AGI – Apre le danze Maurizio Gasparri, che certifica la “clamorosa sconfitta dell’Usigrai, il sindacato un tempo unico, ultracomunista della Rai, che aveva fatto ricorso al giudice perché, nel giorno in cui aveva indetto lo sciopero, voleva negare la libertà di lavorare per quanti non avessero aderito allo sciopero. La magistratura ha dato ragione al direttore del Tg1 Chiocci e quindi, evidentemente, anche agli altri direttori che hanno consentito l’andata in onda del telegiornale garantendo, in quella giornata, a chi volesse scioperare di farlo e a chi non volesse scioperare di potere liberamente lavorare”.
Il presidente dei senatori di Forza Italia e componente della Vigilanza Rai si riferisce all’ordinanza con cui il tribunale civile di Roma – la sezione Lavoro – ha dato ragione alla Rai, che era stata denunciata dall’Associazione Stampa Romana con l’accusa di condotta antisindacale in occasione dello sciopero del 6 maggio scorso, in cui il Tg1 aveva mandato in onda un’edizione straordinaria, dopo il gravissimo incidente sul lavoro a Casteldaccia con 5 lavoratori morti, senza, peraltro, denunciava l’associazione, “la consultazione del Comitato di Redazione”.
Il giudice ha dato ragione al Tg1 e al suo direttore Gian Marco Chiocci perché nell’edizione straordinaria non è stato “fatto ricorso al personale scioperante, potendo utilizzare quello regolarmente in servizio” (il 30% dei giornalisti della Rai ha deciso di lavorare normalmente). Dunque non c’è stata alcuna limitazione al diritto di sciopero. Pertanto, conclude il giudice, “non si ravvisa alcuna condotta antisindacale”.
Attacca ancora Gasparri: “La concezione totalitaria e tardo sovietica dell’Usigrai ha trascinato anche l’Associazione della Stampa Romana in una disastrosa sconfitta. Hanno perso la faziosità, l’interpretazione non veritiera dei diritti dei lavoratori ed ha vinto la condotta seria dei direttori che hanno consentito, con quanti hanno lavorato, la trasmissione dei telegiornali in una giornata peraltro caratterizzata da molti gravi eventi, che dovevano essere raccontati alla pubblica opinione. La sinistra tace e l’Usigrai fa ridere il mondo, attaccandosi al fatto che si è osservato che bisognava leggere il comunicato dell’Usigrai, non so in quali edizioni dei telegiornali. L’arrampicarsi sugli specchi dell’Usigrai è una figura ulteriormente penosa. Viva la libertà sindacale, viva il diritto di scioperare, ma anche il diritto di lavorare. I faziosi sconfitti hanno il dovere di andare in un angolino a vergognarsi”.
Nello stesso provvedimento il magistrato ha invece condannato l’azienda della tv pubblica per non aver letto in alcune edizioni del tg di Rainews il comunicato con le ragioni dello sciopero. Non lo hanno mandato in onda il Telegionale Lis delle 11 e delle 20, quello Sportivo delle 12.30, 14.30 e 17.30 e il Tg in lingua inglese delle 13.30. Ma la bufera politica contro il sindacato dei giornalisti riguarda soprattutto il ‘caso Chiocci’.
Federico Mollicone (FdI), presidente della Commissione Cultura della Camera, sottolinea “l’assoluzione del Tribunale del lavoro del Direttore del Tg1 per aver deciso di fare un’edizione straordinaria del Tg1 in seguito alla morte di cinque lavoratori edili a Casteldaccia, in provincia di Palermo, nel giorno dello sciopero indetto da Usigrai”. Poi si chiede: “Come mai il Comitato di redazione del Tg1, sempre così solerte nell’attaccare ogni loro collega e il direttore della propria testata non appena sulle agenzie di stampa o sui giornali compaiono critiche di esponenti Pd, tace, insieme all’Usigrai, di fronte all’ennesima brutta figura fatta dal medesimo comitato che lo aveva denunciato? Perché il Cdr del Tg1 non fa il solito comunicato sul direttore, che è stato assolto dal tribunale del lavoro? Perché non fa il ‘bel gesto’ di chiedere scusa alla redazione e prende atto dell’ennesima brutta figura? Aspettiamo fiduciosi le risposte del Cdr, o meglio, del PDr”.
Per il leghista Stefano Candiani, membro della Vigilanza Rai, “alla luce di due sentenze, differenti per risultato, ma coerenti per materia, viene da chiedersi perché questi fatti non avvengano nella cosiddetta ‘televisione commerciale’. Forse, se si parla di riforma della Rai, ripeto, forse, non sarebbe sbagliato riflettere seriamente a partire dai condizionamenti che la politica di sinistra, con radici profonde nel passato, è ancora in grado di esercitare per intralciare chi legittimamente oggi ha la responsabilità di portare risultati e di garantire un servizio pubblico che nello stesso tempo deve anche dare prestazioni in termini di budget e qualità”.
Il Pd non parla del Tg1 e se la prende con il direttore di RaiNews, Paolo Petrecca. “La Rai ormai non è più servizio pubblico. Una gestione totalmente fallimentare, basta guardare gli ascolti. Un’atmosfera insostenibile per chi ci lavora, basta vedere i tanti addi di persone serie e professionali. Uno strumento di propaganda che non è più in grado di assicurare il diritto a una corretta informazione. Oggi arriva la sentenza del Tribunale del lavoro che ha condannato la Rai per comportamento antisindacale, per boicottare lo sciopero dei giornalisti. Uno scenario che peggiora di giorno in giorno, e che si aggiunge alla imbarazzante linea editoriale del direttore di RaiNews Petrecca, che ha preferito mandare in onda il festival di Pomezia e non la diretta delle elezioni francesi. E che è stato sfiduciato poi dalla sua stessa redazione. Il direttore di RaiNews non può più restare al suo posto. Chiediamo un sussulto di dignità ai vertici dell’azienda, chiediamo le dimissioni immediate di Petrecca” scrivono i Dem in un post condiviso sugli account social del partito e dei suoi deputati e senatori.
Il capogruppo Pd in Vigilanza, Stefano Graziano, ribadisce: “Un’azienda dello stato non può comportarsi in questo modo”. Interviene anche la Rai che parla di “una ricostruzione parziale sulla decisione del Tribunale del Lavoro” da parte di Usigrai. L’azienda tv ribadisce che “il provvedimento si riferisce esclusivamente alla mancata lettura in alcune edizioni del comunicato sindacale nella giornata del 6 maggio su una delle sue testate. Al contrario, pienamente legittimo è stato ritenuto il comportamento del Tg1 che, in quella stessa data, aveva mandato in onda, tra l’altro, un’edizione straordinaria grazie all’impegno dei colleghi che avevano liberamente deciso di collaborare alla realizzazione del giornale, senza aderire allo sciopero. Per completezza di informazione – conclude la nota – giova ricordare che i giornalisti che hanno aderito all’agitazione sindacale indetta dall’Usigrai sono stati il 56 per cento del totale”.