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Migranti, l’Onu: “Italia responsabile per la strage dei bambini dell’ottobre 2013”

Gen 27, 2021

L’hanno definita violazione del diritto alla vita. “L’Italia ha fallito, avrebbe dovuto tutelare il diritto alla vita di oltre 200 migranti, tra cui 60 bambini, che erano a bordo di un’imbarcazione salpata dalla Libia e affondata nel Mediterraneo nell’ottobre del 2013”.

E’ un verdetto storico, capace di entrare a gamba tesa del procedimento penale che procede estremamente a rilento, quello del Comitato per i diritti umani delle Nazioni Unite, che risponde così ad un ricorso sulla strage di Lampedusa di oltre sette anni fa, presentato da alcuni sopravvissuti rappresentati dall’avvocato Andrea Saccucci.

Il Comitato per i diritti umani ritiene che l’Italia “non abbia risposto prontamente a varie chiamate di soccorso” giunte dalla barca partita nella notte del 10 ottobre 2013 dal porto libico di Zuwarah con a bordo oltre 400 adulti e bambini. In particolare, l’Italia ha omesso di spiegare il ritardo nell’invio della sua nave della marina, ITS Libra, che si trovava a solo un’ora circa dalla scena del dramma”.


“È un caso complesso. L’incidente è avvenuto nelle acque internazionali, all’interno della zona di ricerca e soccorso maltese, ma il luogo era effettivamente più vicino all’Italia e ad una delle sue navi militari. Se le autorità italiane avessero diretto immediatamente la loro nave e le barche della guardia costiera dopo le chiamate di soccorso, il salvataggio avrebbe raggiunto la nave al più tardi due ore prima che affondasse”, ha detto il membro del comitato Hélène Tigroudja.

“Gli Stati interessati – ha aggiunto Tigroudja – sono tenuti, in base al diritto internazionale del mare, a prendere provvedimenti per proteggere la vita di tutti gli individui che si trovano in una situazione di pericolo in mare. Anche se la nave che stava affondando non si trovava nella zona di ricerca e soccorso italiana, le autorità italiane avevano il dovere di appoggiare la missione di ricerca e soccorso per salvare le vite dei migranti. L’azione ritardata dell’Italia ha avuto un impatto diretto sulla perdita di centinaia di vite “.

“Una decisione storica – commenta l’avvocato Saccucci – che per la prima volta mette nero su bianco gli obblighi di soccorso degli Stati anche in acque internazionali e in zone Sar di competenza di altri Paesi. E per di più l’Italia è stata richiamata anche per il ritardo nell’accertamento penale delle responsabilità. Dopo 7 anni il procedimento è ancora in corso e rischia di andare in prescrizione”.

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