• 22 Gennaio 2025 20:50

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Miranda: “L’Italia non ha da temere dai dazi”

Gen 22, 2025

AGI – “Sembrava che la firma degli ordini esecutivi dovesse essere il giorno dell’Apocalisse, e invece i dazi non sono stati inseriti. Per quanto riguarda i dazi per l’Europa, ad esempio, l’ordine esecutivo dice soltanto che verrà istituita una commissione per studiare la situazione Paese per Paese. Poi entro 90 giorni verrà prodotto un report e poi sulla base di quello si discuterà e si decider il da farsi”. Lo ha detto all’AGI il fondatore e presidente di ExportUsa New York Corp. Lucio Miranda, rispondendo ad alcune domande sui possibili scenari legati alle politiche di Trump, anche in relazione alle aziende italiane.

 

“La posizione si è molto addolcita, anche rispetto alla Cina”, assicura Miranda. “Per quanto riguarda Messico e Canada, al netto dei dazi al 25%, ieri è saltato fuori che quello che Trump vuole in realtà è una riapertura anticipata delle negoziazioni relative all’accordo commerciale”. Secondo il fondatore di ExportUsa le affermazioni del neopresidente “non vanno prese alla lettera”.

 

Quello che farà, “molto probabilmente, è di avviare colloqui bilaterali tra Stati Uniti e i vari paesi europei per negoziare delle concessioni. Per cui alla fine i dazi non ci saranno. Di sicuro non saranno a pioggia su tutte le categorie commerciali e su tutti i Paesi”. In questo contesto, “l’Italia dovrebbe essere posizionata bene”. Anche perché “le relazioni personali e di business tra l’Italia e gli Stati Uniti per il tramite di Giorgia Meloni stiano evolvendo in maniera positiva. Quindi secondo me non c’è nulla da temere, di sicuro non quello che viene paventato”. Senza contare che “Trump sa molto bene, al di la’ della retorica, di aver ereditato da Biden un’economia che va al massimo. Quindi farà di tutto per non rovinarla”.

 

“Io direi alle aziende italiane di non preoccuparsi, perché dai segnali che vediamo non ci sembra di intravedere all’orizzonte tutta questa minaccia”, sottolinea Miranda. “E man mano che andiamo avanti la gravità della minaccia diminuisce. Anche alla luce di quelle relazioni di cui parlavo, che costituiscono piuttosto un’opportunità”.

 

“Del resto quello americano è il mercato primario, visto che è l’economia più solida, con i consumi più alti, il Pil più elevato, l’ambiente di business più solido. Bisogna trovare il modo di andare d’accordo”, evidenzia il fondatore di ExportUsa.

 

“Ma la raccomandazione da fare, più che alle aziende – perché in caso di dazi l’unica cosa che possono fare le aziende è produrre negli Usa -, è ai governi e alla Commissione europea”.

 

“Se ci fermiamo ai numeri abbiamo perso”, assicura Miranda, perché “i dazi americani sono molto più bassi rispetto ai nostri. Se io esporto una classe di autoveicoli abbastanza comune negli Stati Uniti, per esempio, i dazi sono al 2,5%, se li esporto in Europa o in Italia sono al 10%. Quindi se ci ostiniamo a dire che i dazi in America sono troppo alti, abbiamo già perso”.

 

Quello che bisogna fare, dunque, è “aprire opzioni nuove. Per esempio acconsentire a importare in Europa con minori restrizioni o senza restrizioni tutta una certa classe di prodotti. Ma per questo bisognerebbe che l’Europa acquisisse una nuova forma di negoziato, più spregiudicata e innovativa. Invece sono ancora molto ingessati. Bisogna mettersi sullo stesso piano per combattere, altrimenti si perde”.

 

“Il 50% dei dazi sui beni industriali, che sono la colonna portante del sistema italiano, hanno dazio zero negli Stati Uniti”, fa notare Miranda, mentre “il dazio medio è del 2%. Difficile vincere la partita dei numeri quando la situazione è questa. Serve muoversi in maniera molto più pragmatica e innovativa”, conclude. 

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