Luca Zaia torna in diretta oggi, dalla sede della Protezione civile di Marghera, per aggiornare la popolazione sulla situazione coronavirus nel Veneto. La regione è infatti maglia nera per numero di contagi: dai dati di ieri la percentuale di positivi sul numero dei tamponi è balzata al 36,3 per cento contro il 12,5 della media nazionale.
Zaia: «I nostri laboratori hanno trovato i virus inglese tra i nostri contagiati. La vigilia di Natale gli studiosi e i ricercatori hanno lavorato e scoperto che la variante inglese è presente anche nella nostra regione. Abbiamo scientificamente dimostrato che il virus estivo non c’entrava niente con quello della prima ondata e nemmeno con quello che circola adesso. Si diceva che le feste e la libertà estiva avevano diffuso il contagio. Il contagio di oggi, dai dati in nostro possesso, non avviene con la mutazione che avevamo questa estate».
Interviene la dottoressa Ricci, direttore Istituto zooprofilattico delle Venezie: «Da inizio pandemia abbiamo isolato in Veneto 37 virus e 8 varianti del Covid (due di questi sono genotipi veneti), la maggior parte di questi virus appartengono a una variante della mutazione che la rendono più contagiosa. In questi ultimissimi giorni abbiamo invece ricevuto cinque campioni con contatti inglesi e tre sono risultati positivi alla variante inglese, due provincia di Treviso e uno della provincia di Vicenza. Un virus non è un singolo individuo, è una popolazione, la cosa evidente è che i virus della prima ondata sono diversi da quelli della seconda ondata, la mutazione che li rende più contagiosi. In Veneto poi abbiamo trovato singole varianti anche queste caratterizzate da alta contagiosità che potrebbero spiegare il numero dei contagi del Veneto. E’ importante caratterizzare questi virus per comprenderne l’andamento dell’epidemia per poter mettere azioni di controllo mirate, se si conosce il nemico è più facile combatterlo. Gli inglesi depositano tutte le sequenze che hanno in database pubblico e noi facciamo lo stesso, sono 10 gli istituti zooprofilattici in Italia, e questo è fondamentale in un evento così drammatico. Tre casi della variante inglese, e molto recenti, non possono spiegare la contagiosità delle ultime settimane, ma sicuramente siamo di fronte a un virus, questo della seconda ondata, oltre alla variante inglese caratterizzato da una grande contagiosità»
Dottor Rigoli: «Quello che dicevamo questa estate rispetto al virus, trova ora una nuova conferma. Quello che abbiamo messo in piedi servirà moltissimo a livello italiano e a livello internazionale perché metteremo sempre i dati in trasparenza. Tutti i pazienti identificati dalla dottoressa Ricci per la variante inglese hanno fatto l’antigenico rapido ed è risultato positivo, quindi anche per la variante i test funzionano»
Dottoressa Russo: «Ho preparato una nota che ho fatto partire per il ministero in cui spieghiamo che abbiamo trovato in veneto la variante inglese, due donne e un uomo (under 40 tranne uno) di rientro dalla Gran Bretagna, e abbiamo un quarto contatto stretto di questi tre pazienti che stiamo verificando. Stanno bene, a parte uno che ha un po’ di febbre. Tutti i contatti stretti sono in quarantena. Abbiamo poi allegato anche le 37 sequenziazioni, mutazioni che potrebbero essere alla base dell’elevato numero di contagi in Veneto»
Dottor Flor: «Quello che emerge oggi sia che noi non ci preoccupiamo solo di essere puntuali e tempestivi nelle risposte ai nostri malati negli ospedali, dove abbiamo un numero molto elevato in zona non critica rispetto alle terapie intensive. Oggi abbiamo la spiegazione: è un virus diverso. La frequenza degli ammalati nel personale sanitario che assiste i malati covid è più bassa che nella popolazione, quindi fare attenzione è fondamentale perché significa che nei comportamenti personali molte persone ancora non sono abbastanza rigorose. Una pandemia globale si combatte con l’aiuto di tutti»
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