MILANO – Il rialzo dei beni rifugio è uno degli effetti collaterali dell’incertezza che si è impossessata dei mercati, dopo il recupero di Donald Trump nella corsa alla Casa Bianca favorito dal nuovo scontro Fbi-Clinton sull’utilizzo delle e-mail della candidata democratica. Il lingotto d’oro si è portato ai massimi da un mese, oltre quota 1.300 dollari l’oncia a Hong Kong, mentre i listini europei trattano deboli in scia alle performance dell’Asia. Milano segna un calo dello 0,15% in avvio, Francoforte perde lo 0,3%, Parigi lo 0,2% come Londra.
Ancora il ribasso il peso messicano: la divisa del Paese centramericano soffre l’idea che possa vincere il candidato repubblicano, che aprirebbe uno scenario difficile per le aziende esportatrici messicane. Anche la Federal Reserve ha deciso di “congelarsi” prima dell’esito delle urne: ieri ha lasciato invariato il costo del denaro, come ampiamente atteso, ma segnalato la possibilità di un rialzo a dicembre. Ormai i mercati danno per scontato che ci sarà la stretta monetaria nell’ultima riunione dell’anno e secondo i future sui Fed Funds le chances di un ritocco dei tassi sono al 78 per cento.
“Sui mercati sta continuando l’avversione al rischio”, sintetizza Chris Weston di IG a Bloomberg. “Abbiamo raggiunto un punto in cui i gestori riducono il rischio, aumentano gli investimenti liquido e sono felici di laciare stare questa piccola tempesta di incertezza. C’è un perfetto clima per gli ‘short sellers’, coloro che scommettono contro i tioli in una combinazione di incertezza e scommesse alternative”.
Lo S&P500 di Wall Street è reduce da una striscia negativa di sette sedute, che non si vedeva dal novembre del 2011: ieri sera ha limato lo 0,65%, il Dow Jones lo 0,43% e il Nasdaq lo 0,93%. La Borsa di Tokyo è invece rimasta chiusa per festività: in Giappone si celebra oggi la Bunka no hi, ovvero la Giornata nazionale della cultura. In tutto il Paese vengono promosse cerimonie per premiare gli studenti promettenti e tutti coloro che hanno contribuito a far crescere la cultura della nazione. In Cina, il settore dei servizi ha messo a segno altri passi di espansione a ottobre fornendo nuovi elementi sulla stabilizzazione dell’economia: l’indice Caixin Services PMI (Purchasing Managers’ Index), sponsorizzato da Caixin Media, è salito a quota 52,4 rispetto a 52 di settembre. I listini della prima economia asiatica hanno trattato in controtendenza con il resto dell’area, in leggero rialzo: Shanghai +0,84% e Shenzhen +0,47%.
L’attenzione resta rivolta alle Banche centrali: si aspetta il Bollettino economico della Bce, mentre la Banca d’Inghilterra decide sui tassi d’interesse. Dall’Istat arrivano i dati sulla disoccupazione, programmati anche per il resto dell’Eurozona, mentre in Gran Bretagna viene pubblicato il Pmi sui servizi. L’euro è in lieve crescita sul dollaro dopo che ieri la Fed Usa ha lasciato i tassi fermi aprendo a un loro aumento a dicembre. La moneta unica viene scambiata a 1,11 sul dollaro. Si rafforza anche lo yen a 102,7 (+0,6%) rispetto al biglietto verde. Lo spread tra Btp decennali e omologhi tedeschi apre a 155 punti, in leggero rialzo da ieri quando aveva comunque vissuto una fiammata sopra quota 160, dovuta alle incertezze sull’esito del referendum costituzionale. Il rendimento si attesta all’1,67%. Si mantiene elevata distanza dal differenziale Bonos/Bund, che segna 110 punti per un tasso dell’1,23%.
Sul fronte delle materie prime, lieve risalita del prezzo del petrolio sui mercati dopo che ieri è sceso sotto quota 45 a causa dell’aumento delle scorte Usa. Il greggio Wti quota così 45,7 dollari al barile con un aumento di 40 centesimi mentre il Brent sale a 47,4 dollari al barile. Come accennato, i prezzi dell’oro sono in rialzo sui mercati: il metallo con consegna immediata sale dell’1,4% a 1306 dollari l’oncia dopo che ieri sera la Fed Usa ha deciso di lasciare i tassi invariati aprendo la strada comunque a un loro aumento a dicembre.