AGI – Juergen Schult per tanti potrebbe essere uno sconosciuto ma nello sport oltre ad essere l’ultimo campione olimpico della ‘Ddr’, è colui che detiene il più vecchio record mondiale maschile dell’atletica leggera, quello del lancio del disco.
Da quando stabilì quel fantastico, inaspettato e mostruoso primato lanciando la ‘lenticchia’ da due chilogrammi fino a 74,08 metri sono trascorsi 37 anni e mai nessuno ha fatto meglio.
Datato, molto datato, è anche il primato più longevo femminile che il prossimo 26 luglio compirà 40 anni: è l’1’53″28 sugli 800 metri stabilito dall’allora cecoslovacca Jarmila Kratochvi’lova’. Altre epoche, altri atleti e, si dice, anche altre “pratiche”.
Oggi Schult è un signore di 63 anni, vive a Potsdam alle porte di Berlino, è allenatore con un passato da tecnico del gruppo sportivo della polizia federale tedesca e dei discoboli della nazionale. Da diversi anni non rilascia interviste perché, come dice “vertono sempre sul doping” ma all’AGI, a poco più di due settimane dal rinnovato anniversario del suo incredibile record, ha voluto concedere una esclusiva.
È il tardo pomeriggio del 6 giugno del 1986 (42 anni esatti prima c’era stato lo sbarco in Normandia), Juergen Schult al ‘Jahnstadion’ di Neubrandenburg, inventò quello che può essere considerato il ‘lancio della vita’, una prestazione che ancora oggi sta facendo storia. Quel giorno faceva freddo.
Fino a poche ore prima della gara aveva piovuto e dal mar Baltico soffiava un vento ‘strano’, trasversale da destra, non quello consueto da sinistra. La manifestazione che si stava svolgendo nella cittadina del Meclemburgo-Pomerania era il terzo blocco delle qualificazioni dell’atletica targata ‘Ddr’ in vista dei Campionati europei di Stoccarda che per il movimento italiano furono quelli dell’epica tripletta nei 10.000 firmata Mei, Cova, Antibo.
Poco prima della leggendaria impresa di Schult, la giovane valchiria Heike Drechsler, nel pieno della sua crescita sportiva di velocista, aveva battuto nei 100 metri Silke Gladisch (un anno dopo a Roma si laureò campionessa del mondo). Juergen, 26 anni, baffi, oltre cento chilogrammi di stazza, quasi uno sconosciuto a livello mondiale, andò in pedana con una canottiera arancione sopra una maglietta bianca e pantaloni della tuta blu.
Al quinto lancio di una gara abbastanza incolore (nei precedenti quattro lanci, ben tre nulli), il disco usci’ dalla mano, sali’ altissimo ed entrò in orbita sospinto dai ‘capricci’ di Eolo.
Non avevo mai pensato al record del mondo
“Non avevo mai pensato al record del mondo, non era previsto anche perché quella era una gara di qualificazione interna alla Ddr finalizzata alla partecipazione ai Campionati europei – racconta all’AGI Schult che quel giorno migliorò di 2,22 metri il precedente primato del sovietico Jurij Dumcev -. Arrivavo da gare con misure intorno a 67 metri, Rostock e Schwerin. A Neubrandenburg c’erano le peggiori condizioni per un lanciatore, freddo, umido e questo vento che soffiava a raffiche posteriormente da destra quando, normalmente, arrivava da sinistra”.
“Il vento nel disco e giavellotto come nei salti in lungo e triplo fa sempre molto differenza. Due anni prima non avevo partecipato alle Olimpiadi di Los Angeles ’84 causa boicottaggio, nel 1985 ero arrivato secondo in Coppa del mondo a Canberra”.
Ai fini statistici il secondo miglior lancio della carriera dell’allora tedesco orientale era stato 70,46 metri, a Berlino nel 1988. In quella gara, primo incontro sportivo tra Germania Est e Ovest, si dice che Schult, vincitore, si rifiutò di stringere la mano al suo ex compagno di squadra Wolfgang Schmidt che agli inizi degli anni ’80 progetto due volte la fuga dalla Ddr venendo, però, arrestato dalla Stasi mentre stava recandosi in auto al campo di allenamento.
Sul fatto di essere l’ultimo campione olimpico della ‘Ddr’, Schult afferma, “è semplicemente una curiosità, quel giorno quando vinsi era il penultimo giorno delle Olimpiadi di Seul (1 ottobre 1988) e nessuno sapeva che il mio oro sarebbe stato l’ultimo della Ddr: a decidere questo è stata la storia”.
