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L’inno delle mamme “libere” dai figli lasciati alla materna: è polemica a Reggio Emilia

Nov 1, 2017

REGGIO EMILIA – “Siamo contente dalla mattina / mentre scaldiamo il latte in cucina / perché pensiamo sempre al grande omaggio di stare sole fino al pomeriggio”. Cantano e ballano le mamme felici di aver lasciato i figli alla materna. Finalmente, scandiscono a ritmo di musica, perché poi “così potremo anche lavorare / che a confronto andiamo a riposare / invece che tenerli dentro casa che ci distruggono ogni cosa”. E chi da giovane madre non ha provato quel senso di liberazione dopo aver combattuto tra capricci mattutini (“il latte no”, “voglio quella maglietta”) e l’orsetto preferito che si perde mentre infili la giacca e prendi la borsa, dove poi le chiavi non si trovano mai, sino a quell’inconfessabile senso di sollievo quando si varca la porta dell’ufficio. Ma il video, nato come inno delle madri alla scuola dell’infanzia Gulliver di Reggio Emilia, ha scatenato le reazioni di pedagogisti e insegnanti nella città che ha inventato gli asili e le scuole dell’infanzia più belli del mondo.

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La canzone delle mamme-aperitivo, ironica e divertente, è stata vissuta come un colpo di spugna sul valore educativo delle strutture per i piccoli che seguono il Reggio Emilia approach, fotografate dai giapponesi, studiate in tutta Europa, a Cuba e in Corea, celebrate su Newsweek. Insomma 50 anni di storia della migliore pedagogia, con un padre autorevole come Loris Malaguzzi, sono sembrati inutili se la materna diventa un parcheggio per i bambini. Almeno questa è stata la prima reazione, che ha diviso anche gli stessi genitori, con Paola Cagliari, direttrice dell’Istituzione scuole e nidi d’infanzia del Comune di Reggio Emilia che ha messo in guardia dai rischi: la trasmissione di stereotipi non corrispondenti col metodo educativo emiliano.

Nel video “Inno Gulliver”, realizzato da un papà musicista, Manuel Vozza, diventato virale su YouTube con oltre 12mila visualizzazioni in pochi giorni, si fa l’elogio della materna Gulliver, “dove i bimbi sono felici ad ogni lezione”. E nel farlo, emerge l’entusiasmo di un gruppo di mamme grate alla struttura comunale anche per il tempo che possono avere per loro stesse: “Appena a scuola noi li accompagniamo e in silenzio poi ci defiliamo – prosegue la canzone – perché se noi ci tratteniamo ancora / capita a volte col nodino in gola / ti dicono: no, non ci voglio stare / senza motivo e cominciano a frignare / Senti a mamma, voglio stare sola / ti prego oggi stai a giocare a scuola”. Scorrono le immagini di un bambolotto che due mamme si litigano e di una che impersona la maestra con la bacchetta. Quello che le insegnanti in queste scuole non sono. Nella canzone le mamme si rivolgno anche alle maestre, tanto per non essere fraintese: “Siamo mamme tutte brave e belle e non vogliamo passare per monelle. Però di incontri dai quanti ne fate / possiamo venire, però abbiamo sete / sciopereremo certamente in piazza / perché vogliamo birre e anche la pizza / così verremo saltellando a scuola / canticchiando insieme a squarciagola l’inno: la migliore scuola è il Gulliver”.

Il dibattito si è acceso sulla stampa locale, si è amplificato via social. “Mi dispiace che non sia piaciuta la canzone, era goliardica, non poteva certo mettere in crisi una scuola che è una tra le migliori del mondo”, si è difeso Manuel Vozza su Tele Reggio. Il rumore è cresciuto, al punto che a scuola è stata convocata in tutta fretta lunedì sera una riunione. E alla fine mamme e insegnanti hanno fatto pace con un comunicato firmato da tutti e che ricorda che “da sempre scuole e nidi dell’infanzia di Reggio sono considerate piazze aperte” al dibattito. E così, spiega Paola Cagliari, che è anche nel comitato scientifico di Reggio Children, “la discussione è stata riportata sui binari del confronto costruttivo, che tiene conto di tutte le opinioni intorno ad

un prodotto realizzato da un privato e che non rappresenta, né lo voleva fare, l’intera scuola. La relazione di fiducia e collaborazione tra scuola e famiglie esce da questa vicenda intatta”.

Rimane sullo sfondo ciò che le madri cantano, forse solo un inno a chi aiuta a crescere (e lo fa molto bene) i loro bambini, ma anche un grido, scanzonato e liberatorio, sulla necessità di ritrovarsi nel loro essere donne tra casa, figli e lavoro.

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