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Mafia, in Salento i voucher lavoro del Comune di Parabita distribuiti agli uomini del clan

Mar 8, 2017

LECCE – Voucher usati dall’amministrazione comunale per pagare gli uomini del clan a Parabita: diventa sempre più allarmante, man mano che si delinea, il quadro del Comune salentino sciolto per mafia dal Governo il 17 febbraio scorso. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha firmato il decreto di scioglimento il 4 marzo, mentre è già al lavoro la Commissione straordinaria (formata da Andrea Cantadori, Gerardo Quaranta e Sebastiano Giangrande), chiamata a traghettare l’amministrazione per 18 mesi e fino a nuove elezioni.

I funzionari nominati dal prefetto dovranno “rimuovere gli effetti pregiudizievoli per l’ente pubblico”, ovvero mettere mano a quegli ambiti amministrativi che più degli altri sarebbero stati inquinati dalla vicinanza di esponenti politici al clan Giannelli. Il vicesindaco Giuseppe Provenzano su tutti, arrestato nel dicembre 2015 nell’operazione Coltura, che portò in carcere 22 persone e evidenziò la rete di favori costruita per scambiare favori con il consenso elettorale. Un sistema dal quale ha sempre preso le distanze il sindaco, Alfredo Cacciapaglia, che ha annunciato ricorso contro il decreto di scioglimento non appena sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale.

Intanto, però, continuano ad emergere particolari della relazione con cui il ministro dell’Interno, Marco Minniti, ha proposto lo scioglimento. Il vicesindaco viene definito “veicolo consapevole per favorire gli interessi criminali”, come dimostra anche la foto insieme al figlio del boss Marco Giannelli, che fu pubblicata sul suo profilo facebook e poi finì nell’ordinanza cautelare. Così come i commenti euforici postati da persone considerate vicine al clan, dopo la vittoria elettorale del 2015, a simboleggiare l’affermazione del candidato sostenuto.

Per

sdebitarsi – stando alla ricostruzione del Viminale – Provenzano avrebbe dispensato assunzioni nella ditta che si occupava della raccolta dei rifiuti, nonché contributi economici per prestazioni di lavoro occasionali tramite i voucher senza che il lavoro fosse effettivamente svolto. Favori sarebbero stati commessi anche nel rilascio di alcuni permessi edilizi e nell’assegnazione di case popolari o nel mancato sgombero di abitazioni occupate da persone che non ne avevano diritto.

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