Un’asta che ha scritto la storia della Mclaren e che ha dato un segno al mondo delle icone senza tempo a quattro ruote. Tra hypercar e pezzi da museo, Abu Dhabi ha visto svolgersi l’evento più atteso dell’anno per i collezionisti di auto: l’asta RM Sotheby’s 2025. 30 auto che si sono susseguite a suon di rilanci da milioni di euro, e tra queste una ha segnato un record. La McLaren F1 del 1994, telaio “chassis 014”, che con una cifra finale superiore ai 25 milioni di dollari è entrata ufficialmente nella storia come la McLaren più costosa mai venduta all’asta.
La più preziosa di sempre
L’esemplare protagonista dell’asta non è solo una delle 64 mai uscite da Mclaren, ma possiede una storia in grado di aumentarne il fascino. Consegnata inizialmente alla famiglia reale del Brunei, la McLaren F1 chassis 014 ha poi vissuto una vita itinerante, passando dal Regno Unito agli Stati Uniti, fino ad arrivare in Danimarca. Un percorso che ha contribuito a costruirne il mito, ma che non è l’unico elemento a renderla così speciale.
Nel 2007 l’auto è tornata a Woking, quartier generale McLaren, per un refitting completo eseguito direttamente dalla Casa. In quell’occasione è stato installato l’ambitissimo High Downforce Kit, che migliora l’aerodinamica senza snaturare l’equilibrio originale del progetto, e sono stati adottati interni ispirati alla versione LM, una delle più estreme e desiderate. Il risultato è una F1 ancora più rara nel raro, una combinazione che ha fatto lievitare l’interesse degli offerenti fino a superare nettamente il precedente record, fissato intorno ai 20,5 milioni di dollari.
Da Schumacher a Hamilton
A rendere questa McLaren F1 ancora più affascinante c’è un dettaglio che intreccia il mondo delle supercar con quello della Formula 1. Prima della riverniciatura del 2007, il battitacco della porta era stato firmato da Michael Schumacher. La data è precisa: 12 marzo 1996, appena due giorni dopo il ritiro del tedesco al Gran Premio d’Australia. Un autografo che racconta un momento storico e che lega la F1 stradale a una delle più grandi leggende dell’automobilismo.
Dopo il restauro e il cambio di livrea, oggi nel classico ed elegantissimo Ibis White, un altro campione ha lasciato il segno. Sul vano bagagli sinistro campeggia la firma di Lewis Hamilton, allora giovane promessa al debutto in Formula 1 con McLaren, destinato a diventare a sua volta sette volte campione del mondo. Due firme, due epoche diverse, unite da un’unica auto simbolo.
Potenza e lusso senza tempo
La McLaren F1 è stata, fin dal suo debutto, un oggetto fuori scala. Progettata da Gordon Murray con un’ossessione maniacale per la leggerezza e la purezza di guida, è stata prodotta in soli 64 esemplari stradali. Ogni unità è, di fatto, un’opera d’arte tecnica. Il motore V12 aspirato di origine BMW, montato in posizione centrale, non era solo potente, ma incredibilmente raffinato, capace di offrire prestazioni assolute senza ricorrere a sovralimentazioni o compromessi elettronici.
Per anni la F1 ha detenuto il titolo di auto di serie più veloce del mondo, con una velocità massima di 391 km/h, un dato che ancora oggi impressiona se contestualizzato nel periodo storico. Ma ciò che continua a far crescere il suo valore non sono solo i numeri: è l’idea stessa di supercar che rappresenta. Un’auto pensata prima di tutto per il pilota, con il posto guida centrale, materiali all’avanguardia e soluzioni tecniche che ancora oggi fanno scuola.
L’asta di Abu Dhabi non è quindi solo un nuovo record economico. È la conferma definitiva che la McLaren F1 è entrata, senza possibilità di ritorno, nel pantheon delle auto leggendarie. E che il suo valore, simbolico prima ancora che monetario, è destinato a crescere ancora.