MILANO – Indagini chiuse e vertici di Vivendi indagati. Dopo circa tre anni dall’apertura del fascicolo la procura di Milano ha notificato la chiusura indagini a Vincent Bolloré e Arnauld De Puyfontaine, nel 2016 rispettivamente presidente del consiglio di sorveglianza e Ceo del colosso francese dei media: l’accusa, formalizzata dalla pm Silvia Bonardi, è quella di aver manipolato le informazioni rivolte al mercato nel tentativo di scalare Mediaset. Notifica che avviene quando i fronti aperti della battaglia tra le due società – dal ricorso al Tar all’emendamento “salva Mediaset” – sembrano arrivati a un punto di svolta.
Tutto cominciò nel 2015, quando i francesi si sedettero a un tavolo “apparentemente” per trattare con il gruppo guidato da Piersilvio Berlusconi per l’acquisto del 100 per cento di Mediaset Premium e per lo scambio del 3,5 per cento di azioni di Vivendi con il 3,5 per cento di azioni Mediaset. Venne siglato un accordo nell’aprile del 2016, ma ben presto la situazione naufragò: già da luglio dello stesso anno i francesi accusarono il Biscione prima in merito alle autorizzazioni per la fornitura al pubblico di servizi pay per view, poi avendo da ridire sui risultati previsionali di Mediaset Premium.
“Una sistematica attività di pretestuosa contestazione” la definisce la pm nell’atto di chiusura indagini. Per l’accusa il vero scopo di Vivendi era quello di spingere Mediaset “in modo del tutto artificioso” alla rinegoziazione dell’accordo. In particolare per quanto riguarda tre comunicati diffusi dai francesi che per la pm avevano un unico obbiettivo finale: quello di far abbassare il prezzo del titolo di Mediaset, forzando il mercato a credere che fosse stata mal rappresentata la situazione economico finanziaria di Mediaset Premium, e quindi salire al 24,99 per cento del capitale del Biscione.
Un attacco in piena regola per la pm che contesta anche le mancate comunicazioni alla Consob da parte di Vivendi, tra cui quella di essersi avvalsa di Mediobanca “per la preparazione, lo studio e l’analisi di diversi scenari operativi relativi all’acquisizione di consistenti pacchetti azionari di Mediaset spa, fino alla costituizione di un trust presso la Simon Fiduciaria”. Le indagini, condotte dal nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di Finanza, hanno portato anche all’imputazione di Bollorè per un’altra vicenda: una presunta “condotta manipolativa” sul titolo Premafin risalente al 2010 (reato vicino alla prescrizione).
“Vivendi ribadisce di aver acquisito la propria partecipazione in Mediaset nel rispetto di tutte le leggi applicabili – scrivono in una nota i francesi – , di aver sempre comunicato in modo trasparente al mercato e alle autorità di regolamentazione e che i suoi attuali ed ex dirigenti sono estranei a tali circostanze o hanno agito nel pieno rispetto della legge”.