• 19 Maggio 2024 3:59

Corriere NET

Succede nel Mondo, accade qui!

Migranti, nave madre lascia barchino a 25 miglia da Lampedusa e scappa. Tre gommoni alla deriva con centinaia a bordo, nessuno interviene

Giu 20, 2019

Una nave madre lascia un barchino pieno di migranti in zona Sar maltese a 25 miglia da Lampedusa senza motore e si allontana. Un altro barcone con 120 persone a bordo in zona Sar libica con il motore in avaria e nessun intervento in campo. Altri due gommoni in difficoltà e uno affondato.A segnalare i due nuovi casi di emergenza nel Mediterraneo sono aerei militari di Frontex, il Colibrì e Alarm Phone, il centralino a cui si rivolgono i migranti in partenza. L’imbarcazione sarebbe partita dalla Libia la notte scorsa. “A bordo – dicono i migranti – ci sono circa 120 persone, incluse 15 donne e 6 bambini. Il motore è in avaria e varie persone stanno male. Urge salvataggio immediato!”. Alarm Phone ha informato sia le autorità italiane che la Guardia costiera libica alle 14.10 ma nessuno si è mosso.

L’aereo Colibrì ha segnalato anche un gommone già affondato

Senza alcuna soluzione resta il caso Sea Watch. All’ottavo giorno in mezzo al mare al confine con le acque internazionali italiane di fronte a Lampedusa per sollecitare l’assegnazione di un porto sicuro alla nave della Ong tedesca interviene l’Onu. ” Chiediamo all’Europa di consentire lo sbarco delle persone a bordo della Sea Watch, che da otto giorni ha a bordo 43 migranti, tra cui tre minori non accompagnati. Questi – sottolinea l’Alto commissariato per i rifugiati (Unhcr) – hanno urgente bisogno di un porto sicuro che non può essere in Libia. “L’Europa ha svolto un ruolo fondamentale nella creazione dell’architettura legale che sorregge il diritto internazionale in materia di asilo – ha dichiarato Vincent Cochetel, Inviato Speciale Unhcr per il Mediterraneo Centrale – ed è giunto il momento di invocare quella storia gloriosa di assistenza alle persone in fuga da guerre, violenza e persecuzione, e di permettere ai rifugiati soccorsi di scendere a terra in sicurezza”.

L’Unhcr ribadisce che “nessun porto in Libia può essere considerato sicuro in questo momento e che nessuna persona soccorsa nel Mar Mediterraneo dovrebbe essere riportata in quel Paese”. “Sono necessari – aggiunge – sforzi rinnovati per sviluppare un approccio regionale alla gestione del soccorso nel Mediterraneo e del successivo sbarco”.

Intanto a bordo della Sea Watch i migranti sono sempre più preoccupati. Delle lettere su fogli A4 a comporre la scritta “don’t forget about us”, non dimenticatevi di noi, sorrette dalle 43 persone a bordo, è la foto postata su Twitter dalla Ong..

“Il divieto che ci impedisce di entrare nelle acque italiane – dice la portavoce della Ong tedesca Giorgia Linardi – è anche un divieto che impedisce al comandante di esercitare un suo diritto sacrosanto, quello di sbarcare prima possibile le persone in un porto sicuro, considerato lo stato di emergenza umanitaria a bordo”. Un’ “ingiustizia”, sottolinea ancora la Linardi secondo la quale, tra l’altro, la situazione a bordo sta peggiorando di giorno in giorno: il comandante sta resistendo.

Ma è sempre più forte la sua insofferenza, dell’equipaggio e delle persone a bordo. la permanenza è sempre più debilitante”.

E intanto, a sorpresa, a due giorni dalla missione americana di Salvini e dal suo incontro con il segretario di Stato Mike Pompeo, il dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha declassato l’Italia in relazione alle attività di contrasto al traffico di esseri umani. È quanto emerge dal rapporto diffuso dal dipartimento: l’Italia è stata portata al livello Tier 2. “Il governo dell’Italia – si legge – non ha raggiunto pienamente gli standard minimi per l’eliminazione del traffico, ma sta facendo sforzi significativi per farlo. Questi includono l’aumento dei fondi per l’assistenza delle vittime e la collaborazione internazionale sulle azioni giudiziarie. Tuttavia, questi sforzi non sono stati seri e sostenuti, rispetto a quelli del periodo precedente”. Inoltre, il dipartimento ha sottolineato che “nonostante l’impegno e gli sforzi del governo di Roma per reprimere le reti di traffico in Italia, c’è stato un calo nel numero di arresti di trafficanti e di indagini, rispetto al periodo precedente”.

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. Guarda la Policy

The cookie settings on this website are set to "allow cookies" to give you the best browsing experience possible. If you continue to use this website without changing your cookie settings or you click "Accept" below then you are consenting to this.

Close