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Milano, seguita e stuprata in casa: riconosciuto da un tatuaggio sul petto, si cercano altre vittime

Apr 12, 2017

L’ha seguita fino alla porta di casa. Con l’inganno, l’ha convinta ad aprire. Appena entrato nell’appartamento della ragazza, l’ha minacciata con una pistola, rapinata, violentata, ed è scappato. L’aggressore, un egiziano nato nel 1995 in Italia senza permesso di soggiorno, pensava di avere fatto perdere le proprie tracce. E per diversi giorni è stato così. La sua vittima non lo aveva mai visto prima e – secondo i suoi progetti – mai lo avrebbe visto più. Invece, dopo settimane di indagini intense e complesse, gli uomini della seconda sezione della squadra Mobile, guidati dal commissario capo Paolo Lisi, lo hanno raggiunto e fermato.

A condurre l’inchiesta è il pubblico ministero Gianluca Prisco, esperto in indagini che riguardano soggetti deboli. Ora l’uomo, in carcere a Torino e in attesa del trasferimento a San Vittore, è indagato a Milano per i reati di rapina aggravata e di violenza sessuale aggravata.

La violenza risale al 20 marzo. La ragazza, trentenne nata a Santo Domingo, stava tornando a casa in via Riva di Trento, in zona Corvetto. Erano da poco passate le nove di sera. Le indagini hanno ricostruito che, al momento di varcare il portone, l’uomo la stava già seguendo da diversi minuti. Senza che lei se ne accorgesse, è riuscito a entrare nell’edificio, arrivando fino al piano dove abita la donna. Con una scusa si è fatto aprire la porta e ha estratto una pistola. Dopo averle rubato soldi e telefono cellulare, l’uomo l’ha stuprata. Un’aggressione che gli inquirenti definiscono “prolungata e brutale”.

Quando la donna si è recata al Servizio violenza sessuale della Mangiagalli, del suo aggressore ha saputo indicare alcuni particolari, di cui uno importante: la pelle olivastra, la giovane età, una scritta “forse in lingua araba” tatuata sul petto. Dopo una settimana di tentativi, gli investigatori sono riusciti a intercettare il telefono che era stato sottratto alla vittima.

È la prima di una serie di intercettazioni, che hanno portato alla localizzazione del potenziale rapinatore. La prima pattuglia che ha fermato l’uomo, già raggiunto da un ordine di espulsione da eseguire, come atto dovuto lo ha trasferito al centro di identificazione ed espulsione di Torino, il più vicino dove ci fossero posti liberi. Con sé l’egiziano aveva una pistola giocattolo.

Quando la polizia ha mostrato le immagini del giovane alla ragazza, lei lo ha riconosciuto per via del tatuaggio, una scritta in arabo, visibile sotto la camicia aperta. Quel particolare, oltre ad avere consentito di eseguire il fermo dell’uomo, potrebbe ora essere utile ad altre donne vittime di violenza per identificare il proprio ignoto aggressore. La donna violentata in via Riva Di Trento ha anche riconosciuto la replica di una pistola automatica con cui era stata minacciata.

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