• 2 Novembre 2024 1:24

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“Mi isolo da tutto”, così Nicolò è diventato campione di freccette

Ott 19, 2021

AGI – Nonostante in Italia sia uno sport ancora poco praticato, il gioco delle Freccette sta sfornando i suoi primi giovani talenti: la promessa più grande è Nicolò Mochi, il diciottenne marchigiano che a fine settembre si è laureato campione italiano al torneo nazionale di Caorle, in Veneto. Nato l’11 settembre 2003, Nicolò ha trionfato in coppia con Sabino Cianci e ha ottenuto un terzo posto nel singolo categoria C.

“È stata una grande emozione, ancor prima che finisse la gara mi chiedevo cosa avrei provato se avessi vinto, pensavo quasi di scoppiare in lacrime”, racconta in un’intervista all’AGI il ragazzo nato a Montegiorgio, un paesino in provincia di Fermo nelle Marche. 

Sono due, quindi, i trofei nella specialità di Soft Dart (le freccette con punta di plastica) portati a casa da Nicolò, che racconta come è nata la sua passione: “Ho iniziato a giocare a freccette cinque anni fa grazie a mio padre, che pratica questo sport da molto più tempo. Lo seguivo quando giocava, vedevo che molto spesso vinceva e allora mi sono detto di provare. Ho iniziato con l’Under 14, si sono visti subito buoni risultati e piano piano ho scalato le categorie”.

“Per vincere in questo sport innanzitutto serve sempre assoluta concentrazione“, racconta Mochi, “bisogna isolarsi da tutto ciò che c’è intorno. Non è facile, un po’ d’ansia addosso si sente sempre. Bisogna allenarsi tanto, per esempio nei giorni precedenti a un torneo io mi alleno almeno un paio d’ore al giorno, quando si tratta di campionati normali giusto qualche sera o anche da casa. Poi sto finendo anche la scuola, frequento il quinto anno dell’Istituto tecnologico Montani e adesso spero di diplomarmi con il voto più alto possibile”.

Il mondo delle freccette, però, Nicolò non ha intenzione di metterlo da parte: “A giugno del prossimo anno rappresenterò l’Italia all’Europeo, come già fatto con l’Under 18 due anni fa ottenendo un bel terzo posto. Quello sarà l’evento più importante in programma e mi voglio preparare al meglio”.

Quello delle ‘darts’ non è un mondo molto conosciuto nel nostro paese, ma si tratta di uno sport che negli ultimi anni ha avuto una crescita esponenziale. È sempre più seguito in tutto il mondo e muove grandi quantità di denaro tra premi e diritti televisivi.

La PDC (Professional Dart Corporation), presieduta da Barry Hearn, ha aiutato il movimento delle freccette a raggiungere una dimensione globale, tant’è che prima della pandemia, durante le principali competizioni del circuito i palazzetti venivano presi d’assalto da centinaia di appassionati, soprattuto nel Regno Unito. L’Italia purtroppo non ha una grande scuola, eppure gli azzurri, dal 2013, sono sempre protagonisti alla Worl Cup Of Darts (unica competizione che si gioca in coppia), anche se il tricolore non è mai riuscito a superare il primo turno.

Se l’ubicazione della casa del calcio è controversa, come hanno dimostrato gli ultimi europei, ci sono pochi dubbi che le freccette siano nate in Gran Bretagna dove restano una delle grandi passioni nazionali.

Lo sport di lanciare dardi stabilizzati con alette contro un tabellone diviso in spicchi ha sette milioni di praticanti Oltremanica, per lo più nei pub, e i campioni sono trattati da autentiche star e ricoperti di laute sponsorizzazioni.

Anche in Italia i ‘darts’ stanno cominciando lentamente a farsi conoscere, in parte grazie alla tv che prima con Sky e adesso con Dazn ne trasmette i tornei: i praticanti sono già 20mila, 2mila dei quali sono affiliati alla Federazione Italiana Gioco Freccette (Figf).

Lo sbarco nella penisola fu ufficializzato proprio dalla nascita della Figf nel 1984, circa un anno dopo l’idea di Luciano Caserta, attuale presidente della Federazione, di promuovere l’interesse per questo gioco aprendo a Treviso un pub che vendeva birra inglese.

Il circolo prese il nome di Dart Club Treviso e proprio da lì le freccette mossero i loro primi passi in Italia.

La Figf è inquadrata nella World Darts Federation (Federazione Mondiale del Gioco Freccette) e i suoi tesserati sono “giocatori di freccette” che godono di riconoscimento nazionale ed internazionale. La maggior parte degli appassionati pratica questo sport a livello amatoriale. 

Diverso il discorso in Gran Bretagna dove i ‘darts’ sono uno sport professionistico a tutti gli effetti.

I campioni di freccette vengono quasi tutti dalla Gran Bretagna e monopolizzano la top 10 del ranking ufficiale della PDC (Professional Dart Corporation) che per il titolo mondiale assicura premi fino a 600mila euro: un gallese, due scozzesi e cinque inglesi nelle primissime posizioni, tra cui figura Rob Cross (4°) fresco vincitore dei  campionati europei svoltisi a Salisburgo (Austria) dal 14 al 17 ottobre.

Il classe 1990 nativo di Pembury, ha avuto la meglio in finale sull’olandese Michael Van Gerwen (2° al mondo dopo essere stato in testa al ranking per 7 anni di fila).

Insomma, da passatempo da bar le freccette sono diventate una delle principali industrie in Europa, facendo girare un sacco di soldi grazie a infinite sponsorizzazioni. Il prossimo passo sarebbe quello di diventare disciplina olimpica, ma bisogna che lo sport sia praticato diffusamente in almeno 75 nazioni di almeno 4 continenti.

