AGI – Tutta questa settimana sarà caratterizzata dall’assenza degli operatori cinesi per la Golden Week. L’attenzione sarà quindi prevalentemente rivolta sugli importanti dati macro in arrivo dagli Usa, a partire, lunedì, dall’indice Ism manifatturiero e, mercoledì, da quello dei servizi.
Il piatto forte sarà invece, venerdì, quello dei dati sul mercato del lavoro Usa di settembre. Il rapporto mensile sulle paghe degli americani dovrebbe mostrare un altro mese di robusta creazione di posti di lavoro e un tasso di disoccupazione vicino al livello più basso da 50 anni a questa parte.
Su questo fronte sono dunque attese buone indicazioni che rafforzerebbero lo scenario, sgradito ai mercati, di un ulteriore rialzo di 75 punti base da parte della Fed nella prossima riunione di inizio novembre. Al momento il mercato monetario prezza con circa il 90% questa eventualità.
Dall’altra parte dell’Atlantico, in Germania, c’è attesa per la pubblicazione, giovedì, dei dati sugli ordinativi di fabbrica e venerdi’ per quelli sulla produzione industriale, che serviranno a valutare gli impatti della crisi energetica sul settore industriale tedesco, alla luce della debolezza evidenziata dall’indice Ifo negli ultimi mesi.
Tra le banche centrali sono attese, martedì, le decisioni di quella australiana e mercoledì di quelle neozelandese e polacca, con il consenso degli analisti orientato verso un doppio rialzo dei tassi di mezzo punto percentuale per i primi due istituti e di 25 punti base per quello dell’est europeo. Infine, da monitorare, mercoledì, la riunione dell’Opec+.
Tra due settimane usciranno anche gli attesi dati sull’inflazione Usa a ottobre, che molti analisti sperano mostrino uno scenario diverso di riduzione dei prezzi, che consenta alla Fed di ridurre le sue pressioni sui rialzi dei tassi.
“Il trend sui mercati resta comunque negativo, ma il fatto che le banche centrali siano intervenute ha un po’ placato il nervosismo, perché se non interveniva la Bank of England erano guai”, commenta Vincenzo Bova, strategist di MtsCapitalservices. “Settembre si sapeva che sarebbe stato un mese difficile – aggiunge – Ora inizia una fase laterale. Nell’immediato c’è parecchio invenduto ed è probabile che nelle prossime settimane ci sia qualche rimbalzo, ma sono movimenti temporanei, il trend resta al ribasso. Da agosto il poi lo S&P ha perso tra il 10% e il 15%. E per invertire il trend attuale a Wall Street dovremmo riuscire a tornare sui livelli di metà agosto”.
“Sull’obbligazionario – aggiunge Bova – penso che questa settimana abbiamo toccato i massimi, specie sulla parte lunga delle curva. Anche perché più le banche centrali alzano i tassi e più i mercati prezzano la recessione. Il 4% sul decennale Usa, il 2% sul Bund e quasi il 5% sul Btp penso che siano livelli che non rivedremo facilmente, a meno che, ma non credo, il nuovo governo Meloni non dovesse piacere ai mercati. Questa settimana si è arrivati a quei livelli soprattutto per colpa dello tsunami finanziario in Gran Bretagna”.
“Sul fronte valutario, invece penso che il superdollaro possa perdere qualcosa, ma poco. S’indebolirà veramente solo quando la Fed inizierà ad arrestare il rialzo dei tassi”.