Alla fine ha vinto la signora Annamaria Tammone. Atm rinuncia a incassare gli 836,10 euro che aveva chiesto alla 76enne, che si ferì nel tentativo di salire sul tram 9. L’incidente causò ritardi sulla linea. A pretendere la somma per l’interruzione di pubblico servizio era stato l’ufficio legale dell’azienda. Ma l’indignazione della donna che si sentiva “vittima di una beffa oltre ad avere subito un danno” – sostenuta dal figlio, l’avvocato Fabio Cesare – ha spinto Atm a studiare la pratica in modo più approfondito e ammettere l’errore.
La scelta di non rifarsi sulla signora, che inciampando alla fermata nel tentativo di prendere il tram si ruppe un braccio, è comunicata dall’azienda con una nota. “Ogni anno gestiamo in media 2.500 pratiche per interruzione di pubblico servizio – si legge -. In questa situazione c’è stata un’errata valutazione: si doveva considerare il caso come un malore e sarebbe dovuto valere il principio della involontarietà della persona. Per questo, si è deciso di “ritirare la richiesta di risarcimento”.
Dopo l’incidente, avvenuto nell’aprile scorso all’incrocio fra via Ripamonti e viale Sabotino, i tram sulla linea non poterono transitare per 135 minuti. A raccontare la vicenda fu Repubblica. Così Atm spiega l’errore, dal punto di vista burocratico: “Ogni interruzione a cui è riconosciuta una chiara negligenza da parte di un utente, come nel caso di un’auto parcheggiata sui binari del tram, l’azienda chiede un risarcimento dei danni. Il caso della signora è stato erroneamente trattato come, appunto, ‘negligenza’ e per questo è partita la procedura di richiesta danni”.
Oltre ad ammettere il disguido, Atm si dichiara “molto dispiaciuta per l’accaduto. Non è nello stile dell’azienda quello di avere un atteggiamento, come è stato definito, vessatorio o punitivo. Anzi, Atm ascolta i propri clienti e
i cittadini e consideriamo questo episodio come un caso spiacevole, ma isolato”. Scuse accettate dalla signora Tammone, che ieri sera ha incontrato il presidente di Atm Luca Bianchi. E che però rilancia: “Spero che il mio caso spinga Atm a rendere più sicuri i mezzi e le fermate per le persone anziane. E in generale per chi ha problemi a compiere movimenti impegnativi come salire sui gradini di accesso al tram. Molte amiche hanno avuto disavventure simili alla mia”.