• 26 Gennaio 2025 7:28

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Monte dei Paschi di Siena lancia l’OPS su Mediobanca, guardando a Generali

Gen 24, 2025

AGI – La banca più antica del mondo, Monte dei Paschi di Siena (MPS), ha annunciato un’operazione storica: un’offerta pubblica di scambio (OPS) volontaria e totalitaria su Mediobanca, valutando il gruppo milanese 13,3 miliardi di euro.

 

Questa mossa, che segna un importante capitolo nel risiko bancario italiano, prevede uno scambio di 2,3 azioni MPS di nuova emissione per ciascuna azione di Mediobanca, per un prezzo implicito pari a 15,992 euro per azione, che riconosce un premio del 5,03% rispetto al prezzo della chiusura di Borsa del 23 gennaio. L’operazione, secondo le previsioni, si concluderà entro il terzo trimestre del 2025.

 

L’offerta di MPS coinvolge un intreccio di partecipazioni che va ben oltre le due banche, toccando anche Generali, il colosso assicurativo di cui Mediobanca detiene circa il 13%. Secondo molti analisti Generali potrebbe essere la vera preda ambita di questo risiko. Che se dovesse andare a buon fine, se cioè l’OPS lanciata da Mps su Mediobanca avesse successo, vedrebbe Delfin come primo azionista del nuovo gruppo, Caltagirone potrebbe posizionarsi intorno all’8%, mentre il Tesoro vedrebbe ridotta la propria partecipazione sotto il 5%. Secondo queste stime i primi tre azionisti arriverebbero a detenere dunque il 29% del capitale.

 

Ma i protagonisti sono molti e il puzzle intricato. Tra i principali attori spiccano appunto Delfin, la holding della famiglia Del Vecchio, e l’imprenditore Francesco Caltagirone, entrambi azionisti di MPS, Mediobanca e Generali. I principali azionisti di Mps sono il Tesoro (11,7%), Delfin (9,9%) e Caltagirone (5%).

 

In Mediobanca i pesi delle due famiglie sono ancor più rilevanti: il gruppo Del Vecchio è il primo azionista con il 19,81, e Caltagirone, oggi al 5,5%. Ma Delfin e Caltagirone compaiono nell’azionariato delle Generali. Ecco che torna Trieste. Ma la strada è ancora lunga: Mps prevede che un’assemblea dei soci convocata per il prossimo 17 aprile vari un aumento di capitale a servizio dell’operazione, che dovrebbe concludersi entro il terzo trimestre dell’anno, momento in cui si procedera’ anche al delisting di Mediobanca da Piazza Affari. L’offerta è subordinata all’adesione del 66,67% del capitale.

 

Un ruolo fondamentale sarà svolto da alcuni azionisti rilevanti, a partire dal governo che, oltre ad avere i poteri di Golden power, è tramite il Mef il primo azionista di Mps con circa l’11,7% del capitale. Lovaglio ha già anticipato che dal ministero dell’Economia non è stato “posto alcun limite” al deal Mediobanca e già “a dicembre 2022” il ministro Giorgetti era stato aggiornato “sulle strategie per il futuro”.

 

Intanto da Mediobanca è arrivato subito il pollice verso, ha giudicato l’operazione “non concordata” e dunque “ostile”, per cui si presuppone che metterà in campo un serie di azioni per ostacolare il progetto.

 

Per Luigi Lovaglio, amministratore delegato di MPS, l’operazione è invece un “passo strategico fondamentale” per il rilancio della banca senese. Dopo aver scongiurato il fallimento nel 2017 grazie all’intervento dello Stato, MPS mira ora a rafforzare il proprio posizionamento nel settore bancario italiano. “Questa offerta rappresenta un’opportunita’ unica per creare un campione nazionale in grado di competere con i principali gruppi bancari europei, combinando le nostre competenze retail con l’eccellenza di Mediobanca nell’investment banking e nel wealth management,” ha dichiarato, sottolineando che l’operazione consentirebbe di sfruttare sinergie per circa 700 milioni di euro annui, oltre a benefici fiscali significativi. Tuttavia, il CEO è consapevole delle sfide: “Siamo pronti a dialogare con tutte le parti coinvolte, mantenendo un approccio costruttivo e rispettoso degli equilibri esistenti.” Rassicurazioni sono stati forniti dall’Ad sulla conservazione di entrambi i brand, che “manterranno le loro competenze e posizionamento unici”.

 

In generale, gli analisti esprimono scetticismo riguardo al successo dell’operazione, evidenziando il limitato potenziale di sinergia tra le due banche e le sfide derivanti dalle diverse culture aziendali. Inoltre, la complessità delle partecipazioni incrociate e il ruolo del governo italiano aggiungono ulteriori elementi di incertezza. Intanto oggi a Piazza Affari i due titoli, Mps e Mediobanca hanno avuto andamenti opposti, ed estremi. Il titolo del Monte dei Paschi di Siena ha lasciato sul terreno il 6,91% dopo aver sfiorato anche il -10%, mentre le azioni di Piazzetta Cuccia sono salite del 7,72% a quota 16,470 euro. Generali, di cui Mediobanca è il primo azionista, sale dello 0,61%.

 

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