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L’inflazione e l’influenza aviaria fanno volare il prezzo delle uova

Feb 12, 2023

AGI – Prezzi delle uova alle stelle negli States, dove a dicembre il costo medio di una scatola da dodici era di 4,25 dollari, oltre il doppio di un anno prima (1,9 dollari). Allo stesso tempo, i prezzi all’ingrosso delle uova hanno registrato un aumento del 300%. A spingere i prezzi una combinazione di fattori che ha reso ultimamente uova e pollame merce rara sugli scaffali: dall’aumento della domanda per le vacanze di fine anno all’impatto dell’inflazione. Ma il vero colpevole sono i focolai di un’influenza aviaria altamente contagiosa che ormai da un anno funesta gli allevamenti di tutto il Paese.

Una premessa a questo punto è d’obbligo: gli americani mangiano tante, davvero tante uova (rispetto a noi). L’anno scorso, secondo i dati del Dipartimento Usa dell’Agricoltura (Usda) ne hanno consumate una media di 278 a persona. Ovvero un uovo a colazione quasi tutti i giorni. Mantenere la fornitura di un prodotto così richiesto non è banale. E dipende sia dal numero di galline che depongono le uova sia cosa si dà loro da mangiare, considerando che nutrirle con la tipica dieta di mais, avena e orzo costa adesso molto di più per gli allevatori.

La guerra in Ucraina ha infatti ridotto notevolmente le esportazioni di grano da Kiev e da Mosca lo scorso anno, limitando l’offerta globale e facendo schizzare i prezzi dei cereali. Oltre a pagare di più per nutrire i loro polli, gli allevatori di uova hanno anche dovuto far fronte a bollette elettriche più salate per gestire le fattorie e a pagare di più il gas per il trasporto dei raccolti. Tuttavia, l’inflazione da sola non spiega l’impennata dei prezzi delle uova da fine anno a oggi.

L’influenza aviaria

La terribile epidemia d’influenza aviaria che dall’inizio del febbraio del 2022 ha contagiato oltre 58 milioni di uccelli in centinaia di allevamenti commerciali e da cortile in 47 Stati. Una cifra superiore ai 50 milioni di uccelli morti nell’epidemia di aviaria del 2014 e 2015 che ha causato perdite economiche per 3,3 miliardi di dollari (secondo le stime dell’Usda). Gli uccelli infetti devono essere macellati e ciò porta a un calo delle scorte di uova e all’aumento dei prezzi.

A inizio anno, Stati come il Colorado e la California hanno segnalato scaffali di uova vuoti nei negozi di alimentari, mentre molti consumatori in Massachusetts e Arizona si sono messi in proprio allevando polli in giardino. Le scorte di uova nel complesso stanno comunque reggendo perché il numero totale di galline ovaiole è diminuito solo del 5% circa (su 320 milioni totali). Ma i prezzi delle uova sono in genere più volatili rispetto ad altri prodotti alimentari e quindi anche un calo percentuale relativamente modesto della produzione si è tradotto in un aumento percentuale molto elevato dei prezzi. I prezzi probabilmente non scenderanno fino a quando le nuove galline nasceranno senza l’infezione e raggiungeranno l’età della deposizione delle uova.

L’influenza aviaria in genere arriva durante la migrazione primaverile e scompare entro l’estate, ma questa volta è stato diverso e il virus è riemerso a settembre. Lo scorso ottobre, l’Usda ha rivisto al ribasso le sue previsioni di produzione di uova da tavola per il 2023 a seguito dei “rilevamenti di settembre” dell’aviaria. La riacutizzazione dell’epidemia – e il relativo bilancio di vittime tra le galline ovaiole – è arrivata proprio sotto le festività di fine anno, quando generalmente si acquistano più uova per le vacanze.

Secondo gli esperti, la domanda è stata anche sostenuta dalla necessità per molti di trovare un sostituto proteico alla carne, i cui costi continuano ad aumentare. Infatti se e’ vero che il costo delle uova è salito vertiginosamente, queste restano relativamente economiche rispetto ad altre proteine come il pollo o il manzo, con un chilo di petto di pollo che costa in media 4,42 dollari e un chilo di carne macinata viene venduta a 4,85, secondo il Bureau of Labor Statistics.

La domanda di uova è calata naturalmente dopo le vacanze e anche il prezzo record l’ha in qualche modo smorzata. Anche se secondo gli esperti di settori la pressione sui costi rimarrà per tutto il primo trimestre del 2023. Sempre che non si riaffaccino ulteriori grandi focolai di aviaria, che potrebbero interrompere il trend ribassista e riportare i costi ai massimi storici degli ultimi mesi. 

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