AGI – Nonostante in Italia sia uno sport ancora poco praticato, il gioco delle Freccette sta sfornando i suoi primi giovani talenti: la promessa più grande è Nicolò Mochi, il diciottenne marchigiano che a fine settembre si è laureato campione italiano al torneo nazionale di Caorle, in Veneto. Nato l’11 settembre 2003, Nicolò ha trionfato in coppia con Sabino Cianci e ha ottenuto un terzo posto nel singolo categoria C.
“È stata una grande emozione, ancor prima che finisse la gara mi chiedevo cosa avrei provato se avessi vinto, pensavo quasi di scoppiare in lacrime”, racconta in un’intervista all’AGI il ragazzo nato a Montegiorgio, un paesino in provincia di Fermo nelle Marche. 
Sono due, quindi, i trofei nella specialità di Soft Dart (le freccette con punta di plastica) portati a casa da Nicolò, che racconta come è nata la sua passione: “Ho iniziato a giocare a freccette cinque anni fa grazie a mio padre, che pratica questo sport da molto più tempo. Lo seguivo quando giocava, vedevo che molto spesso vinceva e allora mi sono detto di provare. Ho iniziato con l’Under 14, si sono visti subito buoni risultati e piano piano ho scalato le categorie”.
“Per vincere in questo sport innanzitutto serve sempre assoluta concentrazione”, racconta Mochi, “bisogna isolarsi da tutto ciò che c’è intorno. Non è facile, un po’ d’ansia addosso si sente sempre. Bisogna allenarsi tanto, per esempio nei giorni precedenti a un torneo io mi alleno almeno un paio d’ore al giorno, quando si tratta di campionati normali giusto qualche sera o anche da casa. Poi sto finendo anche la scuola, frequento il quinto anno dell’Istituto tecnologico Montani e adesso spero di diplomarmi con il voto più alto possibile”.
Il mondo delle freccette, però, Nicolò non ha intenzione di metterlo da parte: “A giugno del prossimo anno rappresenterò l’Italia all’Europeo, come già fatto con l’Under 18 due anni fa ottenendo un bel terzo posto. Quello sarà l’evento più importante in programma e mi voglio preparare al meglio”.
Quello delle ‘darts’ non è un mondo molto conosciuto nel nostro paese, ma si tratta di uno sport che negli ultimi anni ha avuto una crescita esponenziale. È sempre più seguito in tutto il mondo e muove grandi quantità di denaro tra premi e diritti televisivi.
La PDC (Professional Dart Corporation), presieduta da Barry Hearn, ha aiutato il movimento delle freccette a raggiungere una dimensione globale, tant’è che prima della pandemia, durante le principali competizioni del circuito i palazzetti venivano presi d’assalto da centinaia di appassionati, soprattuto nel Regno Unito. L’Italia purtroppo non ha una grande scuola, eppure gli azzurri, dal 2013, sono sempre protagonisti alla Worl Cup Of Darts (unica competizione che si gioca in coppia), anche se il tricolore non è mai riuscito a superare il primo turno.
Se l’ubicazione della casa del calcio è controversa, come hanno dimostrato gli ultimi europei, ci sono pochi dubbi che le freccette siano nate in Gran Bretagna dove restano una delle grandi passioni nazionali.
Lo sport di lanciare dardi stabilizzati con alette contro un tabellone diviso in spicchi ha sette milioni di praticanti Oltremanica, per lo più nei pub, e i campioni sono trattati da autentiche star e ricoperti di laute sponsorizzazioni.
Anche in Italia i ‘darts’ stanno cominciando lentamente a farsi conoscere, in parte grazie alla tv che prima con Sky e adesso con Dazn ne trasmette i tornei: i praticanti sono già 20mila, 2mila dei quali sono affiliati alla Federazione Italiana Gioco Freccette (Figf).
Lo sbarco nella penisola fu ufficializzato proprio dalla nascita della Figf nel 1984, circa un anno dopo l’idea di Luciano Caserta, attuale presidente della Federazione, di promuovere l’interesse per questo gioco aprendo a Treviso un pub che vendeva birra inglese.
Il circolo prese il nome di Dart Club Treviso e proprio da lì le freccette mossero i loro primi passi in Italia.
La Figf è inquadrata nella World Darts Federation (Federazione Mondiale del Gioco Freccette) e i suoi tesserati sono “giocatori di freccette” che godono di riconoscimento nazionale ed internazionale. La maggior parte degli appassionati pratica questo sport a livello amatoriale. 
Diverso il discorso in Gran Bretagna dove i ‘darts’ sono uno sport professionistico a tutti gli effetti.
I campioni di freccette vengono quasi tutti dalla Gran Bretagna e monopolizzano la top 10 del ranking ufficiale della PDC (Professional Dart Corporation) che per il titolo mondiale assicura premi fino a 600mila euro: un gallese, due scozzesi e cinque inglesi nelle primissime posizioni, tra cui figura Rob Cross (4°) fresco vincitore dei  campionati europei svoltisi a Salisburgo (Austria) dal 14 al 17 ottobre.
Il classe 1990 nativo di Pembury, ha avuto la meglio in finale sull’olandese Michael Van Gerwen (2° al mondo dopo essere stato in testa al ranking per 7 anni di fila).
Insomma, da passatempo da bar le freccette sono diventate una delle principali industrie in Europa, facendo girare un sacco di soldi grazie a infinite sponsorizzazioni. Il prossimo passo sarebbe quello di diventare disciplina olimpica, ma bisogna che lo sport sia praticato diffusamente in almeno 75 nazioni di almeno 4 continenti.

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