• 14 Marzo 2025 19:22

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Marco Bianchi condannato all’ergastolo per l’omicidio di Willy, 28 anni per il fratello Gabriele

Mar 14, 2025

AGI – La Corte d’Appello di Roma ha condannato Marco Bianchi all’ergastolo nel processo bis per la morte di Willy Monteiro Duarte, brutalmente ucciso il 6 settembre 2020, a Colleferro. Il fratello maggiore Gabriele Bianchi, invece, i giudici hanno emesso una condanna a 28 anni di carcere perché gli sono state concesse le attenuanti generiche.

 

“Noi non siamo dei mostri, chiediamo scusa alla famiglia di Willy per il dolore che prova e per quello che è avvenuto”, avevano detto i due prima che i giudici entrassero in camera di consiglio. Marco Bianchi aveva però ammesso di aver tirato un calcio alla vittima. La procura generale di Roma aveva chiesto la pena dell’ergastolo per i due fratelli nell’udienza che si è svolta lo scorso 17 gennaio. 

Mamma Willy, non lo riavremo, a noi resta foto

“Le condanne dei ragazzi non ci ridanno Willy. Spero solo che questi ragazzi apprezzino il fatto che sono vivi e i loro familiari possono vederli e sentire la loro voce. Invece a noi di Willy è rimasta solo una fotografia da guardare. E la sua voce è solo un ricordo lontano”: Così Lucia Monteiro Duarte dopo la sentenza all’ergastolo per il 26enne Marco Bianchi, 26 anni e a 28 anni di reclusione per il fratello 30enne Gabriele, nel processo per l’omicidio di suo figlio Willy.

“Mi auguro che i fratelli Bianchi imparino a rispettare gli altri e a fare in modo che un’altra famiglia non viva quello che abbiamo vissuto noi”, ha aggiunto.

I fratelli Bianchi in aula, ‘non siamo mostri’

 

“Noi non siamo dei mostri, chiediamo scusa alla famiglia di Willy per il dolore che prova e per quello che è avvenuto”. Così i fratelli Gabriele e Marco Bianchi al processo d’appello bis per la morte di Willy Monteiro Duarte, brutalmente ucciso il 6 settembre 2020, a Colleferro. Oggi è prevista la sentenza. I fratelli Bianchi hanno deciso di parlare in aula. “Non l’ho colpito. Io morirò in carcere, ma non ammetterò mai” un reato che non ho commesso “Willy non l’ho colpito. Questo è certo e non dirò mai una cosa per un’altra”, spiega Gabriele Bianchi.

 

“Sono addolorato per la morte di Willy tanto che sto frequentando un corso per la giustizia riparativa. A me dispiace intensamente per quello che è successo, farei di tutto” per cambiare le sorti di quella notte. “Oggi sono una persona migliore e lo sto dimostrando in tutti i modi: mi sto anche laureando e in carcere vado d’accordo con tutti. Spero di abbracciare mio figlio fuori dalle mura del carcere. Vorrei ringraziare le persone che mi sono state accanto, soprattutto la madre di mio figlio”, aggiunge il giovane guardando la compagna che si è più volte commossa. Gabriele Bianchi afferma poi di “voler chiedere scusa alla famiglia di Willy”.

 

Marco Bianchi, collegato in videoconferenza dal carcere, spiega invece di “aver tirato un calcio” a Willy. “Mi dispiace per quanto avvenuto. Io ho dato un calcio e sono addolorato di aver causato dolore alla famiglia di Willy, sono responsabile del mio calcio. Non mi nascondo – aggiunge -. Mi dispiace che mio fratello è stato coinvolto in questa situazione, ma lui non ha mai toccato Willy. Mi dispiace per tutto. Non siamo pero’ quei ragazzi che hanno descritto”.

 

Marco Bianchi spiega poi di “non aver mai toccato Willy quando era a terra. Pago la mia responsabilità. Chiedo scusa, ma non siamo i mostri descritti”. La procura generale di Roma ha chiesto la pena dell’ergastolo per i due fratelli nell’udienza che si è svolta lo scorso 17 gennaio. Il processo era tornato davanti ai giudici di secondo grado per volere della Cassazione solo per la questione relativa alle attenuanti concesse in appello ai fratelli di Artena.

 

“È la legge che stabilisce che l’intensità del dolo è un parametro per le attenuanti generiche. Il parametro non può essere la valutazione morale del soggetto, ma l’analisi laica e oggettiva della condotta al momento del fatto”, dice invece l’avvocato Ippolita Naso, difensore di Gabriele Bianchi replicando al procuratore generale. La Corte si è ritirata per decidere. La sentenza è prevista per il primo pomeriggio di oggi. 

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