AGI – In Italia dall’inizio del 2023 sono andati in fumo per gli incendi ben 51.386 ettari, equivalenti a 73.408 campi da calcio. Lo denuncia Legambiente sottolineando che solo “tra il 25 e il 27 luglio sono bruciati ben 31.078 ettari di vegetazione“. I numeri sono ricavati dai dati satellitari Effis (European Forest Fire Information System) che monitorano solo gli incendi superiori ai 30 ettari.
La regione più devastata è la Sicilia (41.365 ettari pari all’80%), seguita da Calabria (7.390 ettari), Puglia (1.456) e Abruzzo (284 ettari). Nella sola provincia di Palermo, in tre giorni, sono stati percorsi dalle fiamme quasi 15.000 ettari, 17.957 da inizio anno (pari al 35% del totale nazionale).
In quella di Agrigento 6.592 ettari bruciati, di Messina 3.963 e di Siracusa 3.957. In Calabria, nello stesso periodo in provincia di Reggio sono andati in fumo 6.388 ettari e nella provincia di Cosenza 591 ettari. In Puglia la provincia più colpita è quella di Foggia (1282 ettari).
E il proliferare di i roghi e incendi non è l’unica delle dirette conseguenze delle alte temperature raggiunte fino a pochi giorni fa. Il caldo record è responsabile di un aumento delle mortalità, che al Sud ha fatto registrare incrementi maggiori, soprattutto a Bari e Taranto
A luglio è aumentata la mortalità al Sud
Durante la prima ondata di calore di questo luglio infuocato si è registrato un lieve aumento della mortalità al Sud, con picchi soprattutto a Bari (+23%) e Taranto (+32%). È quanto emerge dal primo rapporto quindicinale sui Risultati dei Sistemi di allarme (HHWWS), del Sistema Sorveglianza della Mortalità Giornaliera (SISMG) e degli accessi in Pronto Soccorso pubblicato sul portale del ministero della Salute e riferito al periodo 1-21 luglio.
Il grafico settimanale (aggiornato alla settimana 12-18 luglio) evidenzia una mortalità in linea o inferiore all’atteso nell’ultima settimana al Nord, mentre al Centro-Sud si evidenzia una mortalità lievemente superiore all’atteso, evidente soprattutto nella fascia di età 85+.
Mentre i dati complessivi del mese di luglio, aggiornati solo alla prima fase dell’ondata, evidenziano un lieve eccesso al Centro-Sud (+2%), con incrementi statisticamente significativi a Bari (+23%) e Taranto (+32%). A Reggio Calabria si osserva un incremento significativo (+34%) che però non appare associato solo alle elevate temperature. Al Nord è da segnalare in diverse città una mortalità inferiore all’atteso (-11% nel complesso delle città del Nord).
A partire dall’8 luglio, ricorda il report, gran parte dell’Italia è stata interessata da un anticiclone sub-tropicale di matrice africana proveniente dal Mediterraneo1 che ha fatto registrare in gran parte del paese una ondata di calore di eccezionale durata e intensità.
Al Nord, sono da segnalare livelli di rischio tra il 9-11 luglio, interrotti da qualche giorno per poi riprendere dal 15-20 luglio, mentre al Centro-Sud le condizioni di rischio si sono protratte dall’8 luglio fino al 24-25 luglio, con una durata dell’ondata di 18 giorni a Roma e Rieti e 14-15 giorni nelle altre città. L’ondata di calore è stata associata a picchi di temperatura apparente massima (o temperatura massima percepita) superiori ai 40 C.
In alcune città del Nord (Brescia, Verona, Venezia, Trieste) e del centro-Sud (Civitavecchia, Roma, Messina, Palermo) le temperature eccezionali sono state associate a una elevata umidità (Dew Point di oltre 20 C).
I dati evidenziano tra le città del Nord solo a Bolzano e Verona picchi di mortalità in concomitanza dei giorni di ondata di calore. Al Centro-Sud invece, in molte città (Perugia, Rieti, Civitavecchia, Roma, Latina, Pescara, Campobasso, Napoli, Bari, Palermo e Catania) si osserva un incremento della mortalità associata ai giorni più torridi.
Tra le città in cui è attiva la sorveglianza degli accessi in Pronto Soccorso infine si evidenziano incrementi nel numero di accessi giornalieri nella popolazione con 65+ anni in concomitanza con i giorni di ondata di calore di luglio a Bologna, Ancona e Roma.