• 20 Ottobre 2024 21:56

Corriere NET

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Lo scudo antipirateria ha bloccato pure Google Drive

Ott 20, 2024

AGI – La lotta al ‘pezzotto’ continua a mietere vittime innocenti in rete e questa volta il bersaglio è stato più che illustre. Il Piracy Shield, lo scudo antipirateria che la Lega di Serie A ha fornito all’Autorità per le Comunicazioni a contrasto della trasmissione illegale di partite di calcio, ha bloccato ieri sera due piattaforme di Alphabet: l’utilizzatissimo servizio cloud Google Drive e una delle cache di Youtube. A ricostruire la vicenda è Wired, che identifica alle 19 l’inizio del picco di segnalazioni su Downdetector.

 

Il meccanismo di segnalazioni dell’AgCom prevede che ogni ticket aperto coinvolga una lunga serie di domini coinvolti nello streaming illegale e in questo caso è toccato a due appartenenti a Google, spiega il portale specializzato. I fornitori di servizi internet sono infatti tenuti a bloccare in automatico entro 30 minuti i siti incriminati. A lasciare perplessi è però che i domini di un gigante come Alphabet non siano inclusi nella ‘whitelist’ di circa 11 mila indirizzi da non fermare in nessun caso. A quanto risulta a Wired, al momento i servizi sono stati ripristinati solo da alcuni operatori e la situazione continua a essere “a macchia di leopardo”. 

AGI – La lotta al ‘pezzotto’ continua a mietere vittime innocenti in rete e questa volta il bersaglio è stato più che illustre. Il Piracy Shield, lo scudo antipirateria che la Lega di Serie A ha fornito all’Autorità per le Comunicazioni a contrasto della trasmissione illegale di partite di calcio, ha bloccato ieri sera due piattaforme di Alphabet: l’utilizzatissimo servizio cloud Google Drive e una delle cache di Youtube. A ricostruire la vicenda è Wired, che identifica alle 19 l’inizio del picco di segnalazioni su Downdetector.
 
Il meccanismo di segnalazioni dell’AgCom prevede che ogni ticket aperto coinvolga una lunga serie di domini coinvolti nello streaming illegale e in questo caso è toccato a due appartenenti a Google, spiega il portale specializzato. I fornitori di servizi internet sono infatti tenuti a bloccare in automatico entro 30 minuti i siti incriminati. A lasciare perplessi è però che i domini di un gigante come Alphabet non siano inclusi nella ‘whitelist’ di circa 11 mila indirizzi da non fermare in nessun caso. A quanto risulta a Wired, al momento i servizi sono stati ripristinati solo da alcuni operatori e la situazione continua a essere “a macchia di leopardo”. 

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