AGI – I Giochi di Milano Cortina “saranno grandi Olimpiadi”, “un’opportunità unica per il nostro Paese, una vetrina per i territori interessati e per l’Italia intera”: è il messaggio che Alberto Tomba, in un’intervista in esclusiva con l’AGI lancia in vista dei prossimi Giochi olimpici invernali di Milano Cortina 2026. Per la ‘Bomba’ la spedizione azzurra saprà farsi valere: “Quella femminile è la squadra più forte di sempre e nelle discipline veloci sono imbattibili: Sofia (Goggia, ndr) e Federica (Brignone) stanno portando in alto il nostro tricolore ma anche gli uomini ci potrebbero dare molte soddisfazioni”.
Alberto Tomba, 58 anni, è stato lo sciatore che con i suoi successi, anche rocamboleschi, fra cui tre ori e due argenti olimpici, ha esaltato milioni di italiani, l’atleta che ha rivoluzionato lo sci, il personaggio invidiato da tutto il mondo perché ha trasformato lo sci alpino in uno spettacolo a cielo aperto dopo la silenziosa epopea di Ingemar Stenmark. Alberto Tomba è stato l’atleta dalla grinta innata, un emiliano dal carattere estroverso, sempre con la battuta pronta, capace di richiamare le folle nei parterre e ai margini delle piste.
Il 27 febbraio del 1988 per la seconda manche dello slalom speciale delle Olimpiadi di Calgary, poi vinto, la Rai interruppe la finale del Festival di Sanremo. Per tutto questo e molto altro è stato ribattezzato dai media ‘Tomba la Bomba’.
I numeri di ‘Albertone’ sono impressionanti, 5 medaglie olimpiche (3 ori, slalom gigante e slalom a Calgary ’88, gigante ad Albertville ’92), 4 mondiali (2 ori a Sierra Nevada ’96), la Coppa del mondo generale vinta nel 1995 e 50 vittorie (88 podi) in Coppa del mondo (ci sarebbe anche quella nel parallelo del 1988 a Saalbach ma non venne conteggiata). Tomba è stato carabiniere, allenato da una leggenda dello sci, Gustav Thoeni – Alberto un vulcanico bolognese e Gustavo un altoatesino di pochissime parole – ed è stato sin subito un fenomeno nello sci: era il dicembre del 1984 quando vinse l’allora tradizionale Parallelo di Natale. Il debutto in Coppa del mondo il 15 dicembre del 1985, il primo podio il 14 dicembre dell’anno dopo, secondo nel gigante dell’Alta Badia vinto da Richard Pramotton, e le prime quattro vittorie su nevi italiane, dal 27 novembre del 1987 al 16 dicembre tra Sestriere (slalom e gigante), Alta Badia (gigante) e Madonna di Campiglio (slalom, con la cinghia di uno scarpone rotto!).
Alla domanda perché ci tiene tanto a ricordare che le vittorie sono 51, Tomba risponde: “Per me sono 51, ho sempre lavorato tanto per vincere, dietro a ogni vittoria o podio raggiunto c’è tanto lavoro e sacrificio che solo chi gareggia può conoscere”.
– Quale significato hanno le Olimpiadi per un atleta ?
“Sono l’evento sportivo più atteso, rappresentano un momento unico di fratellanza e di unione per tutti i popoli del mondo. Per un atleta parteciparvi è un sogno, vincerle… si può solo immaginare, sono emozioni uniche e indescrivibili”.
– Secondo lei cosa lascerà all’Italia e al mondo della montagna Milano Cortina 2026?
“Chiunque vorrebbe le Olimpiadi nel proprio Paese. Il comitato organizzatore sta lavorando per far sì che questi Giochi siano un’opportunità unica per il nostro Paese, una vetrina per i territori interessati e per l’Italia intera. So che si sta lavorando perché siano sostenibili e in grado di portare valore aggiunto: saranno grandi Olimpiadi”.
