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Maxi sbarco a Lampedusa, 576 migranti su un peschereccio

Nov 21, 2023

AGI – Maxi sbarco di migranti a Lampedusa. In 576, originari di Egitto, Siria, Iraq, Marocco, Pakistan e Bangladesh, sono sbarcati a bordo di un peschereccio. La Guardia di finanza e la Guardia costiera hanno agganciato e scortato l’imbarcazione fino al molo commerciale. Il natante sarebbe salpato alle 22 di domenica da Zwara, in Libia. A seguire sono approdati in 43, di nazionalità gambiana, guineana, malese e senegalese partiti, sempre domenica sera, da Sfax in Tunisia.

Ieri, in tutto, sono stati 12, con un totale di 1.087 persone, gli sbarchi sull’isola dove, davanti a Capo Ponente, c’è stato un altro naufragio con una bambina morta e, secondo il racconto dei superstiti, otto dispersi fra cui due bambini. Sono 907, fra cui 75 minori non accompagnati, i migranti ospiti dell’hotspot. Ieri sera sono state trasferite 187 persone da poco arrivate a Porto Empedocle. Su disposizione della prefettura di Agrigento, circa 130 lasciano l’isola questa mattina con il traghetto di linea per Porto Empedocle. 

Nell’hotspot 907 ospiti. La Croce rossa: presidio di umanità

“Ieri ci sono stati 11 sbarchi e attualmente sono 907 le persone migranti accolte all’hotspot gestito dalla Croce rossa italiana a Lampedusa”. Lo rende noto Serena Corniglia, operatrice Cri dal centro di contrada Imbriacola. Ai sopravvissuti del naufragio di ieri la Croce rossa sta dando assistenza psicologica con il suo team, oltre a fornire a tutti i migranti ospitati il necessario per una prima accoglienza.

“Il naufragio, i dispersi e la morte di una bambina di 2 anni, rappresentano l’ennesima tragica notizia di un fenomeno che non si ferma e che vede Lampedusa vivere ancora una volta il dramma delle migrazioni”, dice Debora Diodati, vicepresidente della Croce rossa italiana. “Siamo grati ai nostri operatori che da mesi garantiscono un presidio di umanità e di prima accoglienza come a tutti i soccorritori, alle forze in campo che fanno fronte ad una situazione difficile e non da ultimo alla comunità lampedusana”, conclude. 

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