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Milano, chiesta l’archiviazione per la morte dello studente precipitato dall’hotel. La Procura: “Per noi il caso è chiuso”

Gen 14, 2017

Non ci sono elementi per sostenere che a causare la morte di Domenico Maurantonio abbiano concorso altre persone. Lo ha stabilito la procura di Milano, che ha trasmesso al giudice per le indagini preliminari la richiesta di archiviazione del fascicolo d’inchiesta. All’alba del 10 maggio 2015 il diciannovenne padovano precipitò da una finestra al quinto piano dell’Hotel Leonardo da Vinci a Bruzzano, dove si trovava in gita scolastica.

Appresa la notizia della richiesta di archiviazione, depositata nelle scorse settimane, il legale dei genitori di Domenico ha presentato al gip l’atto di opposizione, chiedendo che le indagini vadano avanti. Ora il giudice per le indagini preliminari dovrà decidere se archiviare (ipotesi che appare largamente la più probabile), ordinare alla Procura di svolgere ulteriori accertamenti, oppure portare direttamente a processo qualcuno con imputazione coatta.

La decisione della procura di chiedere l’archiviazione sembra confermare la prima ipotesi di indagine, formulata già l’indomani della morte del ragazzo. Ossia che mentre gli altri studenti dormivano, dopo le 5 del mattino, Maurantonio si sia sporto dalla finestra a seguito di un malore e sia caduto. Sul pavimento del corridoio su cui affaccia la finestra sono infatti state rinvenute feci. E il corpo dello studente, trovato dal personale di servizio dell’albergo, era nudo dalla vita in giù. I genitori del ragazzo hanno invece sempre ritenuto più realistico che qualcuno – forse un compagno di classe – abbia avuto un qualche ruolo nel determinare la morte del figlio. Una tesi portata avanti anche da una perizia di parte, depositata dal legale della famiglia, in cui si sosteneva che il giovane sarebbe stato sospeso a testa in giù nel vuoto prima di cadere. Alla luce di queste analisi, depositate nel giugno scorso dal difensore dei Maurantonio, la procura ha fatto ulteriori approfondimenti, che non hanno però confermato la ricostruzione dell’avvocato.

A condurre l’indagine, lunga e complessa, sono stati il sostituto procuratore Giancarla Serafini e l’aggiunto Alberto Nobili, al tempo coordinatore del dipartimento reati contro il patrimonio e cointestatario del fascicolo. Prima di Natale, per estremo scrupolo, i due magistrati avevano trasmesso all’ufficio del gip una richiesta per l’apertura dell’incidente probatorio. In pratica i pm, dopo diciotto mesi di indagini, volevano fare ennesime verifiche e analisi tecniche sul luogo della morte e sui reperti acquisiti dagli investigatori. Un atto che voleva essere una risposta al deposito da parte del legale dei Maurantonio di interi faldoni di relazioni tecniche e documenti. Ma il giudice per le indagini preliminari ha ritenuto che l’incidente probatorio (che costituisce un’anticipazione del processo, a indagini ancora in corso) non fosse necessario. I pm sono così stati liberi di chiedere l’archiviazione.

Le indagini hanno ricostruito come nella notte fra il 9 e il 10 maggio 2015 Maurantonio si sia a un certo punto trovato da solo in corridoio, dopo avere bevuto alcolici. L’autopsia ha chiarito come il giovane avesse assunto alcol in quantità consistente poco prima di precipitare. La concentrazione etilica nel suo stomaco era infatti superiore a quella rilevata nel sangue, segno che l’alcol non aveva ancora fatto a tempo a entrare in circolazione. Le versioni riferite dagli studenti del liceo scientifico Nievo di Padova, secondo cui dopo una certa ora Maurantonio non sarebbe tornato

in camera (né nelle stanze di altri ragazzi), sono state ritenute attendibili dagli investigatori. A sentire i giovani è stata la squadra Mobile padovana. Secondo i genitori di Maurantonio, invece, fra i ragazzi in gita a Milano qualcuno non avrebbe raccontato tutto quello che sapeva. “Chi sa, parli”, è l’appello che da mesi ripete la madre, Antonia Comin. Ora spetta al giudice per le indagini preliminari decidere se mettere davvero fine all’inchiesta.

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