L’Italia sotto la media per: sistema di educazione, competenze, qualit della vita e soddisfazione nei confronti dell’esistenza che si conduce. Il paese “promosso” invece sul piano del sostegno sociale: il 91% della popolazione riconosce di avere amici o parenti su cui poter contare in caso di difficolt, contro una media dei paesi che fanno parte dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico che si ferma all’89 per cento. quanto emerge da uno studio dell’Ocse pubblicato oggi, nel quale l’Organizzazione si chiesta Come va la vita?nei 35 Paesi membri. Con riferimento all’Italia la risposta stata: non bene.
Italiani sempre meno soddisfatti
La soddisfazione sulla vita nel paese, ovvero il benessere soggettivo, infatti diminuita gradualmente negli ultimi dieci anni e da una valutazione di 6,7 (su una scala da 1 a 10) scesa al 5,9 (una flessione che quattro volte la media Ocse). I motivi? Calo del reddito (che rimane comunque in linea con quello medio dei paesi che fanno parte dell’organizzazione), maggiore insicurezza del posto di lavoro e aumento delle spese, crescita delle disparit e la sensazione di non incidere per nulla in quello che fa il governo, con l’esito di avere sempre meno fiducia sul modo in cui funziona la democrazia.
Preoccupa la precariet del lavoro
La precariet del mercato del lavoro preoccupa. Nel 2016 il tasso di occupazione era al 57% (dieci punti inferiore alla media), dal punto di vista dell’insicurezza legata al mercato del lavoro e della disoccupazione di lungo termine eravamo al terz’ultimo posto tra i paesi Ocse. Allo stesso tempo, appena il 4% dei lavoratori dipendenti – ovvero meno di un terzo rispetto alla media Ocse – dedicavano con regolarit oltre 50 ore della settimana al lavoro. La disoccupazione di lungo termine peggiorata dal 2007, toccando il picco del 7,8% nel 2014, 3 punti sopra il tasso del 2004. Lo stress da lavoro (ovvero l’essere sottoposti nel posto di lavoro a richieste che eccedono il numero delle risorse disponibili) riguarda il 40% circa dei lavoratori dipendenti (media Ocse 36,9%). Il salario lordo medio di un dipendente di 35.400 dollari, sotto la media Ocse che di 44.300.
Giovani svantaggiati rispetto alle generazioni che li hanno preceduti
Se in quasi tutti i paesi dell’Ocse i giovani sono svantaggiati sul mercato del lavoro rispetto alle generazioni che li hanno preceduti in Italia questo divario particolarmente rilevante: la disoccupazione tra i giovani tre volte superiore a quella delle persone di mezza et. Sotto altri aspetti, tuttavia, le distanze tra le generazioni sono meno rilevanti o, in qualche caso, i giovani riescono a raggiungere una posizione di vantaggio. Ad esempio, hanno maggiori livelli di istruzione, si sentono pi in grado di influenzare le scelte del governo, apprezzano di pi il tempo libero e dedicano pi tempo alle attivit sociali.
Le disparit e il gender gap
Lo studio mette in evidenza che il 20% pi ricco della popolazione ha un reddito medio che di sei volte superiore al 20% pi povero. Le donne hanno il 15% in pi di possibilit di essere disoccupate rispetto agli uomini e se hanno un lavoro pi probabile del 75% che sia un impiego poco pagato. Le donne hanno poi meno tempo per il divertimento e la cura personale rispetto agli uomini.
Meno persone lavorano pi di 50 ore a settimana
Per quanto riguarda l’equilibrio tra vita e lavoro, la quota di dipendenti che dedicano al secondo almeno 50 ore a settimana diminuita di 1,5 punti percentuali nell’ultimo decennio, una flessione pi consistente rispetto al calo dello 0,9% registrato in media tra i paesi Ocse.
Reddito delle famiglie in calo del 10% rispetto al 2005
Nel 2016 il reddito netto a disposizione delle famiglie era sceso del 10% rispetto a quello del 2005. Dopo alcuni lievi guadagni nel periodo dal 2005 al 2009, il reddito degli italiani era tornato a calare negli anni della crisi: ha cominciato a riprendersi solo nel 2015. La ricchezza netta delle famiglie diminuita del 18%, in termini reali, tra il 2010 e il 2014.
Terzi tra i paesi Ocse per aspettativa di vita alla nascita
Nel 2016 il paese occupava il terzo posto in classifica per aspettativa di vita alla nascita, e il 66% degli italiani considerava il proprio livello di salute “buono” o “molto buono”. In tutto questo, rileva l’Ocse in questa indagine, il grado di soddisfazione degli italiani nei confronti dell’esistenza che conducono diminuito gradualmente negli ultimi 10 anni: da una media di 6,7 a 5,9 (parametro misurato su una scala 0-10). Un calo quattro volte superiore alla media Ocse.
Cresce la spesa delle famiglie per l’abitazione
Il numero medio di camere per persona rimasto relativamente stabile negli ultimi dieci anni. Al contrario, la spesa delle famiglie per coprire i costi dell’abitazione (in proporzione al reddito disponibile) passata dal 21% nel 2005 al 24% nel 2014: uno degli aumenti pi considerevoli registrati in ambito Ocse. Anche la quota delle famiglie prive di servizi sanitari di base salita, passando da 0,2% a 0,7%.
Qualit dell’ambiente: inquinamento dell’aria sopra la media
Il benessere delle persone passa anche dalla qualit dell’ambiente. La soddisfazione degli italiani per la qualit dell’acqua locale diminuita leggermente negli ultimi anni. Tra il 2005 e il 2013, l’esposizione all’inquinamento atmosferico PM2.5 aumentata in maniera modera (del 3%), rimanendo tuttavia al di sopra della media dell’Ocse.
Il senso di frustazione nei confronti della politica
Infine, qual il rapporto tra gli italiani e la politica? Dall’indagine Ocse viene fuori un senso di frustrazione avvertito dai cittadini. In Italia solo il 18% riferisce di avere voce in capitolo su quello che fa il governo, contro il 33% medio, dato che relega la Penisola al terzultimo posto nell’Ocse. La partecipazione al voto nelle elezioni passata dall’84% del 2006 al 75% del 2013 (e da allora scesa ulteriormente). Alla domanda se la corruzione sia diffusa nel governo, l’89% degli interpellati in Italia ha risposto di s contro il 56% medio Ocse. Solo il 27% degli italiani nel 2014-16 diceva di avere fiducia nel governo, uno dei dati pi bassi dell’Ocse (media 38% e contro il 60% della Germania).
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