AGI – “Continuiamo a ritenere che l’obiettivo dell’1%” di crescita del Pil quest’anno “sia realistico e se non sarà l’1% sarà un dato molto molto prossimo a quel risultato”. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti traccia la strada in vista della prossima manovra, in un’intervista a Bloomberg. “Oggi l’andamento conferma queste aspettative” anche se “è chiaro che la situazione internazionale in qualche modo condizionerà l’economia mondiale e del nostro Paese”. Inoltre, “l’andamento non particolarmente felice di una economia come quella tedesca impatta su tanta fornitura italiana”. In questo contesto, “la manifattura, l’industria non va bene ma è più che compensata dai servizi” e se “è evidente che tutta la vecchia Europa non cresce secondo le aspettative, noi facciamo meglio di altri”. Poi sottolinea: “Nella legge di bilancio prevalentemente taglieremo spese, ma sicuramente un concorso per quanto riguarda le entrate ci sarà. Ci sarà una chiamata di contribuzione per tutti, non semplicemente per le banche, ma ragionata e razionale”.
La prossima manovra dovrebbe aggirarsi attorno ai 25 miliardi di euro. Il titolare del Mef ha più volte rimarcato che le risorse sono limitate e vincolate dal piano di rientro del deficit. Ieri nel corso dell’ultima seduta del Cdm, Giorgetti avrebbe lasciato intendere che, se non arriveranno i tagli alla spesa da parte dei singoli ministri, dovrà farlo lui. “Noi siamo impegnati in un percorso particolarmente esigente per il rientro, abbiamo annunciato che scenderemo sotto il 3% nel 2026 mentre altri come la Francia lo faranno nel 2029”, ha proseguito il ministro. “Questo vuol dire andare a tassare gli extraprofitti? Secondo me è un termine scorretto. Le aziende non fanno beneficenza, i contributi volontari non esistono. Esiste l’articolo 53 della Costituzione che prevede che tutti contribuiscano in base alle loro possibilità. Si tassano i profitti a chi li ha fatti, gli utili vanno determinati in modo corretto e sono convinto che alla fine troveremo una soluzione equilibrata”. Fonti qualificate chiariscono che per quanto riguarda le entrate significa che si chiederà uno sforzo alle imprese più grandi che operano in determinati settori in cui l’utile ha beneficiato in qualche modo di condizioni favorevoli esterne affinché contribuiscano con modalità sule quali è in corso un confronto. Non è allo studio, si chiarisce, nessuna nuova tassazione per gli individui mentre le aziende più piccole sono già interessate al Concordato biennale preventivo.
Quanto al capitolo privatizzazioni, “abbiamo già in cantiere alcune operazioni, sarà un autunno-inverno particolarmente denso, andremo sulla tranche di Poste già annunciata, poi ci sarà un’altra di Mps. In questo programma definito di privatizzazioni in realtà noi stiamo mettendo ordine e razionalizzando quelle che sono le forme di intervento dello Stato”. Giorgetti ha ribadito l’impostazione “seria, prudente e responsabile” nell’approccio ai conti pubblici, quasi un mantra da quando è alla guida del Mef. Poi ha concluso: “Ritengo che la credibilità sia fondamentale, questo governo deve dare un messaggio di credibilità, quello che promettiamo poi lo facciamo“. Il nucleo centrale della prossima legge di bilancio sarà la conferma del taglio del cuneo fiscale fino a 35mila euro e la riduzione a tre delle aliquote Irpef. I due provvedimenti costano 15 miliardi di euro. C’è poi l’ipotesi di ampliare il taglio del cuneo anche al ceto medio, i redditi fino a 60 mila euro, ma per farlo si stima occorrano tra 2,5 e 4 miliardi. Insieme alla conferma delle misure della scorsa manovra, l’esecutivo punta ad aumentare i fondi per la sanità.
Oggi alcuni quotidiani rilanciano un passaggio del Piano strutturale che parla di “utilizzare il riordino delle spese fiscali (tax expenditures) in determinati ambiti di tassazione, come l’allineamento delle aliquote delle accise per diesel e benzina”. Il Mef, in una nota, ha definito “del tutto “fuorviante” la notizia secondo la quale il Governo intende aumentare le accise sui carburanti. Il Tesoro ricorda che “sulla base degli impegni Pnrr, delle raccomandazioni specifiche della Commissione europea e del Piano per la transizione ecologica approvato nel 2022, il Governo è tenuto ad adottare misure volte a ridurre i sussidi ambientali dannosi “. È allo studio, prosegue la nota, “un meccanismo di allineamento tra i livelli delle rispettive accise” ma “l’intervento non si tradurrà nella scelta semplicistica dell’innalzamento delle accise sul gasolio al livello di quelle della benzina, bensì in una rimodulazione delle due”.