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Morì a 68 anni mentre raccoglieva i pomodori, prescritta la condanna del datore 

Lug 2, 2021

AGI – A nove anni dai fatti, la Cassazione ha dichiarato prescritta la condanna a un anno di carcere inflitta in appello per omicidio colposo all’imprenditore agricolo  Z.R. in relazione alla morte di Norina Sandri. La bracciante di 68 anni fu investita da una macchina raccogli-pomodori a Fiumazzo, in provincia di Ravenna.

Travolta quando scese dalla macchina che raccoglieva i pomodori

Stando a quanto appreso dall’AGI, è stata invece confermata invece la condanna a un anno per il fratello Z.M. al quale erano contestate, oltre all’omicidio colposo, una violazione del codice degli appalti e un’aggravante. Per la sentenza di primo grado ci erano voluti sei anni.

I fatti risalgono al 17 settembre del 2012 quando la donna, dipendente della società agricola, venne travolta dal mezzo utilizzato per la raccolta, la pulizia e la selezione dei pomodori, guidato da Z.R. che procedeva in retromarcia. Poco prima si era verificato un guasto meccanico ed erano state fatte alcune manovre per risolvere il problema. La 68enne era scesa e stava passando dal retro quando il mezzo le era passato sopra, uccidendola.

A Z.R., conducente della macchina, veniva contestato di avere posizionato “imprudentemente” la retromarcia “senza prima accertarsi che dietro il mezzo non vi fosse nessuno, operazione possibile attraverso il controllo della presenza a bordo di tutti i lavoratori”.

Nessuno si era accorto di quanto successo 

A Z.M. veniva ascritto nella sua qualità di datore di datore di “non avere provveduto a predisporre un accorgimento che consentisse a un mezzo così lungo e complesso, la cui visuale aveva un angolo cieco, di procedere in retromarcia in sicurezza, senza travolgere alcuno, non essendo sufficiente la mera previsione dell’obbligo dei lavoratori di rimanere sul mezzo quando era in moto”.  

Nessuno si era accorto di quanto successo. Solo dopo pochi minuti i colleghi era andati a cercare Norina Sandri nei campi e l’avevano trovata priva di vita, con la cassa toracica sfondata. La Suprema Corte ha annullato la sentenza d’appello per la prescrizione ma ha rigettato il ricorso di Z.R. agli effetti civili. Ha respinto invece in toto il ricorso proposto da Z.M. per il quale è stata ribadita la condanna, oltre agli effetti civili.   
 

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