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Manifatturiero Ue in contrazione, Borse deboli. Milano -0,5%

Feb 21, 2019

MILANO – Ore 10:00. La marcata flessione dell’inflazione tedesca a gennaio è un altro segnale di pericolo per l’andamento dell’economia della zona euro, soltanto un giorno dopo un timido segnale di ripresa giunto dalla fiducia dei consumatori. Nel primo mese dell’anno, secondo la lettura finale, l’inflazione in Germania si è attestata all’1,4% su base annua, in linea con la lettura preliminare e le attese del mercato. Su base mensile, l’indice dei prezzi al consumo ha registrato una flessione dello 0,8%, anche in questo caso in linea con il consensus e la precedente lettura. Notizia alla quale si è aggiunta la rilevazione dell’istituto Ihs Markit sugli indici Pmi che anticipano l’andamento del manifatturiero nell’Eurozona: il dato è sceso a febbraio da 50,5 punti a 49,2. Pesa la lettura sotto i 50 punti, lo spartiacque tra la contrazione e l’espansione economica. Spicca la contrazione tedesca, a 47,6 punti, mentre la Francia migliora leggermente.

I mercati restano alla finestra in attesa che Pechino e Washington definiscano la partita dei dazi: c’è ottimismo perché entro il 1° marzo si trovi un accordo che eviti la nuova stretta tariffaria. Oggi i colloqui che si tengono negli Usa entrano nel vivo. Ieri sono arrivati i verbali della riunione del 30 gennaio della Federal Reserve, che ha confermato la sua pazienza in materia di tassi ma ne è emerso un istituto diviso sulla loro rotta futura. Sembra invece esserci un consenso sulla prossima fine della normalizzazione del bilancio della Fed, attesa per quest’anno.

Milano tratta cauta con il Ftse Mib che gira in rosso dello 0,34%. A Piazza Affari crolla la Juventus dopo la sconfitta di ieri sera in Champions League, male anche Prysmian. Contrastate le altre Borse europee: Londra cede lo 0,7%, Francoforte sale dello 0,1% e Parigi lima lo 0,1%. Ieri sera Wall Street ha chiuso positiva con il Dow Jones in rialzo dello 0,24% e il Nasdaq piatto a +0,03%. Questa mattina, la Borsa di Tokyo ha chiuso in leggero rialzo con il Nikkei a +0,15%. Debole invece Shanghai che ha perso lo 0,34%.

Lo spread tra Btp e Bund tedeschi, apre stabile a 277 punti, dopo aver toccato ieri in serata quota 280 punti. Il rendimento del decennale torna sotto al 2,9% a quota 2,875%. Dietro i recenti rialzi c’è l’incertezza sulle prossime mosse della Bce, la quale secondo quanto dichiarato da Peter Praet, membro del comitato esecutivo, dovrebbe avviare una discussione su una nuova tornata di Tltro (prestiti pluriennali alle banche) al direttivo del prossimo 7 marzo, senza però assumere decisioni concrete. Inoltre pesa il timore che l’economia italiana, entrata in recessione tecnica, possa contagiare il resto d’Europa. Ci sono timori anche per il rallentamento dell’economia tedesca.

L’euro è piatto all’avvio delle quotazioni. La moneta unica viene scambiata a 1,133 dollari (-0,003%). In Asia poco mosso anche lo yen a 110,78 (-0,007%). Si registra invece la caduta del dollaro australiano dopo che la Reuters ha scritto del bando da parte del porto cinese di Dalian al carbone proveniente dall’Australia, un nuovo fronte commerciale che si è aperto.

Dal fronte macro, oltre ai prezzi tedeschi e al Pmi, si registra la conferma dell’inflazione italiana da parte di Istat. In discesa a 48,5, dal 50,3 di gennaio, l’indice Pmi manifatturiero del giappone. Sulla stima preliminare pesano le aspettative dei responsabili per gli acquisti delle aziende sull’andamento della produzione industriale, che virano in negativo per la prima volta da novembre 2012. Markit ricorda che un livello superiore a 50 segnala il miglioramento delle condizioni del settore mentre uno inferiore indica un peggioramento. I dati finali saranno pubblicati il primo marzo.

Anche tra le materie le quotazioni riflettono le aspettative sui colloqui commerciali: il petrolio aumenta con il Wti del Texas avanza dello 0,33% a 57,35 dollari al barile. Piatto il Brent che scambia a 67,13 dollari. Resta vicino ai massimi degli ultimi 10 mesi il prezzo dell’oro: il metallo con consegna immediata sale così dello 0,1% a 1340 dollari l’oncia.

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