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L’ex capo dei gesuiti: “Bergoglio ha preso in considerazione le dimissioni”

Apr 4, 2017

CITTÀ DEL VATICANO. Superiore generale della Compagnia di Gesù dal 2008 al 2016, padre Adolfo Nicolás svela alla rivista spagnola Mensajero una sua conversazione con Francesco avvenuta dopo le sue dimissioni dalla guida della Compagnia e nella quale il Papa argentino gli dice di aver preso «in serie considerazione la sfida di Benedetto», ovvero la sua rinuncia annunciata al mondo l’11 febbraio del 2013. In ogni caso Bergoglio, come ha detto lui stesso più volte, non ha al momento intenzione di dimettersi, e anzi rivela a Nicolás il suo desiderio di andare fino in fondo chiedendo casomai «al buon Dio che mi porti con sé quando i cambiamenti saranno irreversibili».

Il tema delle dimissioni del Papa è sempre vivo da quando Joseph Ratzinger con un atto senza precedenti nei tempi moderni ha aperto la strada. In Argentina non sono pochi coloro che sono convinti del fatto che una volta avviate le grandi riforme nella Chiesa Bergoglio possa fare un passo indietro e ritirarsi in una casa del clero nella sua Buenos Aires. Ma del tema aveva parlato lui stesso anche nel maggio del 2016, quando fece una «confidenza» – così la chiamò lui stesso, ai ragazzi di Schola Occurrentes ricevuti in udienza. Alla domanda se da quando è Papa avesse mai pensato di lasciare a motivo dell’enorme responsabilità rispose: «Non ho mai pensato di lasciare a causa della responsabilità. Però vi faccio una confidenza. Non pensavo neppure che mi avrebbero scelto. È stata una sorpresa ma da quel momento Dio mi ha dato una pace che dura fino a oggi. Questa è la grazia che ricevo. D’altra parte, per natura sono un po’ incosciente e quindi continuo». In sostanza, con queste parole smentì alcune voci uscite proprio in quei mesi in merito a una sua possibile rinuncia al compimento degli ottant’anni.

Le parole riportate da Nicolás lasciano intendere che il pensiero di Bergoglio non si discosta nel merito da quello di Ratzinger. Benedetto XVI in sostanza non volle ripetere quanto accaduto con il suo predecessore, che trascorse gli ultimi anni di vita ammalato e di fatto quasi impossibilitato a governare. Di qui le parole: «Chiedo al buon Dio che mi porti con sé quando i cambiamenti saranno irreversibili».

Ma cosa accadrà nel caso davvero un giorno Bergoglio dovesse ammalarsi non lo sa nessuno, e probabilmente nemmeno lui. La rinuncia, insomma, è soltanto una possibilità.

Nel libro-intervista curato da Peter Seewald Luce del mondo Ratzinger affermava: «Quando un Papa giunge alla chiara consapevolezza di non essere più in grado fisicamente, mentalmente e spiritualmente di svolgere l’incarico affidatogli, allora ha il diritto e in alcune circostanze anche il dovere di dimettersi». Francesco, nel dialogo con i giornalisti sul volo di ritorno da Rio de Janeiro nel luglio 2013, aveva detto del predecessore: «Anche quando lui ha dato le dimissioni, è stato per me un esempio … un grande! Un grande. Un grande fa questo. Un uomo di Dio e un uomo di preghiera». Nella primavera 2014, di ritorno dal viaggio in Terra Santa, Papa Francesco era stato più esplicito su questo, rispondendo alla domanda di un giornalista sull’ipotesi dimissioni: «Io farò quello che il Signore vorrà cercando di fare la sua volontà. Benedetto XVI non aveva più le forze, e onestamente, da uomo di fede e umile qual è, ha preso questa decisione. Settant’anni fa i vescovi emeriti non esistevano. Cosa succederà con i Papi emeriti? Dobbiamo guardare a Benedetto XVI come a un’istituzione, ha aperto una porta, quella dei Papi emeriti. La porta è aperta. Ce ne saranno altri o no? Dio solo lo sa. Io credo che un vescovo di Roma se sente che le forze vanno giù deve farsi le stesse domande che si è fatto Benedetto».

Nell’agosto di quello stesso anno, al termine del viaggio in Corea, Francesco aveva risposto a una nuova domanda sullo stesso argomento. «Torno a questa idea, che forse non piace a qualche teologo – io non sono teologo –: penso che il Papa emerito non sia un’eccezione, ma dopo tanti secoli, questo è il primo emerito… Oggi i vescovi emeriti sono una istituzione. Io penso che “Papa emerito” sia già un’istituzione. Perché? Perché la nostra vita si allunga e a una certa età non c’è la capacità di governare bene, perché il corpo si stanca, la salute forse è buona ma non c’è la capacità di portare avanti tutti i problemi di un governo come quello della Chiesa… Ripeto: forse qualche teologo mi dirà che questo non è giusto, ma io la penso così. I secoli diranno se è così o no, vedremo. Lei potrà dirmi: “E se Lei non se la sentirà, un giorno, di andare avanti?”. Farei lo stesso, farei lo stesso! Pregherò molto, ma farei lo stesso. Ha aperto una porta che è istituzionale, non eccezionale».

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