AGI – I mercati continuano a zoppicare e a mostrarsi incerti in vista della riunione odierna della Federal Reserve e mentre le Borse asiatiche s’indeboliscono, dopo che a gennaio l’attività manifatturiera della Cina ha registrato la quarta contrazione consecutiva. Anche i future a Wall Street perdono colpi, specie quelli sull’S&P e sul Nasdaq, dopo una chiusura in ordine sparso, in attesa della Fed e dopo che il rally delle big tech legato all’intelligenza artificiale ha subito una battuta d’arresto nell’after hour, con il titolo di Alphabet che perde quasi il 6% e quello di Microsoft in calo, poiché entrambe le big, nonostante degli ottimi risultati trimestrali, non sono riuscite a convincere gli investitori che la crescita dell’AI terrà il passo coi massicci investimenti necessari quest’anno per consentire ai data center e ai server di fornire un’intelligenza artificiale generativa adeguatamente remunerativa.
Più in generale oggi c’è attesa per la decisione di politica monetaria della Federal Reserve, mentre si riducono a meno del 50% le possibilità di un taglio dei tassi Fed a marzo. Lo scorso dicembre, la banca centrale statunitense ha segnalato che avrebbe potuto ridurre i tassi sei volte quest’anno, alimentando le speranze di un taglio già a marzo, ma da allora i funzionari delle banche centrali si sono generalmente mossi con prudenza per mitigare queste aspettative, e i mercati monetari attualmente si stanno orientando verso un primo taglio dei tassi entro maggio. Più nel dettaglio, oggi le Borse cinesi arretrano, con Hong Kong giù di oltre l’1% e Shanghai in perdita di più di mezzo punto percentuale e di oltre il 6% questo mese, dopo che ieri il Pmi manifatturiero si è contratto a 49 punti, a causa della debolezza della domanda del Dragone.
Pechino è intervenuta ripetutamente questa settimana per contenere le perdite dell’azionario, ma finora non c’è riuscita a causa della grave crisi dell’immobiliare, aggravata dal fallimento del colosso Evergrande, e dalla mancanza di adeguate misure di stimolo da parte del governo. Tokyo termina a +0,61% con il Nikkei che segna il miglior gennaio dal 1998, anche se crescono le aspettative per un imminente cambiamento della BOJ sulla politica monetaria. Intanto Seul arretra lievemente e il dollaro australiano scende dello 0,6% dopo che oggi i prezzi al consumo australiani sono rallentati più del previsto nel quarto trimestre, scendendo al minimo di due anni e aumentando le scommesse su imminenti tagli dei tassi.
A Wall Street i future sul Dow Jones sono invariati e quelli sull’S&P e sul Nasdaq arretrano rispettivamente sotto e sopra il mezzo punto percentuale, dopo una chiusura mista e sulla scia dei rendimenti sui Treasury, che viaggiano contrastati, dopo che ieri il report Jolts ha mostrato un aumento inaspettato a dicembre della creazione di posti di lavoro a 9 milioni, riducendo le scommesse su un taglio dei tassi di 25 punti base da parte della Fed a marzo. A pesare sui future oggi è anche il pesante rosso di Alphabet e quello più contenuto di Microsoft nell’after hour, che innervosisce gli investitori in vista delle trimestrali di domani di Apple e Amazon e di quella di Meta di venerdì.
Da segnale che ieri a Wall Street le azioni di General Motors sono aumentate dell’8% dopo le prospettive ottimistiche per il 2024, mentre il titolo di United Parcel Service (Ups ) è sceso di oltre il 7% dopo che la più grande azienda di consegne pacchi al mondo ha previsto ricavi annuali inferiori alle aspettative e ha annunciato un piano per tagliare 12.000 posti di lavoro per contenere i costi. In rialzo invece I future sull’EuroStoxx 50, dopo che le Borse europee hanno chiuso in rialzo, sostenute dai dati sulla crescita nell’Unione europea, con Madrid e Milano al top, rispettivamente a +1,5% e a +1,29%. A sostenere I listini sono stati i dati sul Pil dell’Unione Europea, che nel quarto trimestre è restato fermo, evitando la recessione ma confermando la stagnazione in atto.
Più nel dettaglio, il Pil spagnolo ha registrato un’espansione dello 0,6% negli ultimi tre mesi del 2023 e il Pil italiano, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, nel 2023 è aumentato dello 0,7% rispetto al 2022, chiuso a +3,7%. Intanto il prezzo del petrolio continua i suoi tira e molla e in Asia oggi arretra, dopo aver chiuso ieri sera in rialzo a New York, con il Wti che resta sotto i 78 dollari e il Brent che viaggia sopra quota 82 dollari. Gli investitori stanno valutando il rischio di un’escalation del conflitto in Medio Oriente sulla scia delle crescenti tensioni tra gli Stati Uniti e l’Iran, dopo l’attacco di un drone da parte di militanti sostenuti da Teheran sulle forze statunitensi in Giordania. Oltre alla Fed di oggi, domani la BoE sarà chiamata a decidere sui tassi e, dopo l’inatteso rialzo dei prezzi, potrebbe mostrare un atteggiamento più cauto sui futuri tagli del costo del denaro. Inoltre negli Usa saranno da monitorare i dati di venerdi’ sul mercato del lavoro, con la crescita dei nuovi occupati che dovrebbe rallentare.