L’unico discobolo capace di avvicinarsi al record
È arrivato a soli venti centimetri – è stato il lituano Virgilijus Alekna il 3 agosto del 2000 a Kaunas anche in questo caso in un campo sportivo senza tribune. “Credo che oggi lanciare 68 metri in uno stadio chiuso sia una misura eccellente. Dico questo perché è stato provato che in un campo aperto, ovvero senza tribune, c’è più vento e quindi si possono ottenere misure superiori anche di 4-5 metri, a Neubrandenburg si è arrivati a sette metri in più – analizza Schult che tra il 1987 ed il 1990 vinse il titolo mondiale, olimpico ed europeo”.
“Lo sloveno Kristjan Ceh sono tre stagioni stabile sopra i 70 metri (71,27 il personale, ndr) e anche Mykolas Alekna quest’anno ha già lanciato a 71. Se troveranno le condizioni buone, uno stadio aperto come quelli che esistono in California e la preparazione sarà al top, credo che Ceh o Mykolas riusciranno a battere il mio record. Dico, però, attenzione al ‘mister X’ che potrebbe sempre esserci in ogni gara: lo dicevo anche ai miei tempi”.
Circa l’uso del doping nello sport targato ‘Ddr’, Schult con l’AGI taglia corto e dice, “la domanda sul doping me l’aspetto sempre ma sinceramente è un po’ noiosa, per questo ho smesso di rilasciare interviste”.
Sulla spesso vociferata revisione o cancellazione dei record più datati, invece, sostiene, “non ho nulla in contrario ma da che anno partiamo? Facciamo record annuali? Se si dice che i record servono per essere battuti, che stimoli diamo ai giovani ?”.
Il secondo record del mondo più vecchio al maschile è l’86,74 metri nel martello del sovietico Jurj Sedyk datato 30 agosto del 1986. Sempre nel lanci la vedova Sedyk, Natalja Lisovskaja è dal 7 giugno del 1987 detentrice del primato del getto del peso con 22,63 mentre Gabriele Reinsch, già compagna di nazionale di Schult, dal 9 luglio del 1988 detiene quello del disco con 76,80, misura ottenuta sempre a Neubrandenburg.
AGI – Juergen Schult per tanti potrebbe essere uno sconosciuto ma nello sport oltre ad essere l’ultimo campione olimpico della ‘Ddr’, è colui che detiene il più vecchio record mondiale maschile dell’atletica leggera, quello del lancio del disco.
Da quando stabilì quel fantastico, inaspettato e mostruoso primato lanciando la ‘lenticchia’ da due chilogrammi fino a 74,08 metri sono trascorsi 37 anni e mai nessuno ha fatto meglio.
Datato, molto datato, è anche il primato più longevo femminile che il prossimo 26 luglio compirà 40 anni: è l’1’53″28 sugli 800 metri stabilito dall’allora cecoslovacca Jarmila Kratochvi’lova’. Altre epoche, altri atleti e, si dice, anche altre “pratiche”.
Oggi Schult è un signore di 63 anni, vive a Potsdam alle porte di Berlino, è allenatore con un passato da tecnico del gruppo sportivo della polizia federale tedesca e dei discoboli della nazionale. Da diversi anni non rilascia interviste perché, come dice “vertono sempre sul doping” ma all’AGI, a poco più di due settimane dal rinnovato anniversario del suo incredibile record, ha voluto concedere una esclusiva.
È il tardo pomeriggio del 6 giugno del 1986 (42 anni esatti prima c’era stato lo sbarco in Normandia), Juergen Schult al ‘Jahnstadion’ di Neubrandenburg, inventò quello che può essere considerato il ‘lancio della vita’, una prestazione che ancora oggi sta facendo storia. Quel giorno faceva freddo.
Fino a poche ore prima della gara aveva piovuto e dal mar Baltico soffiava un vento ‘strano’, trasversale da destra, non quello consueto da sinistra. La manifestazione che si stava svolgendo nella cittadina del Meclemburgo-Pomerania era il terzo blocco delle qualificazioni dell’atletica targata ‘Ddr’ in vista dei Campionati europei di Stoccarda che per il movimento italiano furono quelli dell’epica tripletta nei 10.000 firmata Mei, Cova, Antibo.
