• 25 Novembre 2024 18:28

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Livorno, scontro fra ultrà pro-Gaza e il presidente ebreo

Dic 8, 2023

AGI – A Livorno la squadra di calcio è precipitata in Serie D dalla Serie A in cui aveva militato per l’ultima volta nel 2010, eppure la tifoseria amaranto è scossa da un caso politico più che dagli altalenanti risultati e dal quarto posto in classifica. Questa settimana la Curva Nord, tradizionalmente ‘rossa’, ha diffuso un durissimo comunicato per chiedere le dimissioni del presidente del club, l’ebreo brasiliano Joel Esciua, reo di aver criticato lo sventolio di bandiere palestinesi allo stadio in solidarietà con la Striscia di Gaza.

Esciua aveva denunciato “una minoranza rumorosa” già “prevenuta” al momento del suo arrivo che vorrebbe imporre le sue idee politiche alla tifoseria. In una trasferta a Ghivizzano, il presidente è andato personalmente sotto la curva dei tifosi ospiti per chiedere di togliere le bandiere palestinesi che a suo dire rappresentavano un incitamento per Hamas, tanto più che nessun vessillo israeliano è mai stato esposto.

“Nella città che ha dato i natali a Modigliani, Mascagni e Ciampi, può essere che si debbano andare a cercare idoli e miti in America latina o in Medioriente?”, si era chiesto polemicamente in un’intervista alludendo anche al Che Guevara di cui l’ex capitano Cristiano Lucarelli esibì una volta l’immagine su una t-shirt. 

“La dignità e la solidarietà non hanno prezzo, noi non siamo in vendita, tanto meno al primo chiacchierone che passa”, ha fatto sapere il feudo del tifo labronico in un post dal titolo ‘Joel sei stato nominato.

“Esporre le bandiere della Palestina”, viene assicurato sulla pagina Facebook della Nord intitolata a Fabio Bettinetti, “è un atto di solidarietà verso un popolo che soffre. Lo fanno anche in Inghilterra, che Esciua porta come modello, tifoserie politicizzate e non. Perchè tanti sono gli ebrei nel mondo che hanno la stessa nostra posizione. Purtroppo a noi è toccato uno allineato con le politiche del governo Netanyahu”.

Agli ultrà, insomma, non basta l’ambizione del sessantenne broker brasiliano di riportare la squadra in C per poi tentare il ritorno nel calcio professionistico. Esciua, tre lauree e cinque lingue parlate con esperienze lavorative in banche di investimento e holding finanziarie tra Bruxelles, Milano, Parigi, Amsterdam e New York, è già stato contestato a più riprese allo stadio Armando Picchi, con cori come “Joel cambia prodotto”.

Cori da cui una parte dei tifosi in tribuna e gradinata si sono dissociati fischiando. Del resto il conflitto di Gaza, fin dall’attacco di Hamas del 7 ottobre, ha spaccato una città in cui alla nutrita comunità ebraica (una delle 21 riconosciute in Italia) si affianca un orientamento politico generale decisamente a sinistra che storicamente sostiene la causa palestinese. Tensioni si erano registrate anche in occasione di una manifestazione pro-Israele dopo l’attacco di Hamas.

“Ci sono stati sicuramente errori da parte della società soprattutto nella comunicazione e lo sanno anche loro”, ha affermato il preparatore dei portieri del Livorno, Luca Mazzoni, “mi auguro però che ci sia la possibilità di mettersi a sedere a un tavolo per collaborare, o almeno ignorarsi, ma andare avanti insieme verso l’obbiettivo comune”. 

AGI – A Livorno la squadra di calcio è precipitata in Serie D dalla Serie A in cui aveva militato per l’ultima volta nel 2010, eppure la tifoseria amaranto è scossa da un caso politico più che dagli altalenanti risultati e dal quarto posto in classifica. Questa settimana la Curva Nord, tradizionalmente ‘rossa’, ha diffuso un durissimo comunicato per chiedere le dimissioni del presidente del club, l’ebreo brasiliano Joel Esciua, reo di aver criticato lo sventolio di bandiere palestinesi allo stadio in solidarietà con la Striscia di Gaza.
Esciua aveva denunciato “una minoranza rumorosa” già “prevenuta” al momento del suo arrivo che vorrebbe imporre le sue idee politiche alla tifoseria. In una trasferta a Ghivizzano, il presidente è andato personalmente sotto la curva dei tifosi ospiti per chiedere di togliere le bandiere palestinesi che a suo dire rappresentavano un incitamento per Hamas, tanto più che nessun vessillo israeliano è mai stato esposto.
“Nella città che ha dato i natali a Modigliani, Mascagni e Ciampi, può essere che si debbano andare a cercare idoli e miti in America latina o in Medioriente?”, si era chiesto polemicamente in un’intervista alludendo anche al Che Guevara di cui l’ex capitano Cristiano Lucarelli esibì una volta l’immagine su una t-shirt. 
“La dignità e la solidarietà non hanno prezzo, noi non siamo in vendita, tanto meno al primo chiacchierone che passa”, ha fatto sapere il feudo del tifo labronico in un post dal titolo ‘Joel sei stato nominato.
“Esporre le bandiere della Palestina”, viene assicurato sulla pagina Facebook della Nord intitolata a Fabio Bettinetti, “è un atto di solidarietà verso un popolo che soffre. Lo fanno anche in Inghilterra, che Esciua porta come modello, tifoserie politicizzate e non. Perchè tanti sono gli ebrei nel mondo che hanno la stessa nostra posizione. Purtroppo a noi è toccato uno allineato con le politiche del governo Netanyahu”.
Agli ultrà, insomma, non basta l’ambizione del sessantenne broker brasiliano di riportare la squadra in C per poi tentare il ritorno nel calcio professionistico. Esciua, tre lauree e cinque lingue parlate con esperienze lavorative in banche di investimento e holding finanziarie tra Bruxelles, Milano, Parigi, Amsterdam e New York, è già stato contestato a più riprese allo stadio Armando Picchi, con cori come “Joel cambia prodotto”.
Cori da cui una parte dei tifosi in tribuna e gradinata si sono dissociati fischiando. Del resto il conflitto di Gaza, fin dall’attacco di Hamas del 7 ottobre, ha spaccato una città in cui alla nutrita comunità ebraica (una delle 21 riconosciute in Italia) si affianca un orientamento politico generale decisamente a sinistra che storicamente sostiene la causa palestinese. Tensioni si erano registrate anche in occasione di una manifestazione pro-Israele dopo l’attacco di Hamas.
“Ci sono stati sicuramente errori da parte della società soprattutto nella comunicazione e lo sanno anche loro”, ha affermato il preparatore dei portieri del Livorno, Luca Mazzoni, “mi auguro però che ci sia la possibilità di mettersi a sedere a un tavolo per collaborare, o almeno ignorarsi, ma andare avanti insieme verso l’obbiettivo comune”. 

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