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L’Ocse taglia ancora le stime di crescita. Italia quasi ferma anche nel 2020

Set 19, 2019

MILANO – Una prospettiva economica globale che si è via via fatta “fragile e incerta”. Una crescita di conseguenza in rallentamento: ora è prevista al 2,9% quest’anno e al 3% il prossimo rispettivamente 0,3 e 0,4 punti in meno di quel che si stimava soltanto in primavera. Anche l’Italia non sfugge alla revisione: sebbene resti ferma la stima di stagnazione (crescita a zero) per quest’anno, per il prossimo si passa da +0,6 a un risicato +0,4 per cento, peggior risultato tra le economie avanzate (eccezion fatta per l’Argentina).

E’ l’estrema sintesi del rapporto Ocse sull’economia globale, aggiornato a settembre. “Le tensioni commerciali crescenti stanno provocando danni crescenti sulla fiducia e gli investimeti, aggiungendo ulteriori incertezze e pesando sulla propensione al rischio degli investitori finanziari, mettendo a repentaglio le prospettive di crescita”, dice l’Organizzazione con sede parigina. In quasi tutte le economie del G20 sono scattate le forbici sulle stime, in particolare su quelle che si affidano maggiormente all’export.

In Cina, uno dei due poli della guerra commerciale, la crescita dovrebbe frenare in modo graduale, ma ci sono rischi di uno stop più brusco che si stanno via via intensificando. Anche l’esito di Brexit continua a essere un reubs insoluto, che potrebbe gettare il Regno Unito in recessione nel 2020 e pesare ulteriormente sull’Europa. Proprio Germania e Italia sono i Paesi la cui produzione è attesa “molto più debole” rispetto al resto dell’Eurozona, come riflesso della maggior esposizione ai contraccolpi del commercio globale e alla grandezza relativa del settore manifatturiero.

Alle Banche centrali, proprio all’indomani delle mosse Fed e a una settimana di distanza dal rilancio del Quantitative easing della Bce, l’Ocse raccomanda politiche monetarie “altamente accomodanti” nelle economie avanzate, ma chiede d’altra parte – come fatto allo sfinimento da Mario Draghi – un maggior supporto alle politiche fiscali e alle riforme strutturali. “I tassi eccezionalmente bassi offrono una opportunità di investimento nelle infrastrutture che supporta la domanda a breve termine e offre benefici per il futuro”, il suggerimento che sembra puntar dritto alla Germania. Soprattutto nell’Eurozona, più che alla sola politica monetaria si chiede alla politica fiscale di fare di più. E’ l’ennesimo richiamo.

L'Ocse taglia ancora le stime di crescita. Italia quasi ferma anche nel 2020

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