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Leopoldo, il capodoglio spiaggiato. Nel suo stomaco: plastica e nylon

Gen 7, 2019

Quelle grandi buste di plastica deve averle scambiate per calamari, inghiottendole nel mare di Ischia. Le hanno ritrovate nello stomaco, insieme a un filo di nylon particolarmente spesso. Così Leopoldo, come è stato chiamato il capodoglio di 8 metri spiaggiatosi la mattina della vigilia di Natale lungo il litorale nord-occidentale dell’isola, ha portato con sé un messaggio che nessuno, qui, è disposto più a ignorare. «È sempre più chiaro il rischio al quale sono esposte le specie di cetacei che abitano il nostro mare», evidenzia Andrea Meloni, comandante della guardia costiera di Ischia, che ha coordinato le operazioni di recupero. Toccherà agli esperti comprendere perché Leopoldo abbia smesso di nuotare all’improvviso.

«Per le sue quantità il rinvenimento della plastica emersa nella necroscopia non sembra direttamente responsabile del decesso», sottolineano gli esperti. Ma quei velenosi bocconi sintetici sono un monito importante per l’isola che sta provando a proteggere il proprio mare da scarichi illegali, inquinamento e diportismo selvaggio. E Leopoldo, il cui scheletro sarà lavorato per essere esposto nel museo di biologia marina del Dohrn di Napoli, diventerà un promemoria, come conferma il sindaco di Forio, Francesco Del Deo: «Da un evento funesto troveremo idee e forza per rilanciare la tutela del mare». Per spiaggiarsi Leopoldo ha scelto i romantici Scogli degli Innamorati, dove le coppiette ammirano il tramonto. Per dirgli addio a Ischia si è riunita una task force che ha prima spostato la carcassa e poi recuperato tessuti e campioni che spiegheranno i perché del decesso. Al lavoro – con il Comune di Forio – l’Anton Dohrn e l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno, il Cert, il Credima, la Federico II, l’Area Marina Protetta, Oceanomare, Nettuno Lavori Subacquei e Acquavet, protezione civili e vigili urbani. «Non è la prima volta che si spiaggia una balena», ricorda un pescatore.

Tutti raccontano del cosiddetto mostro di Citara, per esempio, che si spiaggiò nel 1770, «un pesce mostro – come lo definì lo storico D’Ascia – che chiamarono Cachelotto: si spesero ducati 306.56 per distruggerlo e furono impiegati 637 persone per giorni 17. Si estrassero dei disegni, e si fecero dipinte figure per le autorità dell’isola». Era un capodoglio, proprio come Leopoldo. Altri tempi: l’attualità obbliga a fare i conti con l’inquinamento da plastica: a novembre un “cugino” indonesiano di Leopoldo è stato trovato morto con 115 bicchieri monouso, 25 sacchetti di plastica, infradito, bottiglie e nylon. Una scorpacciata letale. «C’è una zona dell’Area Marina Protetta Regno di Nettuno che intercetta le rotte dei cetacei, limitando diportismo e pesca – spiega il direttore Antonino Miccio – e per arginare il problema della plastica abbiamo varato il progetto “In rete”: i pescatori diventano spazzini del nostro mare».

Limitare le plastiche per salvare i cetacei, e non solo: nel golfo di Napoli transitano 8 specie di mammiferi marini, dalle stenelle ai tursiopi, dalle balenottere ai capodogli. «Prediligono il canyon sottomarino di Cuma – spiega la cetologa Barbara Mussi, presidente di Oceanomare Delphis, che li monitora dal 1991 Noi li studiamo, vengono volontari da tutto il mondo per osservarli».

Una vera e propria star, tra gli 80 esemplari inseriti nel database, è Brunone, affezionato a Ischia: avvistato per la prima volta nel 2004 e poi per altri 15 anni.

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