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Il disastro della Roma, il capolavoro di Gattuso

Feb 26, 2018

Alessandro Vocalelli

lunedì 26 febbraio 2018 07:44

ROMA – Il calcio è davvero uno spettacolo, ormai senza confini. E’ stata una domenica pazzesca non solo per i tifosi inglesi, con il Manchester di Mourinho che ha battuto in rimonta il Chelsea di Conte; e il Manchester di Guardiola – il City – che ha vinto la sua Coppa schiantando l’Arsenal. Il ventiduesimo titolo per un allenatore che parla una lingua universale, capace di essere protagonista con il suo calcio fatto di studio, riflessione, per passare in un attimo alle fiammate improvvise di campioni come Aguero.

Anche da noi, però, il campionato è interessante, interessantissimo, come non era più da qualche anno. Si lotta punto a punto per lo scudetto, per la Champions League, per l’Europa League e per la salvezza, con Spal e Verona che si prendono la scena e fanno capire a tanti che non è proprio il caso di essere tranquilli. Nella domenica senza squilli per lo scudetto – con la Juve fermata dalla neve e il Napoli che stasera sarà di scena a Cagliari – è stata la lotta per la Champions a vivere un’altra tappa molto importante. Il Milan ha espugnato l’Olimpico, infilando contro la Roma l’ottavo risultato utile consecutivo: sei vittorie e due pareggi. Merito di una squadra piena di valori che, con Gattuso, ha ritrovato carattere, misure ed equilibrio e mercoledì all’Olimpico si giocherà, stavolta contro la Lazio, la finale di Coppa Italia.

Una Roma imbarazzante e in disarmo – che si è meritata tutti i fischi del suo pubblico – ha invece riempito la sua partita di errori, equivoci e stavolta anche dubbi molto forti sulle scelte non solo iniziali di Di Francesco. Sostituire Nainggolan con Dzeko, ad esempio, ha creato una spaccatura ancora più evidente in una squadra già lunga e senza troppe idee. Fatto sta, come dicevamo, che adesso la Roma è tornata dietro a Inter e Lazio.

Già, la Lazio. Una Lazio, terza in campionato, impegnata su tutti i fronti e avviata probabilmente a battere il record stagionale di 57 partite della stagione più affollata di Eriksson. E’ da agosto che si sprecano i complimenti per Inzaghi e per un gruppo capace di conquistare la Supercoppa, battendo la Juventus, e di infilare una serie di risultati eccezionali. La Lazio è al momento la squadra che ha segnato di più in campionato: addirittura 64 gol, in 26 partite, con una media che sfiora i due e mezzo a partita. Un rendimento pazzesco, a cui ha sicuramente contribuito moltissimo Immobile, con le sue 23 reti, che segnano un confine di eccellenza assoluta. Pensate che negli ultimi sessant’anni soltanto Higuain, nel 2015-2016, aveva fatto ancora meglio alla stessa giornata. Ma il rendimento complessivo della Lazio – un’ottima squadra, con tanti giocatori di livello – è sicuramente orientato dalle prodezze di un giocatore giovanissimo, che domani compirà 23 anni e ha tutto per diventare davvero un fuoriclasse del suo ruolo. Parliamo naturalmente di Milinkovic Savic, un tuttocampista che sta impressionando come fece Pogba nei suoi anni juventini. E se il francese è stato ceduto per 110 milioni di euro, non ha torto il ds Tare a sostenere che 70 milioni oggi non bastano di certo per poter ambire al giocatore serbo. Milinkovic ha un fisico che gli permette di difendere il pallone in ogni circostanza, tecnica assoluta che gli consente di destreggiarsi anche nello stretto, tiro da fuori e colpo di testa. Insomma, un giocatore completo, il prototipo del calciatore moderno, scusate l’esagerazione, un po’ Rijkaard e un po’ Gullit. Sarà anche per questo che Ancelotti, magari, non sa ancora quale squadra allenerà ma sa già quale rinforzo gli piacerebbe chiedere al suo futuro presidente. Un po’ Rijkaard e un po’ Gullit: il massimo, per chi ci ha giocato insieme e con quei due campioni ha fatto la storia.

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