Libia, il governo di Al Serraj pronto a rivedere il Memorandum. Lamorgese: “Obiettivo aprire centri gestiti dall’Onu”
Nov 6, 2019
La Libia ha accettato la richiesta italiana di rivedere il Memorandum che andrà a scadenza il prossimo 2 febbraio. Ufficializzando la disponibilità di massima già espressa dal portavoce del governo di Al Serraj, il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese ha illustrato alla Camera quello che ha definito il “Piano operativo umanitario” in quattro punti che l’Italia presenterà alla prossima riunione del comitato italo-libico al quale verranno sottoposte le modifiche proposte.
Centri di detenzione, corridoi umanitari, controllo delle frontiere al sud della Libia e nuovo piano di progetti per la Libia i quattro punti sui quali il governo italiano chiede di intervenire per migliorare un memorandum del quale il ministro ha dato un giudizio sostanzialmente positivo: “Ha contribuito a ridurre del 97 per cento i flussi migratori dalla Libia e, dato oggettivo, anche il numero delle morti in mare”. Parole che hanno scatenato la dura reazione anche di esponenti della maggioranza come il deputato del Pd Orfini: ” Un intervento imbarazzante e ipocrita. ‘I lager sono centri di migranti. Il memorandum una cornice da difendere. I libici partner affidabili’. Davvero vogliamo continuare a far finta di non sapere?”.
E’ il primo punto e anche il più importante. “L’obiettivo dell’Italia – ha detto il ministro Lamorgese – è quello di migliorare le condizioni di vita dei migranti e di garantire il rispetto dei diritti umani in vista di una graduale chiusura di questi centri favorendo il loro trasferimento in altre strutture per arrivare a centri gestiti direttamente dalle agenzie dell’Onu”. L’Italia, in sostanza, a fronte delle continue denunce di violenze, torture, condizioni di degrado e violazione dei diritti umani, chiede che Unhcr e Oim possano immediatamente aumentare la loro presenza e capacità di intervento nei centri di detenzione.
Corridoi umanitari
L’Italia chiede iniziative bilaterali per aumentare le evacuazioni dei migranti dai centri di detenzione con il coinvolgimento nella strada dei corridoi umanitari di altri stati membri della Ue. “E’ lo strumento più significativo che abbiamo ma ci occorrono strumenti ordinari per affrontare questa situazione”. Finora i numeri dei migranti evacuati dalla Libia con i corridoi umanitari sono molto bassi, 496 persone in Italia attraverso il protocollo d’intesa tra Farnesina, Viminale, Cei e Sant’Egidio e 859 persone per evacuazione umanitaria attraverso il Niger.
Controlli alle frontiere di terra
L’Italia chiede il rafforzamento dei confini terresti del sud della Libia attraverso i quali entra la più parte dei migranti che arrivano dai Paesi del centro e dell’ovest Africa e il rafforzamento del progetto Oim che lavora ai rimpatri volontari assistiti che dal 2016 ad oggi hanno riportato nei Paesi d’origine 45.000 persone, 8.000 delle quali solo nei primi dieci mesi del 2019.
Nuovo piano di progetti per la Libia
L’Italia intende rinnovare il progetto “Il ponte di solidarietà” prevedendo nuovi aiuti in termini di mezzi di soccorso, ambulanze, materiali alle scuole e agli ospedali, farmaci.
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