La svolta attesa da sette settimane a Montecassiano, un comune di 7mila abitanti a poco più di dieci chilometri da Macerata, è arrivata all’alba di questa mattina. I carabinieri del comando provinciale guidati da Nicola Candido hanno arrestato Arianna Orazi ed Enea Simonetti, la figlia e il nipote di Rosina Carsetti, la donna di 78 anni che alla vigilia di Natale era stata trovata morta nel suo appartamento. La prima è ritenuta la “regista” del delitto, premeditato già da metà dicembre; il secondo l’esecutore materiale.
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Rosina era molto amata nel paese. Non altrettanto a casa sua. Il 24 dicembre, poco prima delle 20, una telefonata ai carabinieri aveva rivelato il delitto. I familiari – la figlia, il nipote e il marito di Rosi, Enrico Orazi – avevano raccontato di una rapina finita male. Secondo la loro versione ad uccidere Rosi, così la chiamavano tutti, era stato uno sconosciuto entrato in casa disarmato ma col volto coperto che aveva immobilizzato Arianna e il padre, legandoli, ed era fuggito con 2 mila euro prima del ritorno di Enea uscito per fare la spesa. Una ricostruzione che non aveva mai convinto gli inquirenti. Sul registro degli indagati, accusati di omicidio, favoreggiamento, simulazione di reato e maltrattamenti, erano finiti da subito soltanto tre nomi: i loro. Convinventi con la donna in quella graziosa villetta di tre piani, alla periferia del piccolo borgo nelle campagne maceratesi.
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Dagli orari alle testimonianze degli amici e dei vicini di casa, dalla dinamica del delitto all’autopsia sul corpo di Rosi, dai rilievi nella villetta a quelli sulle telecamere, dall’analisi di cellulari e pc fino agli esami sul materiale sequestrato, troppi i dubbi e le discordanze rispetto al racconto di Arianna, Enea ed Enrico. Oggi i primi due, la figlia di 49 anni e il nipote di 20, sono finiti in carcere per aver ucciso quella piccola ma vivace donna, mamma dell’una e nonna dell’altro.
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L’accusa è di omicidio volontario premeditato pluriaggravato dalla minorata difesa della vittima. Per Arianna pesa anche l’aver diretto e organizzato la cooperazione di complici, oltre ai maltrattamenti in famiglia contro la madre. Proprio per le vessazioni e le violenze verbali, appena 4 giorni prima di venir uccisa, Rosina Carsetti si era rivolta, con un’amica fidata, al centro antiviolenza di Macerata, chiedendo una consulenza legale per difendersi dai familiari per il martedì successivo. Un appuntamento a cui non è mai arrivata.
Nel delitto è coinvolto anche il marito di Rosi, a conoscenza del reato, ma per lui, 79 anni, il gip ha deciso di non appplicare la custodia cautelare.