• 22 Maggio 2024 3:15

Corriere NET

Succede nel Mondo, accade qui!

Marisa Bruni Tedeschi: “Che vita ho vissuto, care figlie mie”

Mar 6, 2017

“Suono il pianoforte un’ora e mezzo tutti i giorni: la vecchiaia deve essere laboriosa”, Marisa Bruni Tedeschi, pianista e attrice torinese, compirà 87 anni il prossimo primo aprile, ma la parola “pensionata” non fa parte del suo vocabolario. Perché suona, recita, si occupa dei quattro nipoti, viaggia e ha anche scritto la sua autobiografia. Domani alle 18 alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo (via Modane 16, ingresso libero) verrà presentato il suo libro “Care figlie vi scrivo”, uscito lo scorso anno in Francia e ora tradotto in italiano e pubblicato da La Nave di Teseo, l’autrice ne parlerà con Cesare Martinetti e ad ascoltarla ci saranno le due figlie Valeria e Carla, il genero Nicolas Sarkozy, la sorella Gigì. È un libro dove Marisa Borini, che nel 1959 sposò l’industriale e compositore Alberto Bruni Tedeschi, si mette completamente a nudo raccontando amori e tradimenti, passioni e dolori, incontri e viaggi: “Volevo che le mie figlie conoscessero la mia infanzia — racconta con voce squillante da Parigi dove vive dal 1973 — quello che ho vissuto durante il fascismo, durante la guerra. Così ho cominciato a scrivere quello che mi era successo da ragazza e l’ho fatto leggere a Carla e Valeria, mi hanno subito detto che dovevo proseguire e raccontare tutta la mia vita e io ho accettato a una sola condizione: dirò tutta la verità su tutto e su tutti, racconterò come sono, non mentirò, alla mia età non mi interessa essere criticata”. Ecco allora il racconto del grande amore per Arturo Benedetti Michelangeli o del grande dolore per la morte del figlio Virginio, ma Marisa, da piccola o da grande, non sa cosa sia la depressione: “Sono nata di buon umore! Certo, ho avuto i miei guai e momenti belli, ho vissuto una grande tragedia, ma ho accettato sempre tutto, a otto anni ero già saggia”.

Se dico Torino qual è la prima cosa che le viene in mente?

“La mia casa, è quella che nel libro chiamo “la casa della felicità”, perché è la casa dove sono andata a vivere appena sposata, quella dove sono nati i miei tre figli ed è la casa dove oggi abita Patrizia Sandretto”.

Le manca Torino?

“Sì, mi manca Torino e mi manca anche l’Italia. Torino mi piace, mi piacciono i portici, le case, ma ormai ci vengo poco, non ho più nessuno qui. Ma ho tanti ricordi, penso a Baratti, al Teatro Regio”.

Per tredici anni suo marito è stato sovrintendente del Teatro Regio, che ricordi ha di quegli anni?

“Tantissimi e bellissimi! Quelli erano anni difficili, il Regio da ricostruire, le stagioni al Teatro Nuovo… Mio marito fece tantissimo per la rinascita del teatro: era un industriale, si occupava di finanza, lo sapeva gestire economicamente e poi penso ai grandi spettacoli che fece allestire al Regio come la “Tetralogia” che veniva da Bayreuth o la “Salome” con la regia di Visconti che aveva debuttato a Spoleto, penso ai grandi nomi che venivano a cantare, da Di Stefano a Corelli alla Tebaldi. Sono stati anni intensissimi e bellissimi, ricordo le prove, le discussioni con i divi, poi andavamo alla Scala, a Vienna a vedere gli spettacoli”.

Ma è vero che suo marito non volle ascoltare Pavarotti?

“È vero. Gli dissero che c’era un giovane cantante che voleva fare un’audizione, si chiamava Pavarotti, e lui disse che con quel cognome non avrebbe di sicuro fatto carriera…”.

Suona sempre Bach tutti i giorni?

“Sì, anche se in questi giorni per l’uscita del libro sono molto impegnata. Bach lo suono tutti i giorni e poi ho ripreso a studiare il “Primo concerto per pianoforte e orchestra” di Beethoven, lo avevo suonato l’ultima volta nel 1983 per una tournée organizzata dal mio amico Riccardo Caramella. Da allora non l’avevo più toccato eppure me lo ricordo ancora tutto a memoria e ho più facilità a suonarlo adesso di allora: il cervello fa uno strano cammino. Il fatto è che non mi fermo mai e poi penso che la vecchiaia sia un lavoro e vada affrontata nel modo giusto: bisogna allenare il cervello e i muscoli, io per esempio nuoto molto, studio, mi occupo dei nipoti”.

Le sue figlie le assomigliano?

“No, abbiamo temperamenti diversi, c’è una cosa che ci accomuna però, non sappiamo che cosa sia la pigrizia, siamo tre donne che hanno sempre avuto la capacità di lavorare

tantissimo”.

Quali sono i suoi impegni futuri?

“Il mio sogno è inculcare la passione per la musica nei miei quattro nipoti, voglio che entrino in questo mondo, non necessariamente come professionisti, ma voglio che ascoltino musica, che amino la musica, voglio portarli al Festival di Salisburgo, ad ascoltare concerti. Per me la musica è fondamentale come l’aria che respiro, spero possa essere così anche per loro”.

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. Guarda la Policy

The cookie settings on this website are set to "allow cookies" to give you the best browsing experience possible. If you continue to use this website without changing your cookie settings or you click "Accept" below then you are consenting to this.

Close