Poco prima della leggendaria impresa di Schult, la giovane valchiria Heike Drechsler, nel pieno della sua crescita sportiva di velocista, aveva battuto nei 100 metri Silke Gladisch (un anno dopo a Roma si laureò campionessa del mondo). Juergen, 26 anni, baffi, oltre cento chilogrammi di stazza, quasi uno sconosciuto a livello mondiale, andò in pedana con una canottiera arancione sopra una maglietta bianca e pantaloni della tuta blu.
Al quinto lancio di una gara abbastanza incolore (nei precedenti quattro lanci, ben tre nulli), il disco usci’ dalla mano, sali’ altissimo ed entrò in orbita sospinto dai ‘capricci’ di Eolo.
Non avevo mai pensato al record del mondo
“Non avevo mai pensato al record del mondo, non era previsto anche perché quella era una gara di qualificazione interna alla Ddr finalizzata alla partecipazione ai Campionati europei – racconta all’AGI Schult che quel giorno migliorò di 2,22 metri il precedente primato del sovietico Jurij Dumcev -. Arrivavo da gare con misure intorno a 67 metri, Rostock e Schwerin. A Neubrandenburg c’erano le peggiori condizioni per un lanciatore, freddo, umido e questo vento che soffiava a raffiche posteriormente da destra quando, normalmente, arrivava da sinistra”.
“Il vento nel disco e giavellotto come nei salti in lungo e triplo fa sempre molto differenza. Due anni prima non avevo partecipato alle Olimpiadi di Los Angeles ’84 causa boicottaggio, nel 1985 ero arrivato secondo in Coppa del mondo a Canberra”.
Ai fini statistici il secondo miglior lancio della carriera dell’allora tedesco orientale era stato 70,46 metri, a Berlino nel 1988. In quella gara, primo incontro sportivo tra Germania Est e Ovest, si dice che Schult, vincitore, si rifiutò di stringere la mano al suo ex compagno di squadra Wolfgang Schmidt che agli inizi degli anni ’80 progetto due volte la fuga dalla Ddr venendo, però, arrestato dalla Stasi mentre stava recandosi in auto al campo di allenamento.
Sul fatto di essere l’ultimo campione olimpico della ‘Ddr’, Schult afferma, “è semplicemente una curiosità, quel giorno quando vinsi era il penultimo giorno delle Olimpiadi di Seul (1 ottobre 1988) e nessuno sapeva che il mio oro sarebbe stato l’ultimo della Ddr: a decidere questo è stata la storia”.
L’unico discobolo capace di avvicinarsi al record
È arrivato a soli venti centimetri – è stato il lituano Virgilijus Alekna il 3 agosto del 2000 a Kaunas anche in questo caso in un campo sportivo senza tribune. “Credo che oggi lanciare 68 metri in uno stadio chiuso sia una misura eccellente. Dico questo perché è stato provato che in un campo aperto, ovvero senza tribune, c’è più vento e quindi si possono ottenere misure superiori anche di 4-5 metri, a Neubrandenburg si è arrivati a sette metri in più – analizza Schult che tra il 1987 ed il 1990 vinse il titolo mondiale, olimpico ed europeo”.
“Lo sloveno Kristjan Ceh sono tre stagioni stabile sopra i 70 metri (71,27 il personale, ndr) e anche Mykolas Alekna quest’anno ha già lanciato a 71. Se troveranno le condizioni buone, uno stadio aperto come quelli che esistono in California e la preparazione sarà al top, credo che Ceh o Mykolas riusciranno a battere il mio record. Dico, però, attenzione al ‘mister X’ che potrebbe sempre esserci in ogni gara: lo dicevo anche ai miei tempi”.
Circa l’uso del doping nello sport targato ‘Ddr’, Schult con l’AGI taglia corto e dice, “la domanda sul doping me l’aspetto sempre ma sinceramente è un po’ noiosa, per questo ho smesso di rilasciare interviste”.
Sulla spesso vociferata revisione o cancellazione dei record più datati, invece, sostiene, “non ho nulla in contrario ma da che anno partiamo? Facciamo record annuali? Se si dice che i record servono per essere battuti, che stimoli diamo ai giovani ?”.
Il secondo record del mondo più vecchio al maschile è l’86,74 metri nel martello del sovietico Jurj Sedyk datato 30 agosto del 1986. Sempre nel lanci la vedova Sedyk, Natalja Lisovskaja è dal 7 giugno del 1987 detentrice del primato del getto del peso con 22,63 mentre Gabriele Reinsch, già compagna di nazionale di Schult, dal 9 luglio del 1988 detiene quello del disco con 76,80, misura ottenuta sempre a Neubrandenburg.