fare marcia indietro per la forte opposizione parlamentare e per l’allarme degli alleati internazionali. L’annuncio della legge marziale da parte di Yoon è stato il primo decreto del genere in Corea del Sud dopo il colpo di stato militare del 1979. Yoon, dopo aver introdotto la legge marziale, che di fatto aveva congelato la democrazia in Corea del Sud, aveva demonizzato i suoi oppositori, definendoli come “simpatizzanti” della Corea del Nord e aveva elogiato ileader militari del passato per i loro successi economici, resuscitando la tradizione autoritaria del Paese.

 

La scorsa settimana i parlamentari sudcoreani avevano votato per tagliare quasi 3 miliardi di dollari dal bilancio 2025 proposto da Yoon, tagliando cosi’ i fondi destinati all’ufficio del presidente e dei procuratori generali, nonché alla polizia. Per questo, con una mossa a sorpresa, Yook aveva introdotto la legge marziale, la quale proibisce “tutte le attività politiche, comprese quelle dell’Assemblea nazionale, dei consigli locali, dei partiti politici” e le manifestazioni, definendola come una misura necessaria per “eliminare le forze anti-stato il più rapidamente possibile e normalizzare il paese”. Tuttavia la sua proposta è stata respinta all’unanimità dai membri del Parlamento della Corea del Sud, costringendo Yoon a revocarla e mettendo seriamente a repentaglio il futuro politico del presidente.

 

“La dichiarazione di legge marziale di Yoon è una grave violazione della nostra costituzione. Ciò equivale a un chiaro atto di tradimento ed è una ragione perfetta per metterlo sotto accusa” hanno affermato in una dichiarazione gli stessi membri conservatori del suo partito., mentre oltre 40 legislatori dell’opposizione hanno chiesto all’Assemblea nazionale di avviare una procedura di impeachment contro Yoon. Ora gli analisti si chiedono se Yoon sarà in grado di portare a termine l’intero mandato presidenziale di cinque anni, che scade nel 2027. Leif-Eric Easley, professore di studi internazionali presso l’Università femminile Ewha di Seul, ne dubita.

 

“E sembrato un politico sotto assedio – ha detto – che faceva una mossa disperata contro gli scandali crescenti, l’ostruzione istituzionale e le richieste di impeachment, tutti fattori che ora probabilmente si intensificheranno”.

– OGGI PARLERANNO CHRISTINE LAGARDE E JEROME POWELL
Oggi Christine Lagarde parlerà al Parlamento europeo e poi, lo stesso giorno nel tardo pomeriggio, il Governatore della Fed, Jerome Powell, interverrà a un evento organizzato dal New York Times. Sarà interessante capire quanto la Lagarde si spingerà sui tassi europei. Probabilmente confermerà che a dicembre ci sarà un taglio perchè l’inflazione europea a novembre sta andando nella direzione giusta ed è prossima al 2%. Tuttavia, come commenta Vincenzo Bova, strategist di Mps, “non credo che farà dichiarazioni più forti. I mercati si chiedono se l’anno prossimo la Bce scenderà o meno sotto al 2%, come vorrebbero i governi dell’Europa mediterranea, ma su questo Lagarde non si sbilancerà di certo. Al Parlamento europeo mercoledi’ farà dichiarazioni più politiche, come dire che stiamo vincendo la lotta contro l’inflazione”. Più tardi quello stesso giorno parlerà anche Powell, il quale due settimane fa ha fatto sobbalzare i mercati, dicendo che la Fed “non ha fretta” di tagliare i tassi. Quelle parole furono recepite dai mercati come il segnale che la banca centrale Usa già a dicembre avrebbe potuto prendersi una pausa sui tagli dei tassi, ma poi l’allarme è rientrato e ora la maggioranza dei trader scommettono che a dicembre la Fed farà un altro taglio di un quarto di punto, per poi rallentare. L’aspettativa è che la Fed l’anno prossimo si limiterà soltanto ad altri due tagli da 25 punti base, lasciando il Fed fund al 4%. “Powell oggi potrebbe ripetere che sui tagli la Fed non ha fretta, anche perchè i dati usciti finora gli consentono di farlo” suggerisce Bova. Tuttavia I mercati lo aspettano al varco per un’altra faccenda: Powell ha già sfidato Trump, facendo chiaramente intendere che non si dimetterà fino alla fine del suo mandato, che scade a maggio del 2026. Ora potrebbe rafforzare quella sfida, confermando il taglio Fed a dicembre e anticipando che a gennaio la banca centrale si prenderà una pausa e lascerà fermi i tassi. La riunione Fed è prevista per il 29 gennaio, poco più di una settimana dopo che Trump si sarà ufficialmente insediato. Al momento il mercato prezza un solo taglio Fed tra dicembre e gennaio. Per cui, se ci sarà una sforbiciata questo mese, a gennaio la Fed si prenderà una pausa, il che rischia di rovinare la festa di insediamento di Trump, che si aspetta altri tagli e che dunque non gradirà la faccenda.

 

– PETROLIO: DOMANI SI RIUNISCE L’OPEC+, IN VISTA NUOVO RINVIO SU AUMENTO QUOTE
Domenica scorsa l’Opec+ ha deciso di rinviare il meeting previsto per il primo dicembre a giovedi’ 5 dicembre, per trovare un accordo sul possibile rinvio degli aumenti delle quote produttive, senza il quale il prezzo del petrolio scenderebbe ancora, finendo sotto I 70 dollari al barile. Un altro rinvio dunque sarebbe la soluzione più ragionevole, ma evidentemente un accordo in questo senso ancora non è stato trovato, anche se fonti Opec assicurano che domani l’Opec+ estenderà i tagli alla produzione, ritardando un aumento della produzione per tre mesi e calmando cosi’ i timori del mercato di un’impennata dell’offerta.

– USA: C’È ATTESA SUI DATI DEL MERCATO DEL LAVORO
Venerdi’ usciranno i dati sul mercato del lavoro Usa. “La previsione è un ritorno alla normalità” spiega Bova, mentre gli economisti si aspettano un aumento del tasso di disoccupazione al 4,2% dal 4,1% e una contestuale normalizzazione del numero di nuovi occupati intorno alle 200.000 unità, dopo il crollo di ottobre legato a fattori straordinari, come uragani e scioperi. Simili dati favorirebbero un taglio dei tassi da parte della Fed di un quarto di punto a dicembre, che peraltro è atteso anche dai mercati, che prezzano al 60% un taglio di 25 punti base entro la fine dell’anno.

 

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