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L’Italia al bivio sui lupi, tra convivenza e abbattimenti mirati

Set 4, 2023

AGI – Gli episodi di cronaca dell’estate, in particolare le sette aggressioni registrate a Vasto, in Abruzzo, hanno riportato in primo piano il tema della convivenza tra il lupo e l’uomo. In Italia ufficialmente i lupi sono 3.307, secondo una stima di tre anni fa, ma gli esperti ritengono che potrebbero essere anche il doppio.

La loro presenza nei distretti zootecnici o vicino alle grandi città sta sollevando un dibattito su come gestire la conservazione di questa specie che nel nostro Paese è protetta dal 1971.

Ora anche la Commissione europea ha annunciato l’avvio di uno studio per riesaminare lo status di protezione del lupo all’interno dell’Ue con la possibilità di introdurre “ulteriore flessibilità” per gli abbattimenti.

“La concentrazione di branchi di lupi in alcune regioni europee è diventata un pericolo reale per il bestiame e potenzialmente anche per gli esseri umani”, ha osservato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. “Invito le autorità locali e nazionali ad agire laddove necessario. In effetti, l’attuale legislazione dell’Ue consente già loro di farlo”.

L’Ue potrebbe spostare la specie lupo dall’Allegato 4 all’Allegato 5 della direttiva Habitat, dove le specie sono comunque tutelate ma passibili di prelievo selettivo, ovvero sono ammessi piani per catturarne o abbatterne un certo numero, con un attento monitoraggio e le necessarie misure di prevenzione dei danni. 

Le associazioni animaliste finora hanno fatto quadrato per impedire ogni abbattimento, ricorrendo nelle scorse settimane al Tar contro l’autorizzazione a uccidere due lupi in Alto Adige in base alla legge provinciale sulla tutela delle “zone pascolive protette“. A loro avviso “l’unica via percorribile è quella della convivenza, l’unica in grado di garantire sicurezza ai cittadini, agli orsi, ai lupi e alle attività umane che si svolgono sui loro territori”.  

Si dice invece d’accordo con l’Ue il senatore Luigi Spagnolli, ex sindaco di Bolzano e dirigente dell’Ufficio caccia e Pesca della Provincia, molto attento a queste tematiche.

“Ritengo che creare la possibilità per ogni Stato di pianificare ed attuare, tramite personale specializzato professionale o volontario, un prelievo selettivo del lupo, sulla base di un monitoraggio continuo ed esaustivo, sia assolutamente positivo per prevenire danni agli allevamenti e conflitti sociali“, spiega all’AGI, “oltre che per favorire il mantenimento di attività preziose di presidio del territorio come l’agricoltura di montagna e l’alpicoltura, la cui redditività già bassa di suo rischia di essere azzerata dai danni provocati dal lupo. Ricordo che in Francia, dove sono presenti circa 900 lupi, ovvero meno di un quarto di quelli italiani, ne sono stati abbattuti quest’anno 164”.

“L’Italia ha visto crescere velocemente la propria popolazione di lupi, passando da poche centinaia ad alcune migliaia, in meno di 50 anni”, spiega all’AGI Duccio Berzi, dottore forestale e tecnico faunistico che fa parte della Task Force lupo di Regione Toscana ed è il coordinatore tecnico del Progetto di telemetria proattiva sul lupo della Regione Veneto.

“Se la specie si trovava un tempo solo nelle zone più selvagge ora è presente, isole escluse, quasi dappertutto, anche intorno alle nostre città, con le densità probabilmente più alte mai registrate a livello internazionale”, ha aggiunto.

Berzi, che si occupa di lupi da oltre 30 anni nell’ambito di programmi di ricerca e progetti finalizzati alla mitigazione del conflitto, osserva che in molte casi delle aggressioni non sono “solo di lupi, ma purtroppo anche da una ragguardevole quota di ibridi lupo x cane”.

“A questo processo di espansione naturale”, lamenta l’esperto, “non si è accompagnato da parte delle istituzioni un aggiornamento puntuale e costante delle stime numeriche e del quadro normativo, come invece è avvenuto un po’ ovunque, che permettesse di prendere atto della situazione e ove necessario mitigare le conflittualità che si sono innescate”.

Per il componente della Task Force lupo di Regione Toscana “la gestione di una specie così importante dal punto di vista ecologico, così carismatica ma anche problematica, deve necessariamente essere affrontata in maniera prospettica, nel rispetto di tutti, liberi da preconcetti ideologici e puntando a una duratura conservazione a livello di popolazione”. 

Contesti e scenari

Il vero tema per Berzi “è il contesto in cui vivono”: “È condiviso da tutti che la presenza di lupi in zone forestali rappresenta un grande valore in termini ecosistemici, concorrendo a regolare naturalmente specie potenzialmente dannose, come ad esempio il cinghiale. E’ però evidente che la presenza di branchi di lupo in un distretto zootecnico come la Maremma o la Lessinia, piuttosto che ai margini di grandi città, determina conflittualità, costi e problematiche decisamente diversi, che andrebbero democraticamente affrontati”.

“Vogliamo davvero avere i lupi intorno alle città o nei distretti zootecnici?”, si chiede l’esperto, “sappiamo cosa costa e cosa questo comporta? Siamo disponibili a investire adeguate risorse in modo che il problema non ricada su una categoria? Sono scelte di carattere politico”. 

“Tendenzialmente”, osserva Berzi, “in ambito cittadino la popolazione è molto più favorevole al lupo rispetto alle zone rurali, ma solo fin quando non valica la propria area di comfort, momento in cui cambia radicalmente idea, come avviene tutte le volte che un lupo ‘periurbano’ preda un gatto o un cagnolino, fenomeno assolutamente naturale, o quando lo troviamo inaspettatamente nel parco giochi”.

Il tabù dell’abbattimento

 n Italia non si parla di abbattimenti eppure la Francia ha scelto di ricorrere alla deroga alla direttiva europea per eliminarne un quinto e interventi simili sono stati decisi da altri Paesi europei. “Da noi questo tema è effettivamente un tabù, ma ci siamo abituati a un bracconaggio decisamente intenso e diffuso, sia sul lupo che su altri grandi carnivori”, spiega Berzi.

“I dati della Francia sembrano indicare che gli abbattimenti casuali non sortiscono risultati sensibili in termini di riduzione dei danni e non incidono sulle dinamiche di crescita dei lupi, mentre risultati più interessanti sono emersi nel momento in cui ci si è indirizzati su animali particolari, che predavano in maniera seriali animali domestici”. 

Per il senatore Spagnolli “il problema è lo sdoganamento di un abbattimento selettivo del lupo, bisogna eliminare quelli che fanno più danni, oggi ne vengono eliminati centinaia clandestinamente ma spesso non sono quelli più dannosi”.

I consigli in caso di incontro

Infine, il consiglio di Berzi se si incrocia un lupo: “L’atteggiamento corretto da tenere è di determinazione, il lupo è un predatore che studia le proprie prede e in base alla loro reazione decide il da farsi. Nella stragrande maggioranza dei casi ha paura di noi. Non scappare, rimanere fermi, ma muovere le braccia, non avvicinarsi, tenere il cane al guinzaglio, fare rumore. E informare le istituzioni preposte”.

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