– Come valuta lo ‘stato di salute’ dello sci italiano, uomini e donne?
“Quella femminile è la squadra più forte di sempre e nelle discipline veloci sono imbattibili. Sofia (Goggia, ndr) e Federica (Brignone) stanno portando in alto il nostro tricolore ma anche gli uomini ci potrebbero dare molte soddisfazioni a Milano Cortina”.
– Da atleta cosa ricorda con maggior piacere?
“Dico sempre, il difficile non è vincere, ma è ri-vincere. Sicuramente il ricordo più bello è legato ad Albertville ‘92 dove ho avuto la riconferma in gigante. Calgary sono state le Olimpiadi della spensieratezza. A vent’anni vivi tutto in modo più semplice e senza pressioni”.
– C’è una località alla quale è particolarmente affezionato?
“L’Appennino sicuramente perché mi ricorda la mia infanzia, dove ho imparato a sciare (Corno alle Scale, ndr), poi c’è Madonna di Campiglio per l’emozione che mi dava il Canalone Miramonti”.
– Perché era unico il fenomeno Tomba-Compagnoni?
“Per la semplicità con cui ci presentavamo, veri e autentici. Deborah ha toccato il cuore delle persone non solo per le vittorie, ma anche per aver espresso una femminilità molto sobria ed elegante. Io per la forza e l’esuberanza che mettevo in gara. Erano tempi diversi, ma abbiamo rappresentato entrambi il modello degli sportivi vicini alla gente”.
– Cosa fa oggi Alberto Tomba?
“Sono ancora molto legato alla montagna – conclude il grande campione degli anni ’90 –. Vado spesso alle gare, sia maschili che femminili, e non mancano mai i miei messaggi di incoraggiamento alla squadra. Inoltre, sono ambasciatore per il turismo della Regione Emilia Romagna. Oggi mi diverto andando con le pelli: due ore per salire e due minuti per scendere”.
AGI – I Giochi di Milano Cortina “saranno grandi Olimpiadi”, “un’opportunità unica per il nostro Paese, una vetrina per i territori interessati e per l’Italia intera”: è il messaggio che Alberto Tomba, in un’intervista in esclusiva con l’AGI lancia in vista dei prossimi Giochi olimpici invernali di Milano Cortina 2026. Per la ‘Bomba’ la spedizione azzurra saprà farsi valere: “Quella femminile è la squadra più forte di sempre e nelle discipline veloci sono imbattibili: Sofia (Goggia, ndr) e Federica (Brignone) stanno portando in alto il nostro tricolore ma anche gli uomini ci potrebbero dare molte soddisfazioni”.
Alberto Tomba, 58 anni, è stato lo sciatore che con i suoi successi, anche rocamboleschi, fra cui tre ori e due argenti olimpici, ha esaltato milioni di italiani, l’atleta che ha rivoluzionato lo sci, il personaggio invidiato da tutto il mondo perché ha trasformato lo sci alpino in uno spettacolo a cielo aperto dopo la silenziosa epopea di Ingemar Stenmark. Alberto Tomba è stato l’atleta dalla grinta innata, un emiliano dal carattere estroverso, sempre con la battuta pronta, capace di richiamare le folle nei parterre e ai margini delle piste. Il 27 febbraio del 1988 per la seconda manche dello slalom speciale delle Olimpiadi di Calgary, poi vinto, la Rai interruppe la finale del Festival di Sanremo. Per tutto questo e molto altro è stato ribattezzato dai media ‘Tomba la Bomba’.
