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Montecassiano, anziana uccisa a Natale. Il giallo del vestito del (presunto) ladro, ma la Procura insiste sui maltrattamenti

Dic 31, 2020

MACERATA – Potrebbe essere una settimana decisiva, la prima di gennaio, per capire cosa è accaduto nel tardo pomeriggio della vigilia di Natale al civico 31 di via Sandro Pertini a Montecassiano, un piccolo Comune tutto in salita a pochi chilometri da Macerata.

Come è morta Rosina Carsetti, la donna di 78 anni che viveva in una graziosa villetta di tre piani con il marito la figlia e il nipote, in una convivenza considerata “penosa” dagli inquirenti? A che ora è morta? E soprattutto chi l’ha uccisa? Un ladro come sostiene la difesa o uno dei tre familiari, tutti indagati per concorso in omicidio volontario e maltrattamenti?

Sono le domande a cui sta cercando di dare risposta la procura guidata da Giovanni Giorgio insieme ai carabinieri del comando provinciale diretti dal tenente colonnello Nicola Candido. Ancora ieri, con l’aiuto dell’analista forense Luca Russo, è andata avanti la mappatura di tutta la zona, l’analisi delle celle telefoniche, del materiale informatico sequestrato (un pc e un hard esterno) e dei filmati delle (poche) telecamere private installate sulle villette attorno a quella di Rosina. E da questo studio sono emersi, secondo gli inquirenti, degli “elementi positivi” per stabilire la verità. Non si esclude nessuna pista ma è soprattutto oltre quella altissima cancellata, diversa da tutte le altre villette a schiera e voluta dalla figlia di Rosina, Arianna Orazi, che chi indaga sta concentrando le proprie ricerche.

C’è un dettaglio, però, emerso ieri che secondo la difesa cambierebbe le carte in tavola. Durante il sopralluogo di martedì, oltre a quelli che l’avvocato della famiglia di Rosy, Angelo Netti, considera “chiari ed evidenti segni di effrazione alla porta finestra della cucina”, sarebbe stato trovato anche un capo di abbigliamento che, sempre secondo il legale, “appartiene di certo al ladro e che corrisponde a un indumento di cui Arianna Orazi aveva già parlato nella sua ricostruzione”.

Secondo la figlia della vittima, infatti, un uomo di corporatura possente, vestito di nero, con un cappellino in testa e il volto travisato, si sarebbe introdotto nella villetta passando dal retro, arrampicandosi oltre la cancellata forse grazie a una scaletta blu poggiata contro l’inferriata. Nel salotto del primo piano avrebbe poi schiaffeggiato e legato con un cavo dell’apirapolvere Arianna, immobilizzato e chiuso in bagno il marito della vittima, Enrico Orazi, e infine ucciso, soffocandola, Rosina. Dopo aver messo a soqquadro il primo piano alla ricerca di soldi sarebbe poi scappato rifacendo al contrario il percorso, prima del ritorno a casa del nipote di Rosy, Enea Simonetti. Una ricostruzione che non ha mai del tutto convinto gli inquirenti che hanno raccolto una quindicina di testimonianze dei vicini di casa: nessuno ha visto né sentito nulla di sospetto e tantomeno abbaiare i due enormi cani che vivono tuttora nel giardino della villetta sotto sequestro né quelli delle case accanto che di solito guaiscono al primo rumore.

Eppure, dice Andrea Netti, “ammessa l’assurda ipotesi che il delitto sia tutto una messa in scena, perché Arianna Orazi non avrebbe indicato subito ai carabinieri quei segni sulla finestra e quell’indumento che sono chiare prove a suo discapito?”. Per la procura queste restano al momento “valutazioni difensive” su cui comunque andranno avanti gli accertamenti.

I segni sulla porta finestra della cucina

Intanto è arrivato il nullaosta ai funerali e sabato alle 15 nella chiesa della frazione Valle Cascia di Montecassiano si terranno le esequie in forma strettamente privata. Nessuno dei parenti, indagati e non, ha più voglia di parlare, nemmeno l’altro figlio di Rosina, l’unico che non viveva nella villetta, che ha una enoteca nel centro di Macerata. Resta l’amarezza dei vicini di casa, in questo paese “che è sempre stato una comunità tranquilla, viva, dove c’è una associazione sociale ogni 70 abitanti, ed ora è sconvolto da un evento così tragico” racconta il sindaco Leonardo Catena, “segno che qualcosa si sta sgretolando”.

“Con quella gente non vogliamo avere nulla a che fare” dice una signora dal pianerettolo accanto a quello in cui si affacciava Rosy. “Era sempre arrabbiata con la figlia – aggiunge un altro vicino con le buste della spesa – ‘Mi ha distrutto casa, mi ha divelto il giardinetto e levato i fiori’ diceva. Qui la conoscevamo tutti. Non so cosa sia successo, ma ci mancherà: era troppo forte Rosy”.

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