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Lorenzo Fioramonti è il ministro dell’Istruzione del governo Conte bis

Set 4, 2019

ROMA – Vuole un miliardo per l’università, ed è convinto si possa trovare con micro tasse sui grandi volumi delle bibite gassate e zuccherate, delle merendine da gettone, sugli inquinanti voli aerei. Lorenzo Fioramonti, 42 anni, ha provato a inserire l’imposta ambiental-educativa già con il ministro Marco Bussetti – Lorenzo Fioramonti, ora ministro di Istruzione, Università e Ricerca nel precedente governo era viceministro con delega sull’accademia -, ma a quel giro non gli entrava niente Il trio sovranista Bussetti-Valditara (capo Dipartimento)-Chinè (capo di gabinetto) non gli faceva toccar palla.

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Ha detto, di recente, Fioramonti, laurea in Filosofia all’Università di Siena, professore in aspettativa all’Università di Pretoria (Sudafrica): “O si trovano i soldi per gli atenei o a dicembre mi dimetto”. Il governo Salvini-Bussetti è caduto in agosto e ora è lui ad avere completi oneri (e possibili futuri onori) per trasformare in decreti ministeriali le molte idee sviluppate e rese pubbliche.

E’ uno storico dell’economia sostenibile, un accarezzatore della decrescita felice che dopo aver accettato contro voglia il sottosegretariato del Miur nel giugno 2018 ora ha chiesto a premier Conte di poter portare avanti il lavoro fin qui avviato: “Nella scuola e nell’università ci sono le fondamenta di un Paese”.

Restando nell’alta formazione, Fioramonti ha progettato un piano di assunzioni (draconiano, per la verità) per i ricercatori universitari: anche questo gli è stato stoppato dalla Lega. Lo riproporrà adesso, insieme a un nuovo percorso di arruolamento per i docenti e le figure intermedie. E da viceministro ha allestito in seno al Miur, alla bene e meglio, un ufficio per i concorsi falsi, atto meritorio ancora una volta per le intenzioni – l’accademia italiana è un riassunto di concorsi disegnati sui protetti -, solo che poi ha affidato l’ufficio alla Iena trombata (alle elezioni politiche) Dino Giarrusso.

Si è distinto, il Giarrusso, per le assenze al ministero e le presenze nei talk show. Le associazioni sorte a tutele del concorso pubblico hanno respirato quando l’ex aiuto regista, questa volta eletto, è volato a Bruxelles. E’ certo che anche su questo versante – la Malauniversità – il neoministro Fioramonti interverrà, probabilmente con maggiori risultati di quando chiedeva il commissariamento dell’Ateneo di Catania azzerato dalla Digos e dalla magistratura.

Sul fronte scolastico, che gli è meno affine e dove ha dovuto battere la concorrenza interna dell’altro sottosegretario uscente, Salvatore Giuliano, del deputato Luigi Gallo e del senatore Nicola Morra, Fioramonti ha già detto che bisogna combattere le classi pollaio: “I miei figli studiano in Germania e lì non si superano i ventun posti per aula”, ha detto. Sarà interessante capire perché preferisce l’istruzione tedesca a quella che ora dovrà dirigere. Crede nell’assorbimento del precariato docente e individua in due miliardi le necessità di bilancio aggiuntive della scuola italiana. Vuole, ancora, una forte virata al decreto sull’autonomia differenziata, cavallo di battaglia leghista: sistema scolastico e stipendi degli insegnanti devono restare nazionali. Se le Regioni vorranno aggiungere, a casa loro, benefit individuali e affitti calmierati per i docenti in trasferta, saranno applaudite.

Si stanno chiudendo i tempi in cui Lorenzo Fioramonti girava a vuoto per convegni e assemblee precarie. E là, frustrato per l’inazione a cui era costretto dalla Lega – non voleva cacciare lo scienziato Battiston dall’Agenzia spaziale e l’hanno cacciato, per dire – diceva ad assegnisti e dottorandi: “Precari, alle Europee non votateci”.

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