AGI – L’Italia si conferma ultima in Europa per il livello di benessere mentale, ma cresce la propensione a prendersene cura e parlarne. È quanto emerge dall’AXA Mind Health Report 2023, indagine condotta da Ipsos e realizzata su un campione di oltre 30 mila persone in 16 Paesi del Mondo, tra cui l’Italia.
Secondo il rapporto, il nostro Paese, insieme al Giappone, presenta la più bassa percentuale di persone che avvertono uno stato di pieno benessere mentale. I soggetti più a rischio sono le donne, complice la disparità di genere avvertita nel quotidiano, e i giovani, che scontano l’effetto di un uso spesso eccessivo di tecnologie e social.
Cosa dicono i dati
L’Italia è il Paese la cui popolazione è più colpita sul fronte della salute mentale: solo il 18% del campione dichiara uno stato di pieno benessere (Flourishing), un dato in calo rispetto allo scorso anno (20%). Come noi solo i giapponesi. È lo stress il disturbo mentale più diffuso a livello globale, in Italia è avvertito dal 56% del campione (+8 pp vs 2022).
Il 48% degli italiani si sente solo, il dato peggiore in Europa, mentre incidono sullo stato di salute mentale anche l’impatto negativo della guerra, avvertito dal 52% del campione e l’impatto degli effetti negativi del cambiamento climatico (43%, terzi in Europa). Maggiori vittime del disagio, le donne, che riferiscono uno stato peggiore rispetto agli uomini in tutte le fasce d’età.
Diversi i fattori che pesano su questo divario, ma il più rilevante è la disparità di genere percepita nella vita quotidiana: oltre il 40% delle donne ha visto mettere in dubbio le proprie capacità per via del gender, 1 su 3 ha ricevuto commenti indesiderati sul proprio genere.
Il disagio mentale è inversamente proporzionale all’età e i giovani risultano i soggetti più a rischio. Pesano l’incertezza sul futuro, la solitudine e l’immagine corporea, ma anche una maggiore sensibilità alla tematica del cambiamento climatico. Per il 38% dei giovani, inoltre, tecnologia e social media hanno un impatto negativo sul proprio benessere mentale.
Tra questi, solo 1 giovane su 12 riporta uno stato di benessere mentale pieno. Il quadro si riflette anche sulla percezione del benessere nel luogo di lavoro. L’indagine indaga infatti anche il legame tra il benessere mentale generale e il benessere percepito sul luogo di lavoro inteso come capacita’ di sentirsi “in flow”: concentrati, produttivi e focalizzati sugli obiettivi professionali.
Solo il 15% del campione dichiara uno stato mentale altamente produttivo. Migliore è lo stato mentale, minore è l’intenzione di cambiare lavoro, la pensa cosi’ il 75% del campione, mentre per quanto riguarda i modelli di lavoro, a livello globale, il lavoro ibrido è considerato il migliore in ottica di benessere mentale, anche se molti italiani preferiscono il lavoro da casa (23%).