Una circolare del servizio centrale che gestisce il SIPROIMI, sigla che indica il sistema di accoglienza diffusa dei migranti, emanata su indicazione del Viminale, dispone l’uscita dalle strutture delle persone con permesso umanitario il 31 dicembre. Il decreto sicurezza, nell’abolire la protezione umanitaria, ha anche stabilito che chi è in Italia con questo titolo ottenuto in precedenza non ha più diritto all’accoglienza ma le prefetture avevano disposto che i progetti potessero essere prorogati fino alla fine dell’anno nella speranza di trovare una soluzione ed evitare di mettere la gente in strada.
“Una comunicazione – commenta Filippo Miraglia, responsabile immigrazione Arci – che rischia invece di mettere diverse migliaia di persone per strada in pieno inverno e in periodo natalizio. Tra le migliaia di persone che corrono il rischio di rimanere in strada – continua – anche famiglie con minori. Un rischio – sottolinea – aggravato dal periodo dell’anno in cui, oltre alle temperature rigide, i servizi comunali sono erogati a regime ridotto a causa delle festività. È incomprensibile – rimarca Miraglia – un provvedimento che chiede agli enti locali titolari dei progetti di mettere in strada persone e famiglie di cui si dovranno far carico loro, con risorse e strutture già sature dal disagio sociale delle città. Inoltre, è un intervento che non tiene conto della recente sentenza della Cassazione (n.29460 del 13 novembre 2019) che ha definitivamente certificato la non retroattività della legge, che quindi non può applicarsi ai progetti d’accoglienza avviati prima dell’ottobre 2018. Auspichiamo un intervento urgente del governo per scongiurare una crisi che metterebbe in grave difficoltà le persone e gli enti locali, titolari dei progetti e non solo, oltre alle organizzazioni che li gestiscono per conto dei comuni. È evidente – conclude – che per quanto riguarda l’Arci non intendiamo procedere nella direzione indicata dalla circolare e chiederemo ai comuni di presentare ricorso”.