Si rafforza il trend negativo per quanto riguarda la natalità in Italia. Il nuovo rapporto Istat sulla condizione demografica del nostro paese conferma i dati del 2022 e li aggiorna con quelli dei primi sei mesi del 2023. L’anno scorso l’Italia ha toccato il record negativo di nascite: solo 393mila, per la prima volta dall’Unità il dato si attesta sotto le 400mila unità. Tra gennaio e giugno di quest’anno, i nuovi nati sono stati 3.500 in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Sono dati che confermano come la popolazione italiana stia sempre di più invecchiando: dal 2008, anno in cui il numero dei nati vivi ha registrato il più alto valore dall’inizio degli anni duemila, le nascite in Italia sono diminuite sempre di più.
Il 2023 conferma le tendenze. Il motivo principale legato alla diminuzione delle nuove nascite, come segnalato dall’Istat, non è solo la conseguenza alla rinuncia ad avere bambini da parte della nuova generazione di adulti. Ma anche, e soprattutto, dalla progressiva diminuzione di donne di età compresa tra i 15 e i 49 anni, il range di anni convenzionalmente considerati come età feconda. Le donne continuano a partorire intorno ai 32 anni, dato che ha visto una crescita di ben due anni rispetto al 1995. L’età del parto è più alta nelle cittadine italiane rispetto a quelle di origine straniera (in questo caso intorno ai 26 anni). Le madri più giovani d’Italia si trovano in Sicilia, con un’età media del parto che si registra intorno ai 31 anni.
Secondo l’Istat, i motivi che spingono i nuovi adulti a non mettere al mondo figli sono sostanzialmente l’allungarsi dei tempi di formazione, le difficoltà per trovare un lavoro stabile, la bassa crescita economica e il problematico accesso al mercato delle abitazioni. Cause, queste, che disincentivano le coppie dal mettere al mondo un bambino. Nei primi anni duemila questioni del genere influenzavano la scelta di mettere al mondo un secondo figlio. Oggi invece sono temi che le coppie tengono in considerazione fin da subito. Sebbene i dati dell’Istat mostrino un aumento dei primogeniti nati lo scorso anno, questi dati non sono che un “recupero dei progetti riproduttivi rinviati dalle coppie a causa della pandemia. Infatti — spiega l’istituto — l’incremento riscontrato tra il 2021 e il 2022 assorbe completamente la riduzione rilevata tra il 2020 e il 2021”.
Il tema resta centrale e i dati registrati dall’Istat arrivano proprio con la presentazione della prossima manovra finanziaria. Se infatti da un lato le misure hanno proprio lo scopo di creare le condizioni adatte per favorire le nuove nascite (come gli asili nido gratis per il secondo figlio), dall’altro il governo ha raddoppiato l’Iva su prodotti anche per neonati — come pannoloni e latte in polvere — facendola passare dal cinque al dieci per cento e causando un ulteriore rincaro dei prezzi.