I numeri di ‘Albertone’ sono impressionanti, 5 medaglie olimpiche (3 ori, slalom gigante e slalom a Calgary ’88, gigante ad Albertville ’92), 4 mondiali (2 ori a Sierra Nevada ’96), la Coppa del mondo generale vinta nel 1995 e 50 vittorie (88 podi) in Coppa del mondo (ci sarebbe anche quella nel parallelo del 1988 a Saalbach ma non venne conteggiata). Tomba è stato carabiniere, allenato da una leggenda dello sci, Gustav Thoeni – Alberto un vulcanico bolognese e Gustavo un altoatesino di pochissime parole – ed è stato sin subito un fenomeno nello sci: era il dicembre del 1984 quando vinse l’allora tradizionale Parallelo di Natale. Il debutto in Coppa del mondo il 15 dicembre del 1985, il primo podio il 14 dicembre dell’anno dopo, secondo nel gigante dell’Alta Badia vinto da Richard Pramotton, e le prime quattro vittorie su nevi italiane, dal 27 novembre del 1987 al 16 dicembre tra Sestriere (slalom e gigante), Alta Badia (gigante) e Madonna di Campiglio (slalom, con la cinghia di uno scarpone rotto!).
Alla domanda perché ci tiene tanto a ricordare che le vittorie sono 51, Tomba risponde: “Per me sono 51, ho sempre lavorato tanto per vincere, dietro a ogni vittoria o podio raggiunto c’è tanto lavoro e sacrificio che solo chi gareggia può conoscere”.- Quale significato hanno le Olimpiadi per un atleta ?
“Sono l’evento sportivo più atteso, rappresentano un momento unico di fratellanza e di unione per tutti i popoli del mondo. Per un atleta parteciparvi è un sogno, vincerle… si può solo immaginare, sono emozioni uniche e indescrivibili”.
– Secondo lei cosa lascerà all’Italia e al mondo della montagna Milano Cortina 2026?
“Chiunque vorrebbe le Olimpiadi nel proprio Paese. Il comitato organizzatore sta lavorando per far sì che questi Giochi siano un’opportunità unica per il nostro Paese, una vetrina per i territori interessati e per l’Italia intera. So che si sta lavorando perché siano sostenibili e in grado di portare valore aggiunto: saranno grandi Olimpiadi”.
– Come valuta lo ‘stato di salute’ dello sci italiano, uomini e donne?
“Quella femminile è la squadra più forte di sempre e nelle discipline veloci sono imbattibili. Sofia (Goggia, ndr) e Federica (Brignone) stanno portando in alto il nostro tricolore ma anche gli uomini ci potrebbero dare molte soddisfazioni a Milano Cortina”.
– Da atleta cosa ricorda con maggior piacere?
“Dico sempre, il difficile non è vincere, ma è ri-vincere. Sicuramente il ricordo più bello è legato ad Albertville ‘92 dove ho avuto la riconferma in gigante. Calgary sono state le Olimpiadi della spensieratezza. A vent’anni vivi tutto in modo più semplice e senza pressioni”.
– C’è una località alla quale è particolarmente affezionato?
“L’Appennino sicuramente perché mi ricorda la mia infanzia, dove ho imparato a sciare (Corno alle Scale, ndr), poi c’è Madonna di Campiglio per l’emozione che mi dava il Canalone Miramonti”.
– Perché era unico il fenomeno Tomba-Compagnoni?
“Per la semplicità con cui ci presentavamo, veri e autentici. Deborah ha toccato il cuore delle persone non solo per le vittorie, ma anche per aver espresso una femminilità molto sobria ed elegante. Io per la forza e l’esuberanza che mettevo in gara. Erano tempi diversi, ma abbiamo rappresentato entrambi il modello degli sportivi vicini alla gente”.
– Cosa fa oggi Alberto Tomba?
“Sono ancora molto legato alla montagna – conclude il grande campione degli anni ’90 –. Vado spesso alle gare, sia maschili che femminili, e non mancano mai i miei messaggi di incoraggiamento alla squadra. Inoltre, sono ambasciatore per il turismo della Regione Emilia Romagna. Oggi mi diverto andando con le pelli: due ore per salire e due minuti per scendere”.