L’annosa questione dell’allineamento delle accise su benzina e gasolio rappresenta un tema di grande rilevanza nel panorama economico e politico italiano. Da anni, questa manovra è al centro di dibattiti e valutazioni, oscillando tra la necessità di razionalizzare il sistema fiscale, promuovere una maggiore sostenibilità ambientale e le preoccupazioni per l’impatto sui consumatori e sui settori produttivi.
Il governo italiano ha posto sotto i riflettori il vantaggio fiscale di cui gode il gasolio rispetto alla benzina, con l’obiettivo di uniformare le accise e superare le disparità esistenti. Tale iniziativa affonda le sue radici nel 2016, quando l’esecutivo ha classificato l’accisa inferiore sul gasolio come un “Sussidio ambientalmente dannoso” (SAD), in linea con le politiche di transizione ecologica promosse a livello europeo e internazionale. Nel 2023, il governo Meloni ha formalizzato l’intenzione di intervenire su questa materia, delineando uno schema di decreto nell’ambito della delega fiscale conferita dal Parlamento.
Le componenti che concorrono alla formazione del prezzo dei carburanti
Per comprendere appieno la portata di un eventuale allineamento delle accise, è fondamentale analizzare le diverse componenti che concorrono alla formazione del prezzo finale dei carburanti alla pompa. Queste componenti possono essere schematizzate come segue:
materia prima: rappresenta il costo del petrolio greggio e dei processi di raffinazione necessari per ottenere benzina e gasolio. Questo costo incide in modo significativo sul prezzo finale e può variare in base alle fluttuazioni del mercato internazionale. Nel dettaglio, secondo i dati del 17 febbraio, la materia prima incide per 0,9560 euro nel prezzo del gasolio e per 0,5490 euro in quello della benzina;
margine lordo: corrisponde al guadagno delle compagnie petrolifere, dei distributori e dei rivenditori di carburante. Questo margine copre i costi operativi, di trasporto, di stoccaggio e di gestione delle attività commerciali. Il margine lordo si attesta intorno a 0,2020 euro per il gasolio e 0,2180 euro per la benzina;
accisa: è un’imposta specifica applicata ai carburanti, fissata per legge dallo Stato. L’accisa rappresenta una delle principali fonti di entrate fiscali per il governo e può essere modulata per raggiungere obiettivi di politica economica, energetica e ambientale. Attualmente, l’accisa è inferiore per il gasolio (0,6174 euro) rispetto alla benzina (0,7284 euro);
IVA: l’Imposta sul Valore Aggiunto è un’imposta indiretta che si applica al valore aggiunto di ogni fase della produzione e della distribuzione. Nel caso dei carburanti, l’IVA si calcola sulla somma del prezzo della materia prima, del margine lordo e dell’accisa. L’incidenza dell’IVA è simile per entrambi i carburanti.
Scenari possibili per l’aumento delle accise
Le ipotesi più concrete riguardo all’allineamento delle accise prevedono un approccio graduale, spalmato su un arco temporale di circa cinque anni. Inizialmente, si ipotizza un aumento dell’accisa sul diesel di uno o due centesimi al litro, compensato da una corrispondente diminuzione dell’accisa sulla benzina. Simulando un ritocco minimo delle accise rispetto ai valori rilevati il 17 febbraio, il prezzo alla pompa del gasolio salirebbe a 1,739 euro/litro, mentre quello della benzina scenderebbe a 1,812 euro/litro.
Implicazioni economiche e impatto sui consumatori
Nonostante l’apparente neutralità di questa manovra, l’allineamento delle accise comporterebbe un aumento delle entrate statali. Questo è dovuto principalmente al fatto che il consumo di gasolio in Italia è significativamente superiore a quello della benzina (23,525 milioni di tonnellate contro 8,601 nel 2024). Di conseguenza, anche un piccolo aumento dell’accisa sul gasolio genererebbe un gettito fiscale maggiore rispetto alla corrispondente riduzione dell’accisa sulla benzina.
A regime, è plausibile che il gasolio diventi più costoso della benzina, considerando il suo costo industriale superiore. Questo scenario potrebbe avere diverse implicazioni per i consumatori e per i settori produttivi. Gli effetti sui consumatori potrebbero essere:
aumento dei costi di trasporto: l’aumento del prezzo del gasolio inciderebbe direttamente sui costi di trasporto per i privati cittadini, in particolare per coloro che utilizzano veicoli diesel per lavoro o per necessità familiari;
rincari indiretti: l’aumento dei costi di trasporto potrebbe ripercuotersi indirettamente sui prezzi di beni e servizi, generando un’inflazione generalizzata;
modifiche nelle abitudini di consumo: i consumatori potrebbero essere incentivati a ridurre l’utilizzo dell’auto privata, a preferire mezzi di trasporto pubblici oSharing mobility ea optare per veicoli a basso consumo o alimentati con carburanti alternativi.
Gli effetti, invece, sui settori produttivi potrebbero essere in questo modo:
aumento dei costi di produzione: l’aumento del prezzo del gasolio inciderebbe sui costi di produzione per le imprese che utilizzano veicoli diesel per il trasporto di merci, per l’agricoltura, per l’edilizia e per altre attività industriali;
perdita di competitività: l’aumento dei costi di produzione potrebbe ridurre la competitività delle imprese italiane sui mercati internazionali, in particolare per quelle che operano in settori ad alta intensità energetica;
ripercussioni sull’occupazione: in alcuni settori, l’aumento dei costi di produzione potrebbe portare a una riduzione degli investimenti e dell’occupazione.
L’aspetto ambientale
L’allineamento delle accise è motivato dalla necessità di eliminare i sussidi ambientalmente dannosi e promuovere politiche più sostenibili. L’obiettivo è quello di disincentivare l’utilizzo di combustibili fossili e favorire la transizione verso fonti di energia rinnovabile e a basse emissioni di carbonio.
Tuttavia, è importante considerare l’impatto di questa misura sui consumatori e sul settore dei trasporti, in particolare per le aziende che dipendono dal gasolio per le proprie attività. È necessario trovare un equilibrio tra gli obiettivi ambientali e le esigenze economiche e sociali del paese.