• 22 Dicembre 2025 0:30

Corriere NET

Succede nel Mondo, accade qui!

Libia, le trattative italiane per modificare il memorandum con Tripoli

Feb 2, 2020

la crisi del paese africano

Lunedì il ministro dell’Interno libico Bashagha vedrà Di Maio e Lamorgese. Il protocollo è stato rinnovato automaticamente ma un comitato potrà inserire cambiamenti. Il governo chiede condizioni di vita nei centri di detenzione nel rispetto dei diritti umani

di Gerardo Pelosi

2 febbraio 2020


Allarme Onu: “La tregua in Libia non c’e'”

3′ di lettura

Non sarà solo il controllo dei flussi migratori il focus principale del memorandum bilaterale italo-libico che viene prorogato automaticamente il 2 febbraio e che prevede aiuti al Governo di Tripoli per rendere più umane le condizioni di vita nei centri di detenzione.

A questo scopo lunedì sarà a Roma il ministro dell’Interno del Governo di accordo nazionale, Fathi Bashagha per incontrare il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio e quello degli Interni, Luciana Lamorgese. Ma, in questo momento e in presenza di una guerra non ancora risolta che miete vittime civili ogni giorno, ridurre tutta la collaborazione tra Roma e Tripoli alla questione migratoria sarebbe un vero suicidio politico.

Attualmente in Libia vi sarebbero almeno 300mila sfollati a causa delle guerra civile, mentre i migranti occupati in gran parte dell’industria petrolifera sono circa 700mila. Nei centri ufficiali sarebbero detenuti non più di 4mila migranti. Il confronto tra Bashagha e Di Maio sarà più politico con una riflessione sui possibili esiti della conferenza diBerlino per il cessate il fuoco e l’embargo di armi, mentre con la responsabile del Viminale Lamorgese i temi saranno più tecnici e legati soprattutto alle questioni migratorie.

Un comitato per le modifiche al memorandum

Il 1° novembre scorso il memorandum bilaterale è stato rinnovato automaticamente a far data dal 2 febbraio ma con l’intesa che il comitato previsto dall’articolo 3 potrà modificare alcuni punti del protocollo alla luce della nuova situazione che si è venuta a creare nel Paese. I due ministeri dell’Interno hanno già avviato un lavoro congiunto che verrà poi trasferito alla Farnesina che riunirà a Roma il comitato per le modifiche. Da parte libica si chiede un sostegno materiale con forniture necessarie all’adeguamento dei pochi centri governativi per migranti ancora attivi ma sovrafollati (cinque centri che si trovavano sulla linea del fuoco sono stati chiusi), tecnologie per il controllo radar e nuove motovedette (che, come sempre, vengono fornite disarmate). Da parte italiana si chiederà, in linea con quanto già segnalato dal Consiglio d’Europa, condizioni di vita nei centri nel rispetto dei diritti umani.

Tre linee a confronto sui centri di detenzione

L’obiettivo è quello di superare (ma gradualmente) il sistema attuale dei centri di detenzione che è in gran parte arbitrario soprattutto per quanto riguarda i minori non accompagnati. Sulla questione si fronteggiano tra e forze politiche italiane doversi posizioni. C’è chi (Leu e una parte del Pd) chiede semplicemente di non fare accordi con Tripoli per non rendersi complici dei trattamenti disumani (ma così facendo si lascia mano libera ai centri illegali). C’è poi la posizione continuista del ministro Di Maio che è per modifiche circoscritte legate alla situazione attuale e quella della Lamorgese che punta a un miglioramento significativo del memorandum. Il segretario del Pd, Nicola Zingaretti ha ricordato che alcune realtà «chiedono di cambiare il memorandum con la Libia, come ci siamo impegnati a fare. C’è una trattativa aperta, mi auguro che venga cambiato nella direzione indicata».

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. Guarda la Policy

The cookie settings on this website are set to "allow cookies" to give you the best browsing experience possible. If you continue to use this website without changing your cookie settings or you click "Accept" below then you are consenting to this.

Close