AGI – “Un‘ottima notizia per le famiglie italiane: l’inflazione in Italia è al minimo in Europa, pieno successo del ‘carrello tricolore’. Smentiti i profeti di sventura!”. Lo afferma su X il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, commentando i dati Eurostat secondo cui nel mese di dicembre l’inflazione in Italia è scesa ancora ad appena lo 0,5%, mentre in Ue è cresciuta al 2,9%, con Francia al 4,1%, Germania al 3,8% e Spagna al 3,3%.
Secondo le stime preliminari dell‘Istat, l’inflazione rallenta ancora e nel mese di dicembre l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, aumenta dello 0,2% su base mensile e dello 0,6% su base annua (da +0,7% del mese precedente).
Osserva l’Istat nel commento: “Prosegue a dicembre, secondo le stime preliminari, la fase di flessione dell’inflazione, scesa a 0,6% dall’11,6% del dicembre 2022. Nella media 2023 i prezzi al consumo risultano accresciuti del 5,7% rispetto all’anno precedente, in netto rallentamento dall’8,1% del 2022. Tale andamento risente principalmente del venir meno delle tensioni sui prezzi dei Beni energetici (+1,2%, dal +50,9% del 2022)”.
Nel 2023, la crescita dei prezzi al netto delle componenti volatili (inflazione di fondo) è pari a 5,1% (da +3,8% del 2022). Sulla base delle stime preliminari, il trascinamento dell’inflazione al 2024 è pari a +0,1%.
Nel dettaglio, spiega l’Istat, il rallentamento su base tendenziale dell’inflazione è dovuto prevalentemente ai prezzi dei Beni energetici regolamentati (che accentuano la loro flessione da -34,9% a -41,7%), a quelli dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +4,6% a +3,6%) e dei Beni alimentari lavorati (da +5,8% a +5,0%); per contro, un sostegno alla dinamica dell’inflazione deriva dall’attenuarsi del calo dei prezzi degli Energetici non regolamentati (da -22,5% a -21,1%) e dall’accelerazione di quelli dei Beni alimentari non lavorati (da +5,6% a +7,0%).
L’aumento congiunturale dell’indice generale è dovuto, per lo più, alla crescita dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (+1,4% anche a causa di fattori stagionali), dei Beni alimentari non lavorati (+0,7%) e dei Beni durevoli e non durevoli (entrambi +0,5%); gli effetti di questi aumenti sono stati solo in parte compensati dalla diminuzione dei prezzi degli Energetici, sia regolamentati (-3,5%) sia non regolamentati (-2,1%).
In base alle stime preliminari, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca) aumenta dello 0,2% su base mensile e dello 0,5% su base annua (da +0,6% di novembre). Nel 2023 la variazione media annua dell’Ipca è pari a +5,9% (+8,7% nel 2022).
“Segnali ancora positivi sul fronte dell’inflazione per le famiglie”, commenta Confesercenti in una nota. “Come segnala l’Istat, infatti, a dicembre si registra un nuovo rallentamento dei prezzi, dovuto soprattutto ai beni energetici, che in questa fase hanno calmierato il paniere, e agli alimentari lavorati. Tuttavia, le prospettive per il nuovo anno in corso restano ancora incerte: aumentano potere d’acquisto e risparmi, una sorta di energia potenziale inespressa di cui però non ne beneficiano i consumi, che restano il vero malato dell’economia domestica.
Una valutazione positiva arriva anche dall’ufficio studi di Confcommercio, secondo cui “In linea con le attese, anche a dicembre si registra una decelerazione del tasso d’inflazione, ormai attorno al mezzo punto percentuale su base tendenziale. Per le divisioni di spesa come per le tipologie di prodotto – conclude Confcommercio – si avverte una diffusa tendenza alla stabilizzazione dei prezzi, se non una riduzione, a testimonianza del buon funzionamento del sistema produzione-distribuzione in